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Verbania, Palazzo Viani Dugnani: “Armonie Verdi. Paesaggi dalla Scapigliatura al Novecento”. In mostra opere d’arte della Fondazione Cariplo e del Museo del Paesaggio di Verbania

26 Marzo 2018 by Redazione Farecultura -

Il Museo del Paesaggio di Verbania – dopo la riapertura nel 2016 con la splendida mostra dedicata a Paolo Troubetzkoy aperta in modo permanente al piano terra e la bella rassegna del 2017 “I volti e il cuore”, sulla figura femminile tra Otto e Novecento – riapre la stagione primaverile con una incantevole mostra dedicata al paesaggio, “Armonie verdi. Paesaggi dalla Scapigliatura al Novecento”.

Ottone Rosai, Paesaggio, 1922, olio su tela, cm 100 x 135, Fondazione Cariplo

La rassegna, nata dalla collaborazione tra Fondazione Cariplo e Fondazione Comunitaria del VCO, è la quinta tappa dell’iniziativa Open, tour di eventi espositivi, in collaborazione con le Fondazioni di Comunità, che sta portando il patrimonio artistico dell’ente milanese, in tutta la Lombardia, nelle province del Verbano-Cusio Ossola e di Novara.
L’intento del tour Open è promuovere l’impegno delle Fondazioni di Comunità a favore del proprio territorio; diffondere i temi della filantropia, della cultura del dono e della comunità, divulgare la conoscenza del patrimonio artistico locale (oltre a quello di Fondazione Cariplo). E soprattutto portare l’arte all’attenzione di un vasto pubblico di giovani, proponendo loro di utilizzarlo come risorsa di studio e per sperimentare percorsi di apprendimento in ambito culturale e artistico.

Carlo Fornara – I due noci, 1920. Olio su tela, cm 44 x 56 – Museo del Paesaggio

La mostra, curata dalla storica dell’arte Elena Pontiggia e da Lucia Molino, responsabile della Collezione Cariplo, si svolgerà in 3 sezioni: Scapigliatura, divisionismo, naturalismo; Artisti del Novecento Italiano; Oltre il Novecento, e svelerà l’incanto di circa cinquanta opere – tra cui dipinti di Daniele Ranzoni, Francesco Gnecchi, Lorenzo Gignous, Emilio Gola, Mosè Bianchi, Carlo Fornara, Ottone Rosai, Filippo De Pisis, Arturo Tosi, Umberto Lilloni – provenienti dalle Raccolte d’arte della Fondazione Cariplo, del Museo del Paesaggio di Verbania e da collezioni private.
Un suggestivo e affascinante viaggio tra capolavori d’arte di fine Ottocento alla prima metà del Novecento, che si snoda lungo scenari di grande poesia, bellezza e colori, per indagare il rapporto senza tempo tra uomo e natura.

Francesco Gnecchi, Fondo Toce (Lago Maggiore) o Il Sempione dal Lago Maggiore, 1884, olio su tela, cm 75,5 x 149, Gallerie d’Italia

La panoramica delle opere scelte testimonia le variazioni dell’interpretazione del paesaggio, dalla centralità ancora di origine romantica che il tema occupa nella pittura di fine Ottocento, alla interpretazione volumetrica degli anni Venti, dove il paesaggio è costruito come un’architettura e suggerisce un senso di solidità e di durata, fino al nuovo senso di precarietà espresso a partire dagli anni Trenta.

La mostra muove dai paesaggi di Daniele Ranzoni, maestro della Scapigliatura, di cui sono esposte tre opere tra cui lo Studio di paesaggio fluviale (1872), un acquerello colmo di luce, simile a un’apparizione.
Seguono Lorenzo Gignous con la bella Veduta del Lago Maggiore (1885-1890) ; Mosé Bianchi, con Interno rustico (1889-1895); Federico Ashton con la spettacolare Cascata del Toce in Valle Formazza (1890), Carlo Cressini con il suggestivo Le gelide acque del lago di Märjelen (1908 ca) ; Francesco Gnecchi con Fondo Toce (Lago Maggiore) (1884).

Emilio Gola – Paesaggio brianzolo, 1915. Olio su cartone, cm 93 x 69 – Fondazione Cariplo

Dalla fine dell’Ottocento al tempo di guerra a tener viva una pittura di paesaggio sono soprattutto i divisionisti. Ecco dunque Vittore Grubicy con l’elegiaco e commosso Cimitero di Ganna, 1894, Cesare Maggi con il lirico trittico Neve, 1908 e Nevicata, 1908 e 1911; Carlo Fornara con lo scenario campestre de I due noci, 1921, a cui si possono accostare Guido Cinotti con Marina (1910-1915), paesaggio di sola luce e colore e Clemente Pugliese Levi con l’altrettanto spirituale Cave di Alzo, 1920.
La sezione si conclude con i paesaggi brianzoli di Emilio Gola e le vedute di Pietro Fragiacomo (il cui Armonie verdi dà il titolo alla mostra) , Teodoro Wolf Ferrari, Antonio Pasinetti.

Il paesaggio, poco considerato dai futuristi che amavano la città industriale e la macchina, torna a riaffermarsi in pittura col Ritorno all’ordine e col Novecento Italiano, cui è dedicata la seconda sezione della mostra. La sezione si vale anche di due prestigiosi nuclei di opere recentemente assicurati, con un deposito, al Museo del Paesaggio: Il lago, 1926, di Sironi, e un’ importante serie di paesaggi di Tosi.

Umberto Lilloni – Paesaggio di Lavagna, 1934. Olio su tela, cm 60 x 70 – Fondazione
Cariplo

Sono qui esposte cinque opere di Mario Tozzi, emblematiche del passaggio dall’impressionismo ai valori classici: la poetica Casetta a Suna, oggi Verbania, del 1914; Cimitero di Suna e La passeggiata, luminose opere impressioniste del 1915; Neve a Lignorelles, 1921 e Paesaggio di Borgogna, 1922, entrambe ormai novecentiste, dipinte con forme più dense e volumi più definiti. Anche Anselmo Bucci con Il governo dei cavalli, 1916, documenta un momento di transizione.

Col Novecento Italiano infatti alla volatilità dei paesaggi precedenti subentrano opere caratterizzate da forza costruttiva e solidità, come Paesaggio, 1922, di Rosai: Ornavasso, 1923 e Guardando in alto, 1925, di Carpi; Pioppi, 1930, di Michele Cascella; Paesaggio invernale, 1930 e Piazza Santo Stefano a Milano del 1935, stilizzati e stupefatti paesaggi urbani di Penagini. Emblematico di questa sezione è Il lago, 1926, di Sironi, che non ha nulla di grazioso o di pittoresco: è il frammento di un mondo senza tempo, immobile, incastonato in una chiostra anch’essa immobile di montagne.

Mario Tozzi – La passeggiata, 1915. Olio su tela, cm 45×29. Museo del Paesaggio

Di Tosi infine vediamo Cipresso a Zoagli, Le tre betulle, Fuori dallo studio, Ulivi a Montisola, Il piantone e Lago di Como, dipinti tra il 1923 e il 1940. Nel Novecento Italiano Tosi rappresenta l’ala più vicina alla tradizione lombarda ottocentesca. La sua pennellata fluida e pastosa si riallaccia a una scuola pittorica che dal Fontanesi e dal Piccio giunge alla Scapigliatura e a Gola. Con il Novecento Tosi condivide però il senso della sintesi e di una salda struttura architettonica, mutuata soprattutto da Cézanne.

Con gli anni Trenta le cose cambiano nuovamente, si abbandonano le forme volumetriche e la pittura torna a esprimere un senso di finitezza e precarietà. Lo si vede nel tremante Temporale (1933), di De Pisis; in Paesaggio di Lavagna (1934) di Lilloni, o in opere del secondo dopoguerra di Dudreville (Case a Feriolo, 1945) e Soffici (Veduta serale del poggio,1952).

Un avvincente e irrinunciabile viaggio di scoperta e bellezza.

 

Foto in evidenza:  Pietro Fragiacomo – Armonie Verdi, 1920.  Olio su tela, cm 78,5 x 117,5 – Fondazione Cariplo. L’opera che da il nome alla mostra

Fonte: Ufficio Stampa Nazionale – Lucia Crespi

Archiviato in:Anno IV - n.36 / Marzo 2018, Piemonte, Pittura Scultura Ceramica Disegno Fotografia

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