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Soldi, fama e disvalori: ecco le  nuove popstar che ascoltano i nostri figli

12 Novembre 2023 by Eugenio Flajani Galli

La strada per la fama e il successo è una di quelle strade tra le più aspre e difficoltose, che solo pochissime persone al mondo riescono a percorrere fino in fondo. E quando si arriva a destinazione, non è detto che sia stato un bene l’averla intrapresa. In ogni caso la fame di fama, per usare un gioco di parole, è oggi viva più che mai, e per raggiungerla si utilizza qualunque mezzo, non escluso quello di apparire come cattivo esempio alle nuove generazioni, pur di essere conosciuti e apprezzati.

Da Miley Cyrus che in diretta TV fuma marijuana agli MTV Ema Awards (Huffington Post, 22-1-2019), ad Ariana Grande che sculetta allegramente a quattro zampe e intona: “Mi piace, lo voglio, lo prendo” (Il Fatto Quotidiano, 16-9-2019). Renato Pozzetto esclamerebbe: “Eh la Madonna!”. E sì, c’è anche Madonna, arrivata al suo concerto con 3 ore di ritardo e salita sul palco ubriaca fradicia (Today, 20-1-2016). Sono solo una manciata delle innumerevoli esibizioni “originali” delle più celebri popstar dei nostri giorni. Ah, ovviamente ce n’è anche qualcuna di un’altra era − ad esempio Madonna − evidentemente in preda a crisi di mezza età e conseguente desiderio di apparire moderna e disinibita al pari delle odierne teen popstar. Ma al di là di qualche isolata popstar del passato, oramai quasi caduta nel dimenticatoio, quel che è più preoccupante è come siano le NUOVE generazioni di popstar a imporsi e comunicare alle nuove generazioni di amanti della musica.

É noto che produrre brani carini e che possano piacere sia per la melodia sia per le parti cantate non è sufficiente per poter raggiungere la tanto agognata fama, bensì è necessario anche (e soprattutto) farsi notare. Ma se ci si fa notare per cause positive e apparendo come brave ragazze o bravi ragazzi si finisce nel paradosso di essere bollati alla stregua di personaggi noiosi, piatti e conformisti; al contrario se si appare come ribelli, selvaggi, anti-establishment e cattivi ragazzi o cattive ragazze, allora in tal caso si acquista più carisma e dunque più fama. Prendiamo proprio due tra le più celebri popstar di oggi come esempio: Ariana Grande e Miley Cyrus, l’ex reginetta della Walt Disney che fuma più di Bob Marley, Wiz Khalifa e Snoop Dogg messi insieme. Sono entrambe delle cantanti senza oggettive doti canore di rilievo, tant’è che la prima ha vinto 2 soli Grammy Award e la seconda nemmeno mezzo. Un numero bassissimo pensando che si tratta di cantanti con svariate decine di milioni di fan sui social e miliardi di visualizzazioni su YouTube alle loro canzoni più importanti. Tanto per intenderci, se facciamo il parallelo con una leggenda della musica come Bruce Springsteen, possiamo notare che questi ha ottenuto addirittura una ventina di Grammy.

A questo punto potremmo dedurne che si tratta di cantanti le quali, non potendo farsi notare per la loro bravura in quanto artiste, devono per forza farsi notare in altro modo, ovvero dando cattivi esempi alle nuove generazioni. E se si parla alle nuove generazioni, questo gioco è facile: basta fare le disinibite, le ribelli che pongono in atto ciò che è vietato e/o è avversato dalla maggior parte della società civile…tutte cose che strizzano l’occhio ai giovani che si trovano nella fase della vita in cui provano dei sentimenti di ribellione contro i genitori, la scuola, la società in generale e così via. Paradossalmente si tratta di VIP che rappresentano cattivi esempi e proprio per tale ragione sono considerati da seguire. Tutto ciò lo sanno bene i vari manager dei nuovi “bad guys” o delle nuove “bad girls” (a riguardo è esemplare Rihanna, che su Instagram si è data il nickname “BadGalRiri”, cioè “Riri, la cattiva ragazza”), che non perdono l’occasione di incitare le popstar di oggi a mettersi in mostra in tal modo, proprio al fine di incrementare notorietà e (dunque) guadagni. Ma lo sanno bene anche gli organizzatori dei tanti eventi − in particolar modo festival − che pertanto colgono la palla al balzo e cercano di accaparrarsi tali popstar al fine di vendere più biglietti possibili. D’altra parte stiamo pur sempre prendendo in considerazione star che hanno decine di milioni di follower sui social, al contrario di quanto invece accade per molti cantanti più “impegnati” e acclamati dalla critica, che spesso e volentieri ne hanno moltissimi di meno. Riprendendo in considerazione Bruce Springsteen, si può notare che egli ha solo un milione e mezzo di follower su Instagram, al contrario dei 380 di Ariana Grande o dei 215 di Miley Cyrus.

Tutto ciò ci porta a questa conclusione: tipicamente i cantanti più seguiti dai giovani non hanno necessariamente un grande talento e, spesso, sono più famosi per fatti di cronaca e gossip o perchè si impongono come influencer. Oltretutto, alcuni noti cantanti di oggi sono in primo luogo degli influencer i quali si sono dati alla musica e sono poi divenuti delle popstar poichè hanno saputo diffondere e pubblicizzare bene i loro brani, facendo leva anche (e soprattutto) sulla vasta schiera di follower a loro disposizione per farli diventare virali. Un esempio lampante è il rapper Lil Nas X, già noto influencer − tratto caratteristico che si ripercuote anche sulle sue performance dal vivo − che si è riuscito a imporre in ambito musicale per aver composto la hit Old Town Road, che è stato in grado di lanciare proprio grazie al supporto fondamentale della sua base social. E pare che al giorno d’oggi la strada maestra per imporsi musicalmente sia proprio quella di essere in grado di produrre hit virali. Magari anche con l’aiutino di temi che strizzano l’occhio alla generazione Z. Non è un caso se la trap, con contenuti così spiccatamente connessi a sesso, droga, violenza e altri disvalori sia praticamente il genere di maggior successo tra i giovani. Ma d’altra parte i grandi critici musicali potrebbero mai parlare a favore di chi canta brani dal simile contenuto, oppure di chi si fa ritrarre perfino in pubblico e perfino dinanzi a milioni e milioni di telespettatori con una canna in mano?! Certo che no! A ogni modo, benchè ci siano pure delle eccezioni alla regola, ciò che sta succedendo al giorno d’oggi è che le nuove generazioni antepongono la quantità alla qualità e seguono un tale VIP più per un fatto che è famoso in sè che per il fatto che sia o meno degno di essere seguito (in tutti i sensi). D’altra parte per un ragazzo è una questione di sicurezza: se sono fan di un cantante famosissimo, amato e conosciuto da centinaia di milioni di altri ragazzi, allora posso essere ben visto e ben accettato; se al contrario sono fan di un cantante più di nicchia, “underground”, di conseguenza sarebbe più difficile farsi accettare. Allo stesso modo, se mi reco ad un festival ove si esibisce come headliner (cioè come artista principale) un cantante i cui brani su YouTube e Spotify sono stati riprodotti da miliardi di persone, è molto più probabile che se faccio foto e video e poi li posto, questi ottengano tantissimi like, reactions, commenti, visualizzazioni e condivisioni in più rispetto al caso in cui mi sia recato a vedere un cantante di nicchia (magari perchè impegnato) e dunque fatto e postato le relative foto e i relativi video. Triste ma vero. E l’ho anche constatato di persona a Budapest: infatti, essendomi recato allo Sziget (un famosissimo festival artistico-culturale della durata di una settimana) ho poi letto i giornali che ne trattavano e dunque sono venuto a conoscenza del fatto che il giorno in cui c’era meno gente era quello in cui l’headliner era Kendrick Lamar − pluripremiato rapper con alle spalle 14 Grammy, nonchè unico  rapper ad aver mai vinto prima d’ora il premio Pulitzer − e ciò pertanto la dice lunga sul fatto che la gente preferisce la quantità alla qualità. Ne è la riprova che il giorno in cui c’era più gente è stato invece quello che vedeva come headliner Shawn Mendes − l’ennesimo cantante pop dell’ultima ora, molto amato dai giovanissimi, non a torto definito “il nuovo Justin Bieber”− e pertanto il festival era a dir poco stracolmo di famiglie con ragazzini (o bambini?) al seguito, dell’età media di 14/15 anni.

Ed ecco perchè queste nuove popstar riempiono i festival: avendo una fanbase di ragazzini (ma anche proprio bambini), ne conviene che questi debbano per forza essere accompagnati, poichè non potrebbero entrare ai festival da soli. E chi li accompagna se non mamma e papà? Infatti sono proprio loro ad accompagnarli, pagando necessariamente il biglietto d’ingresso benchè possa pure importargli meno del nulla di provare l’ebbrezza di assistere a un concerto di cantanti a loro sconosciuti che si esibiscono dinanzi a una pletora di ragazzini urlanti con lo smartphone in mano. E se ognuno di questi ragazzini portasse pure fratelli, sorelle o amici con relativi genitori, gli introiti salirebbero ancora di più. Puntare invece a far esibire a un festival artisti per ragazzi quantomeno maggiorenni potrebbe causare problemi interni all’evento stesso (i giovani lasciati senza genitori potrebbero ubriacarsi, fare uso di stupefacenti e dunque arrecare tutta una serie di danni che andrebbero dal vandalismo fino alle risse più gravi, passando per la necessità di essere soccorsi da personale medico e paramedico allorchè si sentono male), mentre invece puntare ad artisti più “storici” potrebbe comportare difficoltà di altro tipo: cantanti che hanno fatto la storia della musica e si esibiscono ancora come Bruce Springsteen, Bob Dylan, Roger Waters o i due Queen ancora in vita possono costare ben oltre il milione di dollari a concerto (pensiamo che attualmente la band in assoluto più costosa al mondo sono i Rolling Stones), ragion per cui i prezzi di ingresso potrebbero farsi proibitivi; inoltre un pubblico più adulto è necessariamente − e giustamente − più esigente: potrebbe pertanto infastidirsi se ci sono molte file, si aspetterebbe di mangiare e bere bene ed avere a disposizione un’adeguata area lounge in cui rilassarsi…. Allo stesso modo, avendo più esperienza alle spalle, potrebbe accorgersi di più di eventuali difetti dell’organizzazione (un palco non adeguatamente allestito, un impianto non all’altezza dell’evento, orari delle esibizioni non sempre rispettati…). Quindi in fin dei conti gli organizzatori dei grandi festival internazionali preferiscono generalmente piazzare come piatto principale proprio cantanti pop molto conosciuti e seguiti sui social, soprattutto dai giovanissimi. Indipendentemente da quanto essi siano effettivamente riconosciuti di valore dalla critica e indipendentemente dai valori e dagli esempi che essi possono veicolare alle nuove generazioni. Anzi, anche meglio se sono snobbati dalla critica e se danno cattivi esempi: così acquistano ancora di più la fama di ribelli e vengono apprezzati dai giovani, quegli stessi giovani che ricercano volutamente questo tipo di celebrità come esempio, perchè se invece si seguisse qualche cantante più impegnato si correrebbe il rischio di essere bollati dai propri pari come secchioni, dunque sfigati, dunque emarginati sociali, dunque elementi da escludere e/o bullizzare. E questo è un aspetto della società odierna che nessun genitore o insegnante dovrebbe ignorare, poichè ignorarlo equivarrebbe ad ignorare la giusta educazione dei giovani e il relativo giusto sistema etico e valoriale che gli stessi dovrebbero acquisire. Siccome però un’influenza sociale negativa di tal specie è posta in essere proprio da personalità di spicco − molto ben considerate dai minori − come delle star della musica, allora diventa più difficile per gli adulti farsi sentire nella loro mission educativa. Difficile, ma non impossibile. In tutto ciò, infatti, ci sono diverse soluzioni che potrebbe adottare un genitore laddove si accorgesse che un figlio stia seguendo dei cattivi esempi, benchè comunque ostentati da celebrità come quelle passate in rassegna fino ad ora. Più nello specifico, al fine di limitare l’influenza sociale negativa che i cattivi esempi dei social e dei mass media veicolano verso i giovani, gli adulti potrebbero (e dovrebbero) mettere in atto fondamentalmente tre strategie:

1) Istruire il proprio figlio a una reale cultura musicale. La maggior parte dei ragazzi che segue cantanti che danno cattivi esempi lo fa anche e soprattutto poichè non ha reali alternative: avendo una cultura musicale pari pressochè a zero, non si accorge che possono esserci molti altri artisti e generi differenti da seguire e a cui appassionarsi. In ciò è spesso complice la scuola, che fa educazione musicale tralasciando praticamente tutto il novecento e il nuovo millennio. Ma un genitore può benissimo fare le veci del docente, ad esempio trovando brani di altri artisti e di altri generi su YouTube e facendoli ascoltare al proprio figlio: blues, soul, jazz, gospel, country, folk, funky, experimental, world music…vi sono tantissimi generi tralasciati dal panorama musicale mainstream internazionale, non farli conoscere ai millennials vuol dire un po’ farli morire. E facendoli morire, si fa morire anche la cultura stessa. D’altra parte cos’è la cultura, in ambito musicale, se non venire a conoscenza di generi, brani ed autori/compositori che prima erano ignoti? Ovviamente generi, brani ed autori/compositori che possono poi piacere oppure no, ma prima di tutto occorre ascoltarli; solo dopo l’ascoltatore (ad esempio il figlio a cui si fanno ascoltare queste cose tramite YouTube) potrà esprimere un giudizio, non prima! Prima si ascoltano, poi se piacciono ok, sennò non fa niente…si passa a brani, generi e autori/compositori successivi!

 2) Spiegare che apparire “critici” (!) verso la società, comportandosi in modo provocatorio, volgare, illegale e pericoloso − veicolando così dei cattivi esempi per chiunque segua tali condotte ed atteggiamenti − non è di per sè la strada verso il successo. Ovviamente il giovane ribatterà che non può essere così perchè chi palesa tali condotte ed atteggiamenti sono VIP, persone di successo con tantissimi soldi, fan, eccetera, eccetera…però qui si commette un errore di pensiero: si chiama bias della disponibilità e consiste nel sovrastimare come probabili avvenimenti e situazioni dal grande impatto emotivo…che però non sono così frequenti come si potrebbe pensare! Si tratta solo di un brutto scherzo che ci giocano le nostre emozioni: ad esempio dato che il solo pensiero di diventare ricchi vincendo alle slot machine ci piace molto, allora lo teniamo anche più frequentemente nella nostra testa, tra i nostri pensieri, piuttosto che pensare che le probabilità reali di farcela sono pari allo zero virgola e non si sa quanti altri zeri dopo. Ciò accade poichè non siamo delle macchine, dei software, ed è normale che si ragioni più in termini emotivi che in altri statistici. Dunque sarebbe da controbattere bene che non vuol dire che se Ariana Grande è diventata una grande muovendo le natiche e intonando “Mi piace, lo voglio, lo prendo”, allora TUTTE le ragazze un po’ carine (e soprattutto svestite e provocanti) che fanno cose di questo genere, da caricare poi sui social, diventino famose. Occorre aprire gli occhi. Su Instagram e TikTok, ad esempio, ci sono tantissime belle ragazze che nonostante abbiano migliaia di follower hanno difficoltà a monetizzare  i loro contenuti (di belle ragazze ce ne sono tante, di brand disposti a pagare bene per pubblicizzare i loro prodotti tramite le influencer molti di meno), e molte di loro hanno imitato questi “cattivi esempi” proprio illudendosi di poter diventare ricche e famose come loro. Illudendosi.

 3) Insegnare ai figli quali sono i “cattivi esempi” e non abbandonarli in loro balia; impegnarli piuttosto in attività più utili e importanti. Molto spesso i ragazzi di oggi sono poco sorvegliati e lasciati a loro stessi. Magari ci sono anche famiglie in cui si parla poco e di cose poco importanti, pertanto è difficile per un ragazzo capire quali esempi sono da seguire e quali no. Ma dato che tali nozioni sono troppo importanti per essere degne di essere inserite nei programmi scolastici, sta alla discrezione del docente parlarne in classe o meno. Stando così le cose, è fondamentale per un genitore insegnare al proprio figlio quali sono gli esempi da seguire e quali quelli da evitare. Infatti vi sono sia esempi buoni sia altri negativi, e l’importante è capirne la differenza. A ogni buon conto, se ad esempio una ragazzina di 13 anni ha tanto, troppo tempo da dedicare ad Ariana Grande, Miley Cyrus, Billie Eilish, eccetera, vuol dire che evidentemente sta tralasciando attività a lei più importanti, prima tra tutte lo studio. Stanno dunque al genitore la responsabilità e il dovere di intervenire in tali casi.

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Archiviato in:Novembre 2023, IN EVIDENZA, Scienze sociali umane e filosofiche Contrassegnato con: cattivi esempi, cattivi ragazzi, follower, generazione zeta, influencer, pop star, Psicologia

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