Piramide Olfattiva: Note di Testa: Té Verde, Petit Grain, Bergamotto. Note di Cuore: Rosa, Geranio, Violetta.Note di Fondo: Galbano, Legno di Guaiaco, Ambra. Un profumo che prende ispirazione da Cristina Di Belgiojoso, personalità di spicco dell’800, una fragranza dal carattere rivoluzionario, deciso e intenso.
C’è chi ha voluto ricordare la nostra Principessa elaborando un’essenza a Lei dedicata; il fascino non ha tempo e io vorrei citarlo a mio modo anche in occasione di un particolare momento del ricordo.
Un Consiglio Comunale a Locate Triulzi, comune amato dalla Principessa nonché luogo ‘costruito’ anche dalla Sua personalità e storia, in cui la si è ricordata ampiamente dedicandone una bandiera.
«Con una donna premier si è rotto il pesante tetto di cristallo», ha detto Giorgia Meloni nel suo discorso per chiedere la fiducia alla Camera il 25 ottobre dello scorso anno, citando poi un Pantheon tutto al femminile di donne da omaggiare, elencate solo per nome: «Ringrazio le donne che hanno osato, per impeto, per ragione per amore, come Cristina, Rosalie dei Mille, come Alfonsina contro il pregiudizio, come Maria o Grazia che con il loro esempio spalancarono i cancelli dell’istruzione alle bambine di tutto il Paese. E poi Tina, Nilde, Rita, Oriana, Ilaria, Maria Grazia, Fabiola, Marta, Elisabetta, Samantha e Chiara. Grazie! Grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare anche io».
Ho letto molto della sua storia ma credo che vi sia una persona che ha di fatto dedicato tempo e passione: parlo di Sandro Fortunati, residente in Locate di cui la principessa era stata la madrina della sua trisnonna.
Sandro ha girovagato per biblioteche in Italia e in Francia, nonché per archivi di stato; ha scritto ed incontrato storici e si è” ritrovato persino a chiacchierare nel giardino di un castello di un ambasciatore francese” e lo ringrazio sin da ora perché utilizzando quanto ha fatto potrò dare eco al suo importante lavoro.
Cristina Trivulzio, principessa di Belgioioso, a soli vent’anni (siamo nel 1828) prende una decisione audace e impopolare: quella di lasciare un marito che la tradisce e andare in esilio. E’ l’ennesimo capitolo di una vita che era già stata molto movimentata. La principessa era rimasta orfana di padre a soli quattro anni; sua madre, Vittoria, si era risposata con Alessandro Visconti d’Aragona, personaggio molto vicino agli ambienti della carboneria, che ne affidò l’educazione a due precettori. Tra il 1840 e il 1843 Cristina è a Locate, dove le sue simpatie patriottiche e socialiste le causano un sacco di problemi. Il marito Emilio Barbiano di Belgioioso, intanto, noto donnaiolo scappa con una nuova amante. Sarà anche per questo motivo che Cristina negli anni successivi si impegna in ambito sociale: partecipa alle agitazioni che porteranno ai moti del ’48 e si spende come può a Torino, a Milano, a Roma per la costituzione dello stato italiano. Fonda riviste, sovvenziona battaglioni, dirige ospedali. Il fallimento dei moti e le chiacchiere continue dei malevoli la deprimono e le fanno prendere la decisione di lasciare l’Italia. Da Malta ad Atene, quindi in Turchia e a Gerusalemme ed infine nel luglio del 1855 torna in Francia. Cristina poi nel 1856 torna a Locate. Vince la causa contro la famiglia Belgiojoso in quanto il marito nel frattempo era morto per il riconoscimento della figlia che vedrà finalmente sposata e vedrà realizzato il suo grande sogno quale l’unità d’ Italia prima di morire nel 1871.
E’ Locate Triulzi che la sensibilizza sulla povertà, l’ignoranza, le malattie dei contadini che sono una realtà molto diversa da quella dei salotti parigini; pensava di chiudersi nella sua grande casa a studiare e a crescere la sua bambina, invece si lascia prendere interamente dai problemi dell’ambiente che la circonda e così, con l’aiuto di alcune teorie utopistiche ascoltate in Francia – saintsimoniane e fourieriste – si improvvisa riformatrice sociale.
Curioso riportare uno scritto in cui si dice che nel parco della sua residenza in Locate di notte vagherebbe un fantasma, il proprio spettro. Si innamorò nel periodo in cui visse a Locate del suo segretario Gaetano, ma egli morì molto presto per tubercolosi; Cristina decise allora di imbalsamarlo e di nasconderlo in una delle tante stanze della residenza.
Fu sepolta a Locate in una tomba di marmo, che venne riaperta dopo 50 anni, ma non fu trovata nessuna traccia del corpo della principessa. Le spoglie vennero invece ritrovate in una tomba anonima non tanto distante da quella della giovane: il corpo era integro, ma appena fu tirato fuori dalla sepoltura si dissolse. Il fantasma di Cristina è stato visto da testimoni insieme a quello di Gaetano: i due amanti si aggirano mano nella mano nel buio delle notti come due fidanzati uniti da un amore senza fine. Saranno vere queste strane storie ma di certo la principessa ha lasciato tra i locatesi una traccia non solo di impegno sociale e culturale ma un ‘profumo’ di fascino e mistero.
Riporto la mia dichiarazione di voto in occasione del consiglio comunale recentemente svoltosi che ha ricordato da parte di tutta l’amministrazione comunale la figura della fondatrice di Locate Triulzi:
“Vorrei in queste mie poche righe rammentare che in data 15 settembre 2022 l’Amministrazione Comunale di Milano, il cui progetto è stato patrocinato di Regione Lombardia, ha finalmente dato seguito alla realizzazione della prima statua dedicata ad una donna. Infatti in città di Milano nessuna delle 121 statue presenti sul territorio urbano è dedicata a una personalità femminile, ad eccezione di soggetti di iconografia religiosa o allegorici.
Lo scultore Giuseppe Bergomi ha restituito la figura di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, intellettuale e protagonista del Risorgimento, della quale nel 2022 hanno ricorso i 150 anni dalla morte. La ricostruzione iconica della statua è stata realizzata sulla base della documentazione iconografica raccolta dalla Fondazione Brivio Sforza.
L’opera è stata posizionata nell’omonima piazza Belgioioso, nel Centro Storico, a due passi dalla Scala e via Manzoni e di fronte al suo palazzo. È descritta da Giuseppe Bergomi, scultore che l’ha realizzata, come “un’immagine antiretorica, che permette di sottolineare un atteggiamento riflessivo, pensieroso ma anche dinamico”.
Credo infine sia importante ricordare questo pensiero firmato da Cristina Trivulzio di Belgiojoso nell’anno 1866: “Vogliano le donne felici e onorate dei tempi avvenire rivolgere tratto tratto il pensiero ai dolori e alle umiliazioni delle donne che le precedettero nella vita, e ricordare con qualche gratitudine i nomi di quelle che loro apersero e prepararono la via alla non mai prima goduta, forse appena sognata felicità”
*Foto in evidenza: Tempera, opera di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, che rappresenta l’interno della casa familiare. 1840-1850 circa, Collezione privata