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“Sapiens. Da animali a dei. Breve storia dell’umanità”, di Yuval Noah Harari

24 Aprile 2019 by Paolo Rausa -

Il lungo viaggio dell’Homo sapiens è durato circa 70.000 e oggi forse è giunto al capolinea. E’ in gioco la continuità della specie così come l’abbiamo finora conosciuta. Una grande, intensa, straordinaria avventura della mente e dell’agire umano ha concepito e realizzato strutture, forme produttive, organizzazioni politiche e religiose, immaginando un mondo possibile. 

Con questo approfondito saggio  storico Harari, docente di storia presso la Hebrew University di Gerusalemme, ci conduce lungo gli sviluppi della conoscenza umana applicata alle forme di convivenza/scontro fra le specie umane e Sapiens. L’Australopithecus, un genere di scimmia, compare circa due milioni e mezzo di anni fa in Africa orientale. La migrazione di alcuni maschi e femmine in Nord Africa, Europa e Asia, due milioni di anni fa, genera Homo Neanderthalensis e la nostra specie, Homo Sapiens.

“Non sappiamo che cosa abbia dato impulso all’evoluzione di un cervello umano.” – scrive l’autore. Molti elementi hanno contribuito a realizzare un sogno impensabile alle sue origini. La posizione eretta ha lasciato le braccia libere per altri scopi e ha affinato i fianchi e ristretto il canale vaginale. Far nascere un essere umano e svezzarlo era complicato. Gli umani perciò stringono legami sociali e si organizzano in tribù. 400.000 anni fa l’uomo cacciatore-raccoglitore stabile poteva contare su una varietà di alimenti e sulla libertà di muoversi. Solo 100 mila anni fa l’Homo sapiens si insediò in cima alla catena alimentare. Dal mito di Prometeo all’addomesticamento del fuoco per cucinare, riscaldarsi, difendersi dalle belve e vincere con la luce il buio della notte. Due teorie si contrappongono nel dare una spiegazione sull’esito delle diverse specie umane. Fu ibridazione o rimpiazzamento? Il linguaggio e altri nuovi modi di pensare e di comunicare, nel periodo che va da 70 mila a 30 mila anni fa, costituiscono la rivoluzione cognitiva. Comparvero leggende, miti, dei e religioni. La finzione ci ha consentito di immaginare storie e progetti, poi di realizzarli collettivamente. Gli Stati si fondano su miti nazionali condivisi.

“La storia ha una direzione?” – si chiede Harari. La risposta è sì. Comparvero gli ordini universali di tipo economico (il denaro), di tipo politico (gli imperi) e le religioni. Isaac Newton con la pubblicazione nel 1687 dei Principi matematici della filosofia naturale provò che il libro della natura è scritto nel linguaggio della matematica. Sulla demografia Charles Darwin costruì la sua teoria dell’evoluzione della specie. Nel 1620 Francis Bacon pubblicò un manifesto scientifico intitolato “Novum Organum”, i cui sostenne che la conoscenza era potere. Il progetto Gilgamesh: fra tutti i problemi insolubili dell’umanità la morte è rimasto il più importante. Riuscirà l’uomo a sconfiggerla?  Gli europei partirono per lidi lontani nella speranza di ottenere nuove conoscenze insieme a nuovi territori: Henry Rawlinson riuscì a decifrare l’enorme iscrizione di Bīsutūn, incisa in persiano antico, elamitico e babilonese. William Jones pubblicò The Sanskrit Language e ipotizzò l’esistenza di una lingua indo-europea. Nel 1776 l’economista scozzese Adam Smith pubblicò La ricchezza delle nazioni, in cui affermava che la crescita economica era il bene supremo. La rivoluzione industriale ha attraversato quasi tutti i settori dell’industria e dei trasporti grazie alle macchine a vapore. La formula di Einstein (E=mc2), secondo cui ogni massa poteva essere convertita in energia, generò la bomba atomica. I fisici si resero conto che dentro l’atomo era immagazzinata una quantità immensa di energia. Il motore a combustione interna rivoluzionò i trasporti e trasformò il petrolio in potere politico liquido. La rivoluzione industriale è stata  soprattutto una seconda rivoluzione agricola. Terreni e  animali sono diventati molto più produttivi grazie ai trattori e all’uso di fertilizzanti artificiali, insetticidi industriali,  ormoni e medicine. Anche le piante e gli animali sono stati meccanizzati: galline ovaiole, maiali, mucche subiscono processi di incremento scientifico produttivo. Salvo chiedersi se ha senso imprigionare degli esseri viventi e privarli dei loro istinti e abitudini per soddisfare le nostre esigenze alimentari. L’offerta di prodotti ha sopravanzato di gran lunga la domanda. Chi si comprerà tutta questa roba? I cittadini, trasformati in individui consumatori. Scompare la famiglia tradizionale e la comunità forte di un tempo. Nel giro di appena due secoli siamo diventati individui alienati, che vivono in “comunità immaginate” formate da milioni di estranei e uniformate alle esigenze nazionali e commerciali.

“Ma siamo più felici?” – si chiede  Harari. Se la risposta è no, l’autore si domanda a cosa sia servito lo sviluppo della nostra civiltà, la rivoluzione agricola, la fondazione di città, l’invenzione della scrittura, le monete, gli imperi, la scienza e l’industria. “Stiamo distruggendo i fondamenti della prosperità umana vivendo in un’orgia di consumi sconsiderati. Se teniamo per buono anche solo un decimo di ciò che gli attivisti dei diritti animali vanno affermando, la moderna agricoltura industriale può a buon diritto essere considerata il più grande crimine della storia.” – l’amarezza di Harari è evidente in queste riflessioni.

L’Homo sapiens sta oltrepassando i propri limiti? Ma non era già andato oltre Icaro con il suo folle volo e Ulisse, oltrepassando le Colonne d’Ercole? Oggi nei laboratori di tutto il mondo gli scienziati stanno progettando esseri viventi. L’era della medicina personalizzata – la medicina che adatta le cure al DNA – è già cominciata. Il Progetto Gilgamesh, la ricerca dell’immortalità, mette alla prova le nostre nuove capacità potenziali di creare superuomini. Siamo giunti ad un punto di svolta inesorabile? “Che cosa vogliamo diventare?” – si chiede ancora Harari. In circa 70.000 anni Homo sapiens da animale insignificante è sul punto di diventare un dio. E soprattutto dove stiamo andando? Ritorna il grande interrogativo esistenziale a cui l’umanità inquieta cerca nuove risposte, ma non sa cosa vuole.

Yuval Noah Harari, From animal into Gods: A Brief Histry of Humankind, 2011, Kinneret, Zmora-Bitan, Dvir (Israel), la traduzione italiana è pubblicata da Giunti Editore S.p.A./Bompiani, Firenze/Milano, 2017, pp. 537, € 16,00.

Archiviato in:Anno V - n.49 / Aprile 2019, Sociologia Psicologia Pedagogia Antropologia

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