Come ci sentiamo confusi. Ci sono giornate in cui stiamo bene, siamo ottimisti, vediamo il sole e la scritta ‘andrà tutto bene ‘ ci infonde speranza; eppure qualche ora dopo, o se ci va bene il giorno successivo, eccoci di nuovo spaesati, dubbiosi, arrabbiati, preoccupati, tristi. Siamo su una vera e propria montagna russa emotiva.
Non capiamo: troppi post, troppe scritte, pareri discordanti, cosa è corretto e cosa non lo è. La curiosità è tanta, la noia ci spinge a cercare sempre di più, una fame nervosa che ci porta ad ingoiare notizie su notizie; snoccioliamo numeri per far vedere la nostra
conoscenza. Ma cosa ne ricaviamo da questa ricerca ossessiva? Forse, solo un incremento della nostra ansia.
Per tale motivo è utile consultare, non più di un paio di volte al giorno, fonti scientifiche attendibili come il sito web del Ministero della Salute o quello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Sentiamo di medici ed infermieri, i nostri eroi; commessi, autotrasportatori, farmacisti, angeli della porta accanto che si mettono a disposizione per i nostri bisogni. Celebrati ed inneggiati in ogni singolo social. È tutto vero, è tutto giusto.
Ma noi come ci sentiamo? Noi che siamo isolati in casa e magari non abbiamo nemmeno la possibilità di lavorare, di fare sport, i nostri hobby, vedere la nostra famiglia, per poterci distrarre. Ascoltiamo di gente che salva vite, che rischia il contagio, per permetterci di mangiare, sopravvivere e spesso ci si chiede ‘io che contributo do?’. Quasi bramiamo il contagio, per essere visti. Che vergogna! Sentire questi pensieri che sfiorano la nostra mente quando tante persone soffrono e muoiono.
Forse non è la solitudine a farci paura, ma piuttosto l’invisibilità. Vorremmo avere la bacchetta magica, essere dei supereroi che salvano la situazione. anche noi, con le nostre mascherine, i nostri colori sgargianti. Guardatemi! Sono qui!
Sono sentimenti ed emozioni leciti, non bisogna vergognarsi di provarle, non si tratta di narcisismo, ma di identità, o meglio di una parte di essa. Chi siamo noi in questa nuova e sconosciuta situazione.
Ma allora cosa si può fare? Quali azioni possono permetterci di non essere risucchiati da ciò? Lo sentiamo e lo sappiamo da giorni, sembra semplice, ma in realtà non lo è: stiamo in casa e seguiamo le regole. Proteggiamo noi stessi, ma soprattutto gli altri. È così che siamo eroi. Facendo sapendo di non fare. È impegnativo, estenuante, sarebbe forse meno difficile uscire per andare a lavorare e rischiare il contagio. Eppure è questo che ci permetterà di andare avanti.
Scrivono ‘ai nostri nonni veniva chiesto di andare in guerra, a noi solo di non uscire’, beh non ci saranno trincee, spari, ma ciò non lo rende meno difficile. È però nei suoni delle ambulanze che ci circondano ogni giorno che sapremo se abbiamo fatto la cosa giusta. Non saremo riconosciuti, non ci omaggeranno con dediche e premi, ma è dentro di noi che troveremo pace e soddisfazione. Anche noi abbiamo contribuito alla nostra società. Anche noi siamo eroi.
Rossella Torcasio
Psicologa volontaria Servizio Urgenza Psicologica di Bergamo