Ralph Rumney. Un ospite internazionale a Casa Boschi Di Stefano apre negli spazi della Casa museo dal 9 ottobre 2019 al 5 gennaio 2020 con più di settanta opere tra dipinti e documenti d’archivio. Un percorso geografico e cronologico che ricostruisce l’attività in Italia dell’artista inglese protagonista dell’Internazionale Situazionista cui la mostra dedica un focus.
Promossa e prodotta da Comune di Milano |Cultura, Casa Museo Boschi Di Stefano e Skira Editore, la mostra è curata da Elena Di Raddo, docente di storia dell’arte moderna e contemporanea all’Università Cattolica di Milano. L’esposizione parte dalla straordinaria raccolta dei coniugi Boschi di Stefano caratterizzata dalla loro passione per avventure artistiche nuove e all’avanguardia. La presenza, infatti, di alcune opere dell’artista inglese Ralph Rumney (1934-2002) costituisce un curioso caso all’interno del percorso espositivo della Casa museo e allo stesso tempo rivela l’attenzione alle novità e la felice intuizione collezionistica dei coniugi che si fecero veri e propri mecenati del giovane artista.
Proprio dal “salotto” dei Boschi di Stefano nasce la mostra monografica, con prestiti di livello internazionale, allestita presso gli spazi della ex Scuola di Ceramica “Jan 15” al piano terra della palazzina. La “stanza” creativa e artistica della padrona di casa, riconsegnata ai milanesi come luogo per la cultura, le mostre e gli approfondimenti scientifici legati alla collezione permanente esposta al secondo piano.
L’esposizione ricostruisce l’attività di Rumney in Italia a partire dal primo viaggio italiano nel 1955 a Trieste e il soggiorno a Milano, tra il 1956 e il 1957 che – racconta l’artista nel suo libro intervista Consul – “allora aveva la stessa attrattiva di New York”. Nei locali frequentati dagli artisti, come il famoso Bar Jamaica, Rumney fece conoscenza dei maggiori protagonisti della scena artistica del tempo: Lucio Fontana, Yves Klein, Piero Manzoni, Asger Jorn ed Enrico Baj con il quale instaurò un felice rapporto di stima e di amicizia.
Rumney è stato uno dei protagonisti del Lettrismo e dell’Internazionale Situazionista, gruppi che alla fine degli anni Cinquanta hanno contribuito a scardinare le regole dell’arte con l’intento di avvicinarla alla vita. La sua breve, ma intensa presenza a Milano e in altre città italiane, lo vide partecipe di una stagione vivace sia creativamente che intellettualmente.
A Milano, infatti, presero avvio i contatti con il Movimento Nucleare e il Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista, che lo avrebbero portato nell’autunno del 1957 a essere uno dei fondatori a Cosio di Arroscia del Movimento Internazionale Situazionista.
In Italia Rumney venne prima accolto nel fervente ambiente culturale milanese, e subito dopo in quello gravitante attorno a Cosio di Arroscia e a Venezia, dove visse per qualche anno con la moglie Peegen Guggenheim, figlia della famosa collezionista Peggy. Alla città lagunare è dedicato il suo lavoro psicogeografico, The Leaning Tower of Venice, un itinerario psicologico tra le calli tradotto sotto forma di fotoromanzo, a cui è dedicata una sala in mostra.
Rumney si presentò in quell’occasione come fondatore del “Comitato Psicogeografico di Londra” in quanto autore già a Londra, dove risiedeva, di una ricerca artistica volta a indagare i rapporti tra i quartieri della città e gli stati d’animo suscitati in chi li frequenta. La mostra ricostruisce questo vivace momento storico documentando la ricerca artistica di Rumney e quella degli artisti a lui vicini, a partire, appunto, da Enrico Baj, fino ai protagonisti dell’Internazionale Situazionista come Pinot Gallizio, Piero Simondo, Guy Debord.
Tra il 1958 e il 1959 espose in alcune mostre collettive alla Galerie Iris Clert a Parigi e in altre gallerie pubbliche e private in Francia, Italia e Germania. Nonostante Peggy Guggenheim non avesse mai accettato il genero, l’appartenenza alla sua famiglia ebbe un esito positivo sulle frequentazioni artistiche di Rumney; conobbe Duchamp, Tzara, Ernst, Brauner, Bataille, Matta, Rivers, anche grazie alla frequentazione dell’ambiente familiare.
Attraverso documenti, libri e riviste, che costituiscono un importante fonte storica del movimento, si darà conto della molteplice attività dell’artista, riscoprendo l’influenza dell’Internazionale Situazionista esercitata sull’arte degli anni immediatamente successivi. In occasione della mostra verrà pubblicato un volume Skira della serie Visti da vicino, con testi di Elena Di Raddo, Maria Fratelli e un’intervista a Enrico Baj, di Gérard Berréby, che conterrà anche foto dell’allestimento della mostra presso i preziosi spazi della ex-Scuola di Ceramica.
Fonte: Studio Lucia Crespi