
Premiati dal Centro Studi Grande Milano i due storici giornalisti e la Rettrice della Statale. Con sorpresa finale dei goliardi che le intonano il “Gaudeamus”.
L’ambiente è la prestigiosa aula Magna dell’altrettanto prestigiosa Università Statale di Milano, che ha da poco messo le prime cento candeline sulla torta della Storia ambrosiana. L’evento, creato dal Centro Studi Grande Milano, Presidente l’avv. Daniela Mainini e direttore Roberto Poli, è stato realizzato per la consegna del premio “Le Grandi Guglie”, un riconoscimento riservato a coloro i quali si sono distinti per cultura, impresa o arte nella metropoli della Madonnina.

Apre gli interventi Daniela Mainini, ricordando che se l’Ottocento fu il secolo degli imperi e il Novecento quello degli Stati, il Duemila metterà in evidenza le Città e i loro requisiti. «Viviamo in un mondo dove apparentemente tutti sono competenti di tutto, ma non è così. Dobbiamo essere più modesti e saper ascoltare». Poi, con la cultura umanistica che la contraddistingue ci ricorda l’umile e socratico “so di non sapere”. Alla consegna del premio, Antonio Calabrò, giornalista, saggista e direttore della Fondazione Pirelli, porta l’attenzione sulla necessità di tornare alla civiltà della conversazione, con la capacità di discutere serenamente sul come “essere cittadini”.
«Siamo arrivati ad un linguaggio un po’… sgangherato, dobbiamo ricominciare a saper discutere per tornare al dialogo pubblico, quello della vera democrazia. E dobbiamo saper progettare un futuro per quei giovani che invece lasciano l’Italia», ha dichiarato Antonio Calabrò.

Quale secondo premiato, prende il microfono il vicedirettore del Corsera Venanzio Postiglione, innamorato di «quelle guglie del nostro Duomo che mi affascinarono fin da ragazzino e che sono rimaste nel mio cuore. Pensare Milano, significa immaginarla come sarà domani e sempre. Alle nuove generazioni noi dobbiamo dare l’opportunità di scoprire il talento. “Talento”, termine che, guarda caso, è uguale in tutte le lingue occidentali, e in russo cambia solo una vocale: “talant”». Parlando invece dell’informazione, e alludendo agli impegni della Scuola di Giornalismo “Walter Tobagi” di cui è direttore, «il nostro dovere è l’arte di saper distinguere ciò che è vero da ciò che è falso».

La parola della Rettrice della Università Statale Marina Brambilla ricorda «il legame indissolubile fra Milano a questa Università, che ebbe quale primo Rettore il Sindaco di Milano Luigi Mangiagalli.
È un legame che ha spesso creato la classe dirigente del Paese, con importanti trasformazioni pubbliche, imprenditoriali e sociali. Da Milano ci si aspetta molto. Anzi, sempre di più, perché questa città investe in cultura, imprenditoria e innovazione. Il premio che mi viene consegnato – conclude la Brambilla – è la mia sfida a far sì che i nostri studenti possano realizzare i loro sogni nella vita». Poi, a sorpresa, sul palco salgono tre universitari in feluca e mantello per insignire la Rettrice del loro Ordine Universitario, ornandole il capo con lo storico copricapo goliardico e intonando insieme a lei il “Gaudeamus Igitur”.

La notizia è il rientro sulla scena universitaria di una Goliardia che venne allontanata dall’Ateneo durante gli estremismi sessantottini in quanto condannata o perché “qualunquista e non impegnata”. L’ultima cena con un Magnifico Rettore al quale i goliardi milanesi regalarono una feluca intonando con lui il “Gaudeamus”, fu con Giuseppe Schiavinato nel 1982. In quella occasione, tra frizzi e lazzi, gli studenti dedicarono al rettore il noto ritornello “Rettore… rettore…” che però cambiò repentinamente in un “… rettore dal cuore gentil, cogli un fior, cogli un fior…”.