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Milano: al Teatro Studio Melato finalmente in scena “Edificio 3” di Claudio Tolcachir.

28 Settembre 2021 by Redazione Farecultura -

Debutto in prima nazionale dello spettacolo prodotto dal Piccolo Teatro di Milano, per la prima regia del regista argentino in lingua italiana.

Nel mese di ottobre 2020, Rosario Lisma, Stella Piccioni, Valentina Picello, Giorgia Senesi, Emanuele Turetta stavano provando Edificio 3 di Claudio Tolcachir. Prima regia del regista argentino in una produzione del Piccolo, in lingua italiana, lo spettacolo avrebbe dovuto debuttare agli inizi di dicembre. In seguito alla sospensione per l’emergenza Covid, la vicenda di questo allestimento incompiuto, questa Storia di un intento assurdo, come recita il sottotitolo, diventava racconto virtuale per frammenti e la nuda scenografia si spostava all’esterno, nello spazio antistante il Teatro Strehler, trasformandosi in una sorta di muta installazione, a testimoniare la tenace volontà di mantenere vivo il legame con la città, anche fuori dalle sale chiuse. 

EDIFICIO3. Picello,Senesi,Lisma (photo©Masiar Pasquali)

Sabato 2 ottobre, lo spettacolo porta a compimento il suo percorso, riappropriandosi finalmente del suo spazio naturale, la scena.

La nuova stagione del Piccolo Teatro di Milano riparte il 2 ottobre 2021 con la prima nazionale di Edificio 3, lo spettacolo che è diventato simbolo di un tempo teatrale muto e congelato dall’emergenza sanitaria. 

Conosciuto al pubblico italiano per Il caso della famiglia Coleman e per Emilia (entrambi al Teatro Grassi; il primo nel 2012, il secondo nella versione in lingua originale nel 2015 e in quella italiana, con Giulia Lazzarini, nel 2017), Claudio Tolcachir, classe 1975, protagonista della fertilissima nouvelle vague argentina e fondatore di Timbre4 – teatro, compagnia e scuola a Buenos Aires – firma e dirige per la prima volta una produzione del Piccolo in lingua italiana.

Rappresentato per la prima volta a Buenos Aires nel 2008, Edificio 3 risulta ancora più attuale oggi che la pandemia ha scavato solchi profondissimi nel tessuto sociale e nel nostro modo di vivere le relazioni. La vicenda è ambientata in un vecchio ufficio di una grande azienda pubblica.

EDIFICIO3 – Picello, Senesi, Piccioni, Lisma (photo©Masiar Pasquali)

Tutto sembra abbandonato: l’ascensore è rotto, la macchinetta del caffè anche, il lavoro langue, l’ufficio del personale è stato trasferito altrove e non registra le presenze degli impiegati… Moni (Valentina Picello), Sandra (Giorgia Senesi) ed Héctor (Rosario Lisma) sono colleghi e condividono quello spazio nel quale trascorrono buona parte delle proprie vita: Moni è la pettegola della situazione, conosce i segreti di tutti, fruga nei cassetti, si insinua non richiesta nelle vite altrui; Sandra, donna single non più giovane, sta cercando di restare incinta; Héctor, uomo maturo, ha perso da poco la madre, con la quale abitava e che lo ha sempre tarpato. In una sovrapposizione di tempo e di luogo, l’ufficio è ora la casa dei fidanzati Manuel (Emanuele Turetta) e Sofía (Stella Piccioni) – lui, inquieto cerca sfogo al di fuori della coppia, lei vorrebbe avere dei figli – ora il bar dove gli impiegati trascorrono le pause, ora lo studio medico dove si reca Sandra… Amori, tradimenti, equivoci, desideri, ambizioni, frustrazioni, sogni: Tolcachir racconta, come sempre nei suoi testi surreali, grotteschi, commoventi, la struggente complessità delle dinamiche relazionali e l’infinita distanza che ci separa tutti – amici, amanti, colleghi, familiari… – dal nostro prossimo, l’incolmabile baratro tra l’intima identità di ciascuno di noi e il personaggio pubblico che diamo in pasto alla gente.

EDIFICIO3 – Prove su palco (photo©Masiar Pasquali)

Dopo l’installazione solitaria sulla piazza antistante il teatro Strehler dello scorso dicembre, appassionata testimonianza della volontà di esserci, e dopo il multiforme racconto on line della creazione, l’ufficio misterioso e sospeso di Edificio 3 finalmente si popola del calore delle sue esistenze insieme “inutili” e palpitanti e si dà all’abbraccio del pubblico…
Uno struggente ed ironico “castello” di destini segreti ed incrociati, a metà strada tra Beckett e Kafka, per ritrovare il mondo che è stato e per immaginare il mondo che verrà.
La fine è nel principio, eppure si continua… (Claudio Longhi)

Il teatro ci ricorda la complessità della vita
Estratti dalla conversazione con Claudio Tolcachir per il programma di sala dello spettacolo.

Il primo elemento da cui sono partito per scrivere Edificio 3 è un episodio reale: mi sono ricordato di aver sentito la storia di un tale che telefona sul posto di lavoro e chiede “Come faccio a capire se mia madre è morta?”. Da lì ho poi immaginato l’ufficio, quindi le persone che lo popolano e così via. Edificio 3 è una commedia costruita sui segreti, su quel che di noi mostriamo agli altri e quel che nascondiamo. Tutta la trama dell’opera verte intorno al racconto del modo in cui i personaggi celano azioni e pensieri, alimentando il non detto. […]

EDIFICIO3 – Prove su palco (photo©Masiar Pasquali)

È un’opera sulla solitudine e l’inettitudine, anche se i personaggi non smettono mai di fare o di dire qualcosa, senza però raccontare davvero quel che accade loro, senza mai chiedere aiuto. Si smarriscono in situazioni insulse, perdono tempo a far cose inutili, come quando scrivono la lunghissima lettera per la messa in ricordo della madre di Ettore… In nessun momento della commedia si verifica un evento fondamentale ma, come ci insegna il maestro Čechov, le cose importanti si celano nel non detto, nelle informazioni che non forniamo direttamente allo spettatore, ma in quelle che egli ricava per conto proprio. I personaggi di Edificio 3 hanno tanta vita davanti e sono in una condizione di stabilità. Intendo dire che, se una persona perde il lavoro, attraversa una tragedia ma ha un progetto: cercarsi un lavoro. Moni, Sandra, Ettore non corrono il rischio di rimanere disoccupati, ma lì dove lavorano non hanno alcun ruolo: è il vuoto totale, il vuoto del tempo e dello spazio, il vuoto delle vite e del futuro. Per questo annaspano alla ricerca di qualcosa e ognuno di loro coltiva un proprio sogno segreto, semplice, basico, che si vergogna di non saper realizzare, o che, goffamente, tiene segreto. Nei loro goffi tentativi di ottenere un risultato sta la chiave di tutto. In questi giorni vediamo il mondo, fuori dal teatro dove proviamo, distrutto.

Prove EDIFICIO3 – Senesi, Tolcachir, Picello, Lisma (photo©Masiar Pasquali)

Nessuno per le strade, nessuna certezza del futuro… Però noi abbiamo le prove, che iniziano a un’ora stabilita, per sei ore lavoriamo, proviamo e riproviamo, ci divertiamo, ci sentiamo vivi… Aspettiamo Godot, che per noi è il debutto: non sappiamo se ci sarà, ma abbiamo bisogno di crederci. In teatro ci sentiamo sicuri, stiamo insieme, ci occupiamo gli uni degli altri e questo ci aiuta ad andare avanti perché abbiamo anche noi il nostro obiettivo da raggiungere. Forse è questa la ragione della consonanza del testo con il momento presente: avere un progetto per quando tutto sarà finito. […]

Provare Edificio 3 l’anno scorso ha rappresentato una forma di salvezza: il talento, la generosità di questi attori immensi e l’intera, straordinaria squadra del Piccolo che si è presa cura di tutto l’allestimento con estro ed inventiva mi hanno fatto sentire a casa, ogni giorno. L’occasione di essere di nuovo insieme mi trasmette il brivido di un incontro d’amore, la voglia di ritrovare quel lampo d’intesa negli occhi di tutti e di respirare quella complicità, così unica, che abbiamo costruito. E, finalmente, l’emozione di condividere con il pubblico qualcosa che amiamo profondamente fare insieme e che a lungo abbiamo atteso accadesse.

Dichiarato morto, il teatro, ancora una volta, ha dimostrato di saper rinascere e di lottare, petto in fuori, contro le avversità. Mi reputo fortunato a poter tornare, un anno dopo, a godere di questa esperienza: è come se avessi ottenuto dalla vita un “bonus” di allegria e di gioco. L’intento assurdo non finisce mai.

Fonte: Ufficio Stampa Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

Archiviato in:Anno VII - n.78 / Settembre 2021, Milano Città, MILANO e hinterland, Teatro Prosa Danza Contrassegnato con: Claudio Tolcachir, Edificio 3, Milano, Piccolo Teatro di Milano, teatro, Teatro Studio Melato

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