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“Mademoiselle”. Un film di Park Chan-wook ispirato al romanzo “Ladra” di Sarah Waters. Intervista al regista

27 Agosto 2019 by Redazione Farecultura -

Un malfamato quartiere in una città della Corea degli anni ’30 occupata dai giapponesi. Sookee è la figlia orfana di una famigerata ladra. Vive con la madre adottiva, che commercia beni rubati, un fratello adottivo che fa falsi e una sorella adottiva che è una borseggiatrice. Un giorno, un losco truffatore di bell’aspetto che si fa chiamare “Conte” fa loro visita e invita Sookee a prendere parte a una truffa che la renderà ricca.
Il Conte ha conosciuto una facoltosa signora giapponese di nome Hideko che vive in una vasta proprietà e non ha praticamente alcun contatto con il mondo esterno. Suo zio, un ambizioso coreano entrato a far parte della sua famiglia, controlla ogni sua mossa ed è ossessionato dal collezionismo di libri. Ogni mese invita uomini di famiglie aristocratiche ad ascoltare Hideko che legge libri rari.

Ha Jung-woo, Kim Min-hee

Il Conte, che non è un principiante nel sedurre donne, ha escogitato un piano per corteggiare Hideko e fuggire con lei in Giappone. Dopo averla sposata e aver convertito la sua fortuna in denaro, ha in programma di dichiararla pazza e rinchiuderla in un manicomio. Per rendere tutto ciò possibile, Sookee deve entrare nella casa di Hideko come ancella della signora e lavorare in segreto per facilitare il piano del Conte.
Tutto va più o meno secondo i piani. Nonostante Sookee sia abbagliata dall’opulenza della tenuta e dalla bellezza della sua nuova padrona, inizia a lavorare per la riuscita del piano diabolico. Il Conte arriva diverse settimane dopo per dare lezioni di pittura alla signora. Sookee è un’ancella diligente e piena di risorse e, con il passare dei giorni, lei e Hideko si avvicinano e condividono segreti. Il Conte fa le sue avances alla signora e il giorno della fuga si avvicina, ma Hideko rimane stranamente fredda e distante…

Da Park Chan-wook, acclamato regista di Oldboy, Lady Vendetta, Thirst e Stoker, arriva un nuovo seducente thriller ispirato al romanzo “Ladra” della scrittrice britannica Sarah Waters. Dopo aver ricollocato la vicenda nella Corea coloniale e nel Giappone degli anni ’30, Park presenta la storia avvincente e sensuale di una giovane ereditiera giapponese, Lady Hideko, che vive in una tenuta isolata e della donna coreana, Sookee, assunta per servirla come sua nuova ancella, ma segretamente coinvolta nel complotto di un truffatore che vuole frodare la giovane giapponese.

Ha Jung-woo, Kim Min-hee

Impreziosito dalle straordinarie interpretazioni di Kim Min-hee (Right Now, Wrong Then) nei panni di Lady Hideko, di Ha Jung-woo (The Chaser) nel ruolo del truffatore che si fa chiamare “Conte” e della sensazionale attrice esordiente Kim Tae-ri nel ruolo dell’ancella Sookee, Mademoiselle prende in prestito gli elementi più dinamici del romanzo da cui è stato tratto e li combina con la visione unica e con l’energia di Park Chan-wook per creare un’esperienza visiva indimenticabile.

Come primo film d’epoca di Park Chan-wook, l’ambientazione degli anni ’30 offre nuovi spunti per la sua straordinaria sensibilità visiva. Lavorando con collaboratori di lunga data come il direttore della fotografia Chung Chung-hoon e lo scenografo Ryu Seong-hee, Park ambienta la sua storia all’interno di una grande proprietà in cui si fondono elementi di architettura europea e giapponese, e successivamente sposta l’azione in Giappone per un epilogo memorabile.

Ha Jung-woo, Kim Tae-ri

Il romanzo “Ladra” è stato pubblicato per la prima volta nel 2002 ed è stato finalista sia per il Man Booker Prize che per l’Orange Prize. Ambientato nell’Inghilterra vittoriana, il romanzo è stato adattato in una miniserie della BBC del 2005 con Sally Hawkins ed Elaine Cassidy, e in una rappresentazione teatrale eseguita all’Oregon Shakespeare Festival. È il terzo romanzo della famosa scrittrice gallese Sarah Waters, che ha ricevuto numerosi premi ed è stata eletta membro della Royal Society of Literature nel 2009.

Il regista Park Chan-wook è nato a Seul in Corea il 23 agosto 1963.
Vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes per Oldboy e del Premio della Giuria per Thirst, Park Chan-wook è in prima linea nella rinascita moderna del cinema coreano. Famoso per i suoi effetti esplosivi e la narrazione dinamica, è un regista che sfida e supera ogni volta le aspettative.

Kim Min-hee, Kim Tae-ri

Appassionato cinefilo, Park si è destreggiato tra la regia e la critica negli anni ’90 prima del successo di Joint Security Area nel 2000, che ha battuto i record al botteghino ed è stato presentato al festival di Berlino. Tuttavia è dal film successivo, acclamato dalla critica, Mr. Vendetta del 2002 che è riconoscibile lo stile cinematografico intenso e inarrestabile per il quale Park è diventato famoso. Seguono Oldboy (2003), Lady Vendetta (2005, in concorso a Venezia), I’m a cyborg but that’s ok (2006, in concorso a Berlino) e Thirst (2009, in concorso a Cannes). In seguito, ha girato il suo primo lungometraggio in inglese Stoker (2013), un film con Nicole Kidman, Mia Wasikowska e Matthew Goode, consolidando sempre di più il suo status di autore riconosciuto a livello internazionale.

Con Mademoiselle, ispirato al thriller di Sarah Waters Fingersmith (2002), Park torna in Corea per una delle sue produzioni più ambiziose. In questo ultimo lavoro continua a mostrare il suo stile audace e innovativo che lo ha reso famoso in tutto il mondo.

Intervista al regista

– Raccontaci del perché hai deciso di fare questo film.
– È successa la stessa cosa con Oldboy. Il produttore Syd Lim ha trovato prima il materiale di partenza, me lo ha mostrato e mi ha chiesto: “Cosa ne pensi?”.
Sono sicuro che è andata così anche per gli altri lettori, ma, quando ho letto il romanzo, la fine della prima parte è stata per me una completa sorpresa, e non solo: mi sono innamorato della scrittura molto dettagliata e vivida dell’autrice. Più di ogni altra cosa, ho scelto questa storia perché le due donne al centro della storia sembravano così interessanti. Una è una persona con un passato oscuro e l’altra è una persona che vive in un presente disperato, ma entrambe emanano fortissima personalità e fascino.

– Perché hai deciso di spostare l’ambientazione dall’Inghilterra vittoriana proprio all’era coloniale degli anni ’30 e non in un altro periodo della storia coreana?
– C’erano ragioni pratiche. Sembrava l’unica opzione ragionevole considerando la trama e l’ambientazione del romanzo: una società in cui esiste ancora la classe aristocratica, dove esistono ancora le ancelle, dove c’è un personaggio che raccoglie oggetti rari. Quella era un’epoca in cui erano presenti ancora alcuni elementi legati alla tradizione, ma la modernità stava iniziando a prendere piede.

– Tutti i tuoi film precedenti hanno scenografie sorprendenti, ma Mademoiselle in particolare è eccezionale in questo senso. Puoi spiegare la tua intenzione e la tua idea in termini di direzione artistica?
– La casa è uno spazio importante. Kim Hae-sook dice all’inizio: “Nemmeno in Giappone puoi trovare una casa che combini stili occidentali e giapponesi. Riflette l’ammirazione del Maestro Kouzuki per il Giappone e l’Inghilterra.”
Così quando i personaggi entrano negli alloggi in stile giapponese devono togliersi le scarpe e quando passano per l’ala in stile occidentale devono rimetterle. La personalità della casa è un elemento importante. La stanza di Hideko si trova in un’ala in stile occidentale, quindi dorme in un letto e vive la vita di una signora occidentale. Al contrario, la stanza della cameriera accanto, dove vive Sookee, è in stile giapponese, un oshiire, una specie di armadio per riporre lenzuola.
Lo spazio più importante in termini di scenografia è la libreria. L’esterno è un’architettura tradizionale giapponese, e all’interno c’è una biblioteca in stile occidentale. All’interno della biblioteca c’è anche una sezione con tatami, che durante le letture si compone come un giardino giapponese con ciottoli bianchi, pietre e acqua. I giardini giapponesi hanno lo scopo di riprodurre il mondo in miniatura – montagne e fiumi, laghi e foreste – così Kouzuki, spostando all’interno il giardino, è come se creasse un nuovo mondo all’interno del suo regno.

– Permettimi di chiedere spiegazioni sui movimenti di camera. Non penso di aver mai visto un film in cui la telecamera si muove nello spazio come fa in Mademoiselle.
– La casa di questo film è grande e ci sono pochi personaggi in questo grande spazio vuoto. Inoltre, ci sono più scene che vediamo dalla prospettiva di Sookee nella prima parte, e poi dalla prospettiva di Hideko nella seconda parte. In tutto questo, c’è una sorta di “gioco di sguardi” in cui qualcuno guarda qualcuno, o ignora qualcuno o sospetta lo sguardo di un altro. Ci sono stati momenti in cui questa dinamica era espressa meglio con i primi piani, e altri momenti in cui la camera in movimento era più efficace.
In realtà, all’inizio ho pianificato di girare questo film in 3D. Di solito sono i film di fantascienza o d’azione che usano il 3D, ma pensavo che usarlo per questo tipo di dramma sarebbe stato interessante. Il 3D avrebbe enfatizzato la prospettiva di ogni personaggio in un modo più pronunciato. Alla fine non abbiamo potuto farlo per questioni di budget, ma penso che il movimento della fotocamera funzioni come una sorta di rimpiazzo per quell’effetto che volevo.

– Puoi parlarci della tua decisione di usare un obiettivo anamorfico? Ho sentito che lo scenografo doveva ampliare il set per adattarlo all’obiettivo.
– Prima di girare ho passato molto tempo a parlare dell’obiettivo anamorfico con il direttore della fotografia. È uno dei lussi che potevamo concederci durante le riprese con una fotocamera digitale. Sento ancora che la pellicola sia superiore al digitale, e se avessi scelta, preferirei girare su pellicola. Ma una delle cose che potevamo concederci durante le riprese in digitale era quella di usare un obiettivo anamorfico. Ho un affetto speciale per i film girati con vecchi obiettivi anamorfici, inoltre il mio direttore della fotografia era interessato a combinare un obiettivo vecchio stile con una nuova telecamera digitale. L’effetto che crea è piuttosto singolare e mi è sembrato appropriato per l’ambientazione del film.

– Prima di girare, hai dato dei CD musicali al cast e alla troupe. Perché?
– Non pensavo di usare quella musica nel film, ma piuttosto volevo che gli attori e la troupe potessero percepire quale sarebbe stata l’atmosfera del film mentre si preparavano. Ci sono i disegni nello storyboard, ma siccome la musica è anche efficace nel creare uno stato d’animo, ho preparato tre CD di musica per loro.

– Parlaci della scelta di Kim Tae-ri per il ruolo di Sookee.
– Volevo assolutamente usare una nuova attrice sconosciuta, quindi abbiamo preparato un’audizione su larga scala. Ho incontrato un sacco di giovani attrici fantastiche e con potenzialità, fino a che è diventato chiaro per noi che Kim Tae-ri era la nostra Sookee. Ha un aspetto unico nel suo genere e quando parla si nota che ha carattere. Ho avuto una sensazione molto simile quando ho incontrato per la prima volta Gang Hye-jung (l’attrice di Oldboy). È una persona che esprime il suo forte punto di vista.

– Sono curioso di sapere se ci sono stati momenti sul set con l’attore Ha Jung-woo in cui, senza alcuna istruzione specifica, ha compiuto qualche gesto che ti ha impressionato o espressione inaspettata.
– Nei miei film quello che voglio è sempre piuttosto particolare. Non sono il tipo di regista che dà semplicemente a un attore la sceneggiatura e dice “cerca di capirla”. Rispetto ad altri registi, dò agli attori uno spazio molto ristretto in cui lavorare, ma ci sono momenti in cui attori di grande talento riescono ad esprimersi così bene in quello spazio così ristretto che mi sorprende davvero. Questo è il tipo di recitazione che spero sempre di incontrare e con Ha Jung-woo ci sono stati diversi momenti del genere.

– In un’intervista hai commentato che i tuoi film che contenevano humor sono andati bene. E su Mademoiselle che cosa hai da dire?
– Lo humor in questo film deriva dal fatto che i personaggi nascondono la loro vera identità e recitano. Ci sono molte scene in cui nascondono i loro sentimenti e pensano qualcosa di diverso da quello che stanno dicendo. Anche se il pubblico non scoppierà a ridere in sala, penso che gli spettatori potranno godere di questa sorta di humor durante il film.

– Come descriveresti Mademoiselle in poche parole?
– È un film thriller, una storia di truffatori, un dramma con diversi colpi di scena inaspettati e, più di ogni altra cosa, una storia d’amore.

Fonte: Made in Com

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Archiviato in:Agosto 2019, Cinema TV Corto Fotografia

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