In diversi paesi europei è già tradizione consolidata. Ora anche in Italia, in particolare nelle grandi città, si sta creando questa nuova sensibilità – o esigenza – di organizzare in primavera feste nei condomini per celebrare l’amicizia tra dirimpettai.
Il fine è quello di valorizzare una cultura dell’amicizia e della riscoperta della solidarietà e della reciprocità tra vicini di casa. La realtà offre dati di fatto non esaltanti, soprattutto nelle grandi città: nei grandi casermoni gli inquilini non si conoscono tra loro, forse si salutano velocemente sulle scale per educazione e in modo imbarazzato in ascensore in attesa di giungere quanto prima al proprio piano.
Le statistiche ci dicono che in Italia i condomini sono 830 mila. E hanno un alto tasso di litigiosità. Infatti le cause tra vicini di casa pendenti in tribunale sono 850 mila per i motivi più vari: dall’uso scorretto degli spazi comuni, ai rumori molesti, alla presenza di animali, alla contestazione di delibere relative al lavori di manutenzione straordinaria.
Una certa aggressività latente, la stanchezza di una vita stressante fanno sì che alcuni gesti di scorrettezza e di noncuranza diventino motivo di nervosismo e di dissidio se si considera che la casa è anche il luogo del riposo e dello studio: una bicicletta lasciata nell’androne, l’acqua che gocciola dai vasi di fiori sul bucato appena steso, un cane che perde il pelo o che abbaia forte, lo stereo ad alto volume in ore di riposo, i bambini che corrono o smuovono mobili nei corridoi fanno saltare i nervi ai vicini, con aggravio di liti in cui talvolta si passa anche a vie di fatto.
La tensione è nemica della comprensione, del rispetto, dello scambio arricchente. In tal senso è fondamentale l’ausilio di portinai accorti e di amministratori dotati di buon senso e determinazione per armonizzare la buona convivenza, per instaurare rapporti basati sulla buona educazione e sul rispetto, sull’attenzione alle esigenze altrui, sulla considerazione dei diritti degli altri per non perseguire il soddisfacimento egoistico dei propri bisogni. La vicinanza provoca qualche disagio, stress e malumore, che sono difficili da tollerare se si adopera arroganza e prepotenza. Il chiedere scusa, il giustificare l’una tantum o l’avvisare prima è motivo di maggior comprensione.
Vale la pena anche ricordare che le riunioni condominiali, rese televisivamente celebri dai film fantozziani, risultano essere un concentrato di malumori e insofferenze che degenerano – spiegano i medici – anche in patologie del cuore.
Ma il condominio non è solo disagio, imbarazzo, lite, fastidio. La vicinanza degli appartamenti e la condivisione degli spazi comuni può essere opportunità per favorire relazioni di amicizia e di aiuto: scambio di favori, di cibi, di gentilezze tra vicini trovano ancora spazio nell’anonimato del condominio. Non solo la televisione è spesso l’unica compagnia per gli anziani ma anche qualche vicino dedica loro parte del suo tempo libero. E talvolta si possono affidare le piante o le chiavi della cassetta postale al vicino mentre si è via per le vacanze. In tempi in cui le relazioni erano più rilassate e gli impegni meno frenetici, tante amicizie e anche amori sbocciavano tra i pianerottoli.
La festa dei vicini di casa ha proprio lo scopo di promuovere la vicinanza intesa come socializzazione, conoscenza reciproca, facilitazione di nuove amicizie, creazione di una rete di piccoli servizi.
Cogliendo l’occasione della costituzione di un condominio negli edifici nuovi o della conclusione di grandi lavori, è importante creare il senso della festa anche con pochi strumenti: una bicchierata in terrazza o in cortile, un aperitivo e qualche pizzetta da condividere nell’androne, l’organizzazione di giochi per i bimbi del palazzo, qualche addobbo, un po’ di simpatia, l’attenzione di portare a chi è anziano o ammalato una fetta di torta, e il gioco è fatto.