
L’Accademia di Belle Arti di Macerata, in collaborazione con la Fondazione Filiberto e Bianca Menna, ha annunciato “anatomia del linguaggio”, un’importante antologica dedicata alla galassia della poesia visiva che si terrà negli spazi della GABA.MC – Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, inPiazza Vittorio Veneto 7, dal 07 marzo al 07 giugno 2019.
Con “Anatomia del linguaggio. Il fenomeno della poesia visiva”, nato sull’onda di quelle sperimentazioni artistiche e letterarie dagli anni Sessanta in poi, tipiche della Neoavanguardia, è osservato in una prospettiva complessiva che raggruppa per la prima volta tutte quelle personalità che si sono mosse e hanno agito in Italia nell’ambito di tale esercizio di confine, offrendo un contributo imprescindibile e sostanziale al generale e coevo clima internazionale dell’epoca.
In diretta continuità alle diverse esperienze della sperimentazione poetico-letteraria delle avanguardie storiche, fondamentale in tal senso è la figura di Carlo Belloli nella ripresa del paroliberismo futurista, la poesia visiva, fenomeno diverso rispetto al concretismo (con il quale, tuttavia, condivide alcune basi teoriche e quella che Gillo Dorfes definisce l’urgenza […] di accostarsi a un tipo di comunicazione attraverso la parola che sia quanto possibile diretta e visualmente immediata), «rende visibili i persuasori occulti utilizzando gli strumenti stessi della persuasione e mostrando al suo interno cortocircuiti costruttivi, capaci di massaggiare il cervello del pubblico per dirottarlo nell’ambito di una riflessione atta a ridefinire il potere del sapere umano che si svincola dal controllo del tempo libero con lo scopo di rafforzare la consapevolezza degli individui». Pertanto, il flusso dei poeti, degli scrittori e degli artisti che in diverso grado aderiscono alla galassia della poesia visiva (nel 1963 si costituiscono il Gruppo 70 a Firenze e il Gruppo 63 a Palermo) considera la parola stampata oltre la sua concreta fisicità di carattere tipografico e dunque la scrittura, oltre che nella sua primaria funzione di senso, lo strumento più efficace per addentrarsi nella natura polisemica del segno- immagine.
Negli oltre centoventi nomi in mostra che, rappresentano lo spaccato più ampio e completo finora ordinato nell’ambito delle ricerche storico-critiche sulla poesia visiva in Italia, incontriamo dunque quelle geniali prove e «pungenti ridefinizioni di un lessico totale che vuole non solo disintegrare la dittatura dei modelli pubblicitari, ma anche concepire un progetto transemiotico capace di andare contro ogni perbenismo, di risvegliare il potenziale erotico dell’ibrido, di trasformare il meticcio in feticcio».
Fonte: Russo/Paiato press