
Oggi ci sono molte opportunità di informarsi, conoscere e apprendere anche attraverso strumenti digitali, ma spesso queste opportunità non vengono colte.
A quanti è capitato di fare a gara con amici e parenti a chi utilizza più social network, a chi ha attivato lo SPID, la PEC, la firma elettronica digitale? A chi utilizza sistemi di acquisto e vendita di beni e servizi online?
E quanti reagiscono sconsolati, esibendo quasi come muro di difesa una netta preferenza per il libro in formato cartaceo, per recarsi di persona a prenotare una visita, fare una raccomandata o acquistare il pranzo o incontrare amici e parenti davanti a una fetta di torta?

La pandemia ha enfatizzato e reso evidente la pervasività della tecnologia e l’importanza di conoscerla e saperla utilizzare. Non è un caso che il significato di alfabetizzazione si sia evoluto nel tempo parallelamente allo sviluppo delle nostre società: dalle abilità cognitive di base, ossia scrittura e lettura, integrate eventualmente dalle abilità essenziali aritmetiche, oggi l’istruzione deve contenere tutte quelle competenze essenziali e quei saperi che consentono di vivere in modo pieno e realizzato. Ne fanno parte, ad esempio, la competenza digitale e le life skill, le abilità per la vita, che richiedono un apprendimento e un’applicazione sostenuti nel tempo per raggiungere livelli avanzati.
Mi vengono in mente i progetti educativi personalizzati a favore degli accolti della Fondazione Asilo Mariuccia che prevedono anche corsi per l’utilizzo del PC, conoscere gli strumenti per comunicare, cercare informazioni e anche lavoro, evadere pratiche burocratiche, proteggersi dalle truffe, …
Al centro del sapere contemporaneo ci sono proprio le dimensioni sociali dell’acquisizione e dell’uso dell’alfabetizzazione, anzi di tutte quelle alfabetizzazioni necessarie alla vita comune, alla partecipazione al mondo del lavoro, alla cittadinanza attiva.
Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza.
Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo.
Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza. (Antonio Gramsci)

Ecco per converso il concetto di analfabeta funzionale (e, nell’attuale società dell’informazione, anche analfabeta funzionale digitale), ossia persone istruite che sanno leggere e scrivere ma non sanno comprendere e interpretare la realtà che li circonda e le informazioni a cui sono esposti, non riescono a compilare una domanda di lavoro o a interagire con strumenti e tecnologie digitali e comunicative per raggiungere i propri obiettivi e lo sviluppo della propria comunità.
Con la pandemia si è tornati a parlare di digital divide o divario digitale, rendendo evidente come la difficoltà di accesso alle tecnologie informatiche abbia una causa culturale ed economico, e soprattutto produce un divario culturale ed economico ancora più ampio nel momento in cui, per esempio, non si riesca a partecipare attivamente alla vita scolastica in caso di didattica a distanza.
“Istruzione di qualità equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti” è uno degli obiettivi, il 4°, dell’Agenda 2030 ed è un fattore abilitante anche per il raggiungimento degli altri obiettivi. Numerose ricerche hanno dimostrato e quantificato la correlazione tra analfabetismo funzionale, produttività, errori ed incidenti, e propensione agli studi scientifici e sviluppo economico.
Appare evidente la necessità di aumentare il numero di laureati in materie scientifiche. E se la presenza degli uomini è già consistente, quella delle donne è molto limitata (c’è uno stereotipo da abbattere … ).
Interessanti alcune stime di Banca d’Italia relative al nostro Paese: il costo della mancanza di integrazione delle donne raggiungecirca il 7% del PIL.

Una massiccia partecipazione delle donne può essere intesa come una condizione necessaria ad affrontare la sfida imposta dalla transizione energetica verso un’economia low carbon. Infatti, se pensiamo agli obiettivi di sostenibilità e di decarbonizzazione fissati dall’Agenda 2030, per raggiungerli servirebbe una maggiore partecipazione a percorsi educativi STEM –dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics. Avere più individui nella scienza, ci garantisce più capitale umano per affrontare le sfide tecnologico-scientifiche del futuro, per esempio realizzando brevetti per l’energia pulita e di quelli per le tecnologie trasversali, che aiutano il sistema energetico a diventare più flessibile e a sfruttare le sinergie tra settori correlati.
Avere più donne e giovani e quindi Diversità, è poi un elemento essenziale nella scienza: riuscire a osservare un problema da prospettive differenti, aumenta la possibilità di trovare soluzioni, tanto che la diversità di un gruppo di persone risulta importante come e più delle abilità individuali: gli inglesi la definiscono wisdom of crowd.
Concludendo: nella vita non dobbiamo mai smettere di imparare, l’educazione è quella scelta che facciamo quando la nostra curiosità ci spinge a volerne sapere di più a tutte le età. Iniziando magari dallo SPID per chi già non lo avesse attivato!