Vi sembrerà assurdo ma l’alchimia, circondata tuttora da un alone mistico ed oggetto della diffidenza della figlia comunità scientifica, vive tuttora in essa. Il timore che suscita proviene dalla natura occulta della ricerca che si propone, che parte dall’individuazione di un principio nella massa confusa della materia tramite la nigredo. Proprio il Nero, e l’opera ad esso, sono contenuti nello stesso etimo dell’alchimia, che echeggia la terra nera egizia da cui proviene. L’origine del nome è però controversa e riflette le sue fitte ramificazioni, tra cui quella greca, porta d’accesso dell’Europa. Secondo un’altra tradizione l’alchimia sarebbe stata introdotta in Europa con l’espansione dell’Impero Islamico, che aveva appunto inglobato l’Egitto.
E’ originalmente in lingua araba un raffinato trattato alchemico noto come Turba Philosophorum, in cui Pitagora viene descritto come allievo prediletto del dio Ermete (Toth presso gli Egizi), colui che donò la scrittura e la Iatromathematika. Era questa una scienza curativa, fondata sul ripristino della connessione tra la soggettività e la totalità universale. Ermete o Hermes, Mercurio per i Latini, sovente coinvolto nella pratica alchemica, la quale ebbe una delle sue principali applicazioni proprio nella terapia del corpo e dell’anima.
Per Roger Bacon alla fine del XIV secolo e per Teofrasto Paracelso in pieno XVI tramite la scienza occulta era possibile guarire piaghe sino ad allora fatali: così fu, almeno in parte, per la sifilide, terribile morbo a trasmissione sessuale importato dalle Americhe recentemente raggiunte, che in contraccambio ebbero razzie e virus influenzali, flagelli per la popolazione. Proprio Paracelso, noto pure per uno sconfinato amor proprio, utilizzò il tossicissimo mercurio come disinfettante, in qualche caso placando l’infezione sistemica. Alcune formulazioni del semimetallo, tra cui il fulminato, sovente ottenuto mescolando lo zolfo, altro elemento immancabile nei laboratori alchemici, e causa di deflagrazioni: la miscela è infatti esplosiva, oltre ad avere un’attività antisettica erano meno perniciose per l’uomo.
Teofrasto fu il primo a realizzare, almeno a suo parere, la fecondazione in vitro, che oggi consente a milioni di coppie infertili di vivere il miracolo della genitorialità. L’esperimento del Maestro svizzero, che peraltro si laureò nella nostra Ferrara quando il teorico dell’eliocentrismo, Copernico, seguiva un percorso analogo, esitò in qualcosa di molto più controverso. Nel suo scritto De Natura Rerum si riferisce ad un homunculus da lui creato, un essere umano in miniatura, a partire da sperma umano lasciato putrefare per quaranta giorni in utero di cavalla, il tutto contenuto in un matraccio stagno. L’accezione numerologica dei quaranta, ben nota nella tradizione giudeocristiana, ritorna nelle istruzioni per il suo nutrimento con sangue umano, che può eccedere le quaranta settimane. Al di là della veridicità del risultato, e del fatto che la pretesa di onnipotenza dovette soccombere allo sdegno dell’opinione pubblica per cui Paracelso distrusse la sua opera prima che qualcuno la vedesse, l’evento è da considerare una pietra miliare del preformazionismo e della nascita della scienza della fecondazione assistita.
Tuttavia gli alchimisti di qualsiasi epoca, tra cui molti cialtroni, si proponevano rischiando la propria vita nella misura in cui alle alte attese non corrispondeva un risultato per il committente, di trasformare qualunque metallo in oro puro. Anche se qualcheduno possa avere ottenuto leghe macroscopicamente simili all’oro, la prima trasmutazione documentata del mercurio, o argento rettificato, in oro risale al 1941 ed è stata realizzata grazie ad un acceleratore di particelle. L’articolo [1], pubblicato dai fisici di Harvard, ha impiegato più risorse in energia di quanto il risultato finale potesse rendere, ma ha sancito che il fine di orde di alchimisti lungo le epoche poteva essere raggiunto. Curioso è il fatto che se veramente si fosse trovato un metodo per creare l’oro, per una semplice ragione economica esso si sarebbe svalutato.
L’astrologia nondimeno ha da sempre rivestito un ruolo fondamentale nella decriptazione dei fenomeni umani, e l’alchimia ha sovente ribadito la relazione tra astri e salute, il che fu ancor più enfatizzato durante e calamità e sopra tutte la peste nera. Sulla scia della teoria ippocratica della predisposizione a determinate malattie in base alla stagione della nascita, ricercatori della prestigiosa Columbia University hanno verificato tale connessione, trovandola esistente e significativa [2]. Non è dato sapere se esistano fattori ambientali correlati o si tratti di forze sottili, magari astrali, è però noto per chi lavora in ospedale che in determinati periodi, inspiegabilmente, alcuni pazienti affetti da determinate patologie giungono all’osservazione en bloc, o che ad esempio la luna piena può essere associata a scompensi psichiatrici. Pure Jung, che fu allievo di Freud, abbandonò almeno parzialmente il sentiero tracciato della teoria sessuale e si avventurò nello studio della mitologia e delle pratiche occulte, realizzando che molti sogni di pazienti avevano per oggetto misteriosi simboli, che riuscì ad interpretare grazie all’alchimia.
Superstizione? Per molti questa è evidenza, e non posso fare a meno di pensare che l’idea per cui gli Antichi conoscessero e riconoscessero un aspetto della realtà per cui noi nutriamo un certo timore non sia così assurda. Non dimentichiamoci che molti esimi scienziati, tra cui Newton, furono prima di tutto, anche se nell’ombra, raffinati alchimisti.
Il significato odierno dell’alchimia risiede nella trasmutazione della materia spirituale nella propria persona, nella spoliazione dai metalli e dalla materialità, nel ritrovamento della pietra filosofale in sé, giungendo ad essa mediante opportuni aggiustamenti dell’Atanor.
L’alchimia, madre della scienza moderna, è tuttora vibrante in essa e nella pratica individuale di autoperfezionamento.
Fabio Villa
Nato a Monza nel 1986 e si è laureato in medicina col massimo dei voti presso l’Università Vita-Salute San Raffaele.
Durante gli studi si dedica ad attività di volontariato in Italia ed all’estero (India, Nepal, Mali, Rwanda, Brasile, Cambogia).
Dopo tre anni di formazione chirurgica nel dominio cardiovascolare, ed un master in economia che l’ha portato in università quali Harvard e Fletcher, si è trasferito a Ginevra, ove si dedica all’esercizio della Psichiatria e Psicoterapia ed in parallelo a svariati progetti.
Vanta prestigiose pubblicazioni sulle più autorevoli riviste scientifiche, tra cui The New England Journal of Medicine.
Si dedica inoltre alla filosofia delle scienze ed alla storia delle religioni. Nell’aprile 2014 pubblica il libro Il Placebo. Viaggio nell’Idea di Dio (Aracne) nella collana Atene e Gerusalemme diretta da Giuseppe Girgenti, professore di Filosofia Antica ed allievo di Giovanni Reale.
BIBLIOGRAFIA
[1] Transmutation of Mercury by Fast Neutrons. Phys. Rev. 60, 473 – Published 1 October 1941
[2] Boland MR, et al. J Am Med Inform Assoc 2015;0:1–15.