Queste installazioni rientrano nell’ambito del programma di cooperazione trilaterale fra Albania, Italia e Montenegro.
Il lavoro, nella sua complessità, è dedicato ad Antonio Gramsci: uomo politico e pensatore italiano simbolo della resistenza al fascismo e di origine albanese (la famiglia era originaria di Gramshi, una cittadina poco distante da Tirana).
Le parole “compagni ed angeli” sono tratte da “La rosa di Turi”, un brano del gruppo musicale pugliese Radiodervish, ispirato a una lettera che Gramsci scrisse nel 1929 dal carcere di Turi. Il progetto, che si articola in tre tappe, vuole ricordare Gramsci non attraverso un “monumento” ma con dei lavori in luoghi pubblici, caratterizzati dalla presenza dell’arte, che abbiano un forte valore civico e simbolico e che dialoghino a distanza: a Roma, in uno spazio pubblico dedicato alla cultura, a Turi in uno spazio esterno al carcere ma in relazione con l’interno grazie a una serie di elementi architettonici, in Albania, a Tirana, in un giardino dove l’installazione permanente sarà, di fatto, il seme per realizzare un laboratorio a cielo aperto per giovani artisti.
L’opera di Turi risponde all’esigenza di rendere più facilmente accessibile la cella dove è stato detenuto Antonio Gramsci, valorizzandone il suo aspetto museale, attualmente poco fruibile per motivi di sicurezza. Si è immaginato, quindi, di realizzare uno spazio esterno al carcere ma con le esatte dimensioni della “Stanza di Gramsci”, collocandolo nel giardino di via Gramsci posto esattamente di fronte alla finestra della cella: si creerà così un forte rapporto visivo tra la prigione di Gramsci e la sua fedele ricostruzione.
L’obiettivo dell’opera di Tirana è dar vita a un “giardino creativo” per giovani artisti: un vero e proprio centro culturale all’aperto, un luogo aperto a tutti per essere visitato e a disposizione per esporre e presentare progetti artistici e musicali.
Il lavoro realizzato a Roma vuole, invece, riflettere sul concetto di confine, che mai come oggi è al centro dello scenario geopolitico internazionale. L’installazione è collocata nello spazio compreso tra i due setti in mattoni che alloggiano le scale a delimitare l’ingresso alla cavea vera e propria. Si tratta di un “muro di confine” ottenuto dalla proiezione ideale della congiunzione dei muri laterali alle scale. Il “muro”, realizzato con una struttura composta di telai in ferro e pannelli di plexiglass colorati, taglia in due la cavea suddividendo lo spazio delimitato dagli elementi principali in tanti segni differenti che, a seconda della prospettiva, diventano barriera o attraversamento.
L’evento si inserisce nel programma del Roma Jazz Festival che propio quest’anno ha scelto come tema No Borders, ovvero il superamento dei confini come possibilità di integrazione e pacifica convivenza. (www.romajazzfestival.it)
Il progetto è sostenuto da Teatro Pubblico Pugliese, Ministero della Cultura della Repubblica Albanese, Fondazione Gramsci. Le opere presentate a Roma sono state realizzate in collaborazione con la IMF Foundation e la Fondazione Musica per Roma.
Alfredo Pirri si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, Milano e Roma, vive e lavora a Roma. La sua pratica artistica incontra diverse discipline: la pittura e la scultura, l’architettura e l’installazione. Le sue prime mostre personali risalgono agli anni Ottanta. Nel 1988 espone alla Biennale di Venezia, mentre nel 1999 è tra i protagonisti della collettiva Minimalia: An Italian Vision in 20th Century Art, curata da Achille Bonito Oliva presso il MoMA PS1 di New York. Come riconosciuto da critici e curatori, l’artista ha sempre mostrato una particolare attenzione verso l’interazione tra materia, volume, spazio e colore, in quanto veicolo di luce. Come afferma tra gli altri, il saggio di Ettore Rocca, l’arte di Alfredo Pirri si confronta costantemente con l’architettura, per ricreare uno spazio abitabile e allo stesso tempo un luogo che svolga una funzione sociale e politica. Nel 2015 la British School at Rome ha dato visibilità a quest’aspetto del lavoro dell’artista e alle sue collaborazioni con numerosi architetti, tra cui Nicola Di Battista, Paolo Desideri ed Efisio Pitzalis, attraverso una mostra/seminario, in cui Alfredo Pirri ha dialogato con l’artista tedesco Thomas Schütte. Questo stesso anno Pirri è scelto da AMACI (Associazione dei musei d’arte contemporanea italiani) come artista guida dell’undicesima giornata del Contemporaneo.
Nel 2005 Roberto Benigni ha commissionato all’artista un’opera per una delle scene del film La tigre e la neve. L’opera è stata successivamente esposta presso la Villa Guastavillani a Bologna.
Ha insegnato alla Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, alla Sapienza – Università di Roma, ed è stato docente di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino, di Palermo e presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Nel 2015/2016 è stato Advisor in Visual Art per l’American Academy in Rome.
Tra i suoi lavori più importanti Passi, un’installazione site-specific. Passi è stata accolta da numerose istituzioni museali, spazi pubblici, luoghi d’interesse storico e spazi privati. Dal 2012 al 2016 ha accolto il pubblico all’ingresso della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea.
Fonte: Ufficio Stampa Roma Jazz Festival – GDG Press