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Roma: “Furia” e “Xenos”. Doppia inaugurazione per la XXXIV Edizione del Romaeuropa Festival 2019

18 Settembre 2019 by Redazione Farecultura -

Se il programma del Romaeuropa Festival 2019 può essere letto come una cartina in grado di rappresentare le geografie del nostro mondo di oggi, allora è in questa direzione che guarda la doppia inaugurazione della sua trentaquattresima edizione che all’insegna della danza congiunge Brasile, Bangladesh ed Europa.

Lia Rodrigues – compagnia

Ad aprire il festival, il 17 settembre all’Auditorium Parco della Musica (in replica fino al 19) è stata infatti la prima italiana di Furia, spettacolo (presentato con il patrocinio dell’Ambasciata del Brasile) firmato dalla coreografa Lia Rodrigues, per la prima volta a Roma con la sua pratica coreografica capace di unire alla visionarietà della danza un saldo lavoro all’interno del territorio brasiliano.

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Segue, in questo doppio opening, la prima italiana di XENOS  (dal 18 al 20 settembre al Teatro Argentina) del celebre coreografo anglo-bengalese Akram Khan che firma il suo ultimo solo di lunga durata accompagnato da un ensemble diretto da Vincenzo Lamagna. Lo spettacolo è presentato con il sostegno del British Council, con il patrocinio dell’Ambasciata Britannica e in network con Torinodanza. 

Furia è «un “tableau vivant”, ricco di energie (…) non attiene solo all’essere “furiosi” (…) è l’energia che si mette nella creazione artistica; è un incontro di significati. Siamo sul palco, possiamo parlare di sogni, di possibilità di fuga» afferma la coreografa brasiliana Lia Rodrigues nell’intervista realizzata per il programma di sala dello spettacolo presentato dal 17 al 19 settembre all’Auditorium Parco della Musica come inaugurazione del REf19.

FURIA. Lia Rodrigues (©Sammi Landweer 5122)

Figura di riferimento del panorama brasiliano, Rodrigues lavora dal 2004 all’interno della favela di Marè, con i suoi circa 130mila abitanti una delle più grandi di Rio de Janeiro. Qui, nel 2009 fonda l’Art Centre of Marè e nel 2011 la Escola livre de Danças da Maré e sviluppa un percorso che coniuga pedagogia e danza, creazione artistica e cittadinanza consapevole radicandosi profondamente nel territorio che lo ospita e costruendo un dialogo con i suoi abitanti. Non a caso Furia nasce dalla stretta collaborazione con i 9 danzatori in scena (Leonardo Nunes, Felipe Vian, Clara Cavalcante, Carolina Repetto, Valentina Fittipaldi, Andrey Silva, Karoll Silva, Larissa Lima e Ricardo Xavier), sei dei quali, poco più che ventenni, provengono dalla favela e hanno studiato proprio alla scuola di danza della coreografa. Energico, visionario, selvaggio, tagliente lo spettacolo coniuga la danza contemporanea con la musica rituale della Nuova Caledonia, per dare vita ad un affondo sulle dinamiche di sottomissione e potere, ad una riflessione «sulla possibilità di essere uguali nella creazione come nella vita» o ad un rituale contemporaneo che, nella vibrazione continua crea immagini magiche e affonda nelle zone più intime e fantastiche dell’immaginazione umana e della pulsione creativa.

Akram Khan (©Jean Louis Fernandez 021)

Al sacrificio dei Sepoy durante la Prima Guerra Mondiale è dedicato invece l’ultimo assolo firmato da una star della coreografia internazionale come Akram Khan. In XENOS, in scena dal 18 al 20 Settembre al Teatro Argentina, è lui stesso ad interpretare le lotte di un soldato coloniale durante la Prima Guerra Mondiale. La condizione umana s’incarna nella figura di un danzatore il cui corpo, tra mitologia e tecnologia, diviene strumento di guerra. «Sono entrato nella pelle di un personaggio rappresentativo di milioni di soldati delle Colonie» afferma il coreografo nel programma di sala «è la loro voce, la voce di milioni di voci (…). Sono cresciuto senza sapere che ci fossero indiani, persone del mio popolo, a combattere in Europa. Quando l’ho scoperto, ho provato rabbia: uomini mandati a morire senza che nessuno lo raccontasse». Per rendere universale questa parte di storia, spesso cancellata o omessa dai resoconti ufficiali, Khan si rifà alla figura di Prometeo trasformando il corpo mitologico in una metafora della colonizzazione. Se la scena potente e materica disegnata da Mirella Weingarten richiama immediatamente la desolazione della guerra e la sua violenza, sono le musiche composte da Vincenzo Lamagna ed eseguite sul palco da un ensemble di cinque elementi, ad accompagnare il segno inconfondibile della danza di Khan in cui la tradizione del Kathak incontra i codici contemporanei della coreografia e del pop elevandoli al celebre e poetico virtuosismo che ha reso celebre l’artista in tutto il mondo. Così questo addio alle scene come performer solista in spettacoli di lunga durata, si celebra anche attraverso una composizione coreografica e musicale che dal Kathak (la pratica con la quale Khan si affacciò per la prima volta alle scene e al REf nel 2000) giunge al Lacrimosa dal Requiem di Mozart, collocando lo spettacolo già tra i grandi classici della nostra era. 

Bruno Beltrao

Il festival prosegue nel mese di settembre disegnando un paesaggio in cui realtà e immaginazione si compenetrano e fungono da bussola per orientarsi nel contorto presente o per sbirciare futuri possibili. Ancora in Auditorium Parco della Musica e ancora dal Brasile il 25 e il 26 settembre Bruno Beltrao insieme a dieci danzatori del suo Grupo de Rua presenta Inoah, poetico e virtuoso esempio di contaminazione tra street dance, hip hop e danza concettuale contemporanea. 

Lubomyr Melnyk (press photos by Alex Kozobolis)

Sempre qui il 28 settembre un doppio concerto affianca la continous music del “profeta del piano” Lubomyr Melnyk ai loop immersivi ed ipnotici di Craig Leon (il compositore noto per aver lanciato, tra gli altri, i Ramones e Blondie). Il 29 sarà invece il messicano del Nortec Collectiv Fernando Corona aka Murcof a incontrare la pianista classica francese Vanessa Wagner per rileggere nove pagine della musica del Novecento.  Al Teatro Argentina l’acclamato regista svizzero Milo Rau, dal 23 al 25 settembre, attraverso le lenti dell’Orestea di Eschilo con il suo Orestes in Mosul s’interroga sul significato di perdono e giustizia ai tempi dell’Isis mentre il francese Cyril Teste si appropria della sceneggiatura originale di uno dei capolavori della cinematografia mondiale come Opening Night di Cassavetes e insieme all’attrice icona Isabella Adjani, per tre sere consecutive, dal 27 al 29 settembre, ricrea la dimensione di improvvisazione, sincerità, magia che caratterizzò le riprese del film.

Pascale Martine Tayou – Survivaltree

Con Hans Op de Beeck e Pascale Marthine Tayou, infine, al Mattatoio si aprono gli Exhibit di questa edizione del festival: se l’artista fiammingo Op de Beeck oltre a presentare dal 26 al 29 settembre Staging Silence (3) ultimo capitolo di una serie di film d’autore, si cimenta nel teatro musicale insieme a Eric Sleichim per presentare The Valley (an apocalypse), in scena il 26 e il 27 settembre, Tayou presenta, in corealizzazione con Galleria Continua, tre differenti opere: l’installazione Arbre de vie, l’opera site specific Open Wall e il murale, appositamente creato per il Romaeuropa Festival, Big Jumps. Appuntamento con la Preview stampa il 25 settembre alle ore 11.00 al Mattatoio.

LIA RODRIGUES – Classe 1956, la brasiliana Lia Rodrigues partecipa negli anni Settanta al movimento di rinnovamento della danza contemporanea a San Paolo prima di intraprendere un percorso di formazione all’interno della Compagnie Maguy Marin con la quale sarà impegnata durante tutti gli anni Ottanta. Nel 1990 dà vita alla sua Companhia de Danças e dal 2004 si stanzia a Rio de Janeiro dove sviluppa un lavoro tra creazione artistica ed azione pedagogica nella favela Maré. Militante fervente e utopista risoluta, Rodrigues è attratta dalla connessione tra i linguaggi artistici e l’evoluzione sociale. Furia, lo spettacolo ospitato dal Ref19, è stato presentato in una lunga tournée nei maggiori spazi europei tra i quali il Théâtre National de Chaillot e Le Centquatre a Parigi, il Kunstenfestivaldesarts a Bruxelles, il  Wiener Festwochen a Vienna e  il Künstlerhaus Mousonturm di Francoforte.

AKRAM KHAN – Akram Khan è oggi uno dei coreografi e danzatori più acclamati al mondo. In poco più di 18 anni di carriera ha contribuito in modo significativo allo sviluppo delle arti nel Regno Unito e all’estero. Una reputazione costruita successo dopo successo, con produzioni visionarie, altamente accessibili e rilevanti come Until the Lions, Kaash, iTMOi (In The mind Of Igor), DESH, Vertical Road, Gnosis e zero degrees. Tra le sue più celebri collaborazioni si annoverano: il National Ballet of China, l’attrice Juliette Binoche, la ballerina Sylvie Guillem, i coreografi e danzatrori Sidi Larbi Cherkaoui e Israel Galván, la pop-star Kylie Minogue e la star dell’indie rock Florence and the Machine; gli artisti visivi Anish Kapoor, Antony Gormley e Tim Yip, lo scrittore Hanif Kureishi e i compositori Steve Reich, Nitin Sawhney, Jocelyn Pook e Ben Frost. Tra i momenti più celebri della sua carriera, invece, vi è la creazione di una sezione della Cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Londra del 2012 che è stata accolta con unanime consenso. Come coreografo, Khan ha ricevuto numerosi premi tra cui due Laurence Olivier Award per DESH e XENOS, il Bessie Award (New York Dance and Performance Award), il prestigioso ISPA (International Society for the Performing Arts) Distinguished Artist Award, il Premio Fred and Adele Astaire, l’Herald Archangel Award all’Edinburgh International Festival, il South Bank Sky Arts Award e otto Critics ‘Circle National Dance Awards, tra cui l’Outstanding Male Modern Performance per XENOS. Khan è stato premiato con un MBE per il contributo alla danza nel 2005. Ha inoltre ricevuto la laurea ad honorem dall’Università di Londra e dalle università di Roehampton e De Montfort. È infine membro onorario del Trinity Laban. Khan è un artista associato di Sadler’s Wells e Mountview, Londra e del Curve, Leicester.

Fonte: Ufficio Stampa GDG Press

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