E’ uscito lo scorso 8 settembre “The Source” il nuovo album di Tony Allen che segna un ritorno alle sua più antica passione: il jazz. Il disco viene pubblicato dalla prestigiosa etichetta Blu Note/Universal, è stato registrato in analogico e vede la collaborazione di ospiti illustri come Damon Albarn e Daniel Zimmermann.
Definito da Brian Eno il miglior batterista di tutti i tempi, Tony Allen è reduce in questi giorni dalla collaborazione nel nuovo disco di Jovanotti che lo ha presentato come “uno dei suoi eroi”. Il Padre dell’Afrobeat arriverà a Roma in occasione del Romaeuropa Festival il 1 ottobre insieme a Jeff Mills, uno dei maggiori esponenti della techno di Detroit, per un’unica data italiana .
Un live imperdibile all’Auditorium Parco della Musica in cui due mondi in apparenza distanti si intrecciano in un amalgama sonoro che unisce passato e futuro. Uno show trionfale, presentato in anteprima il 14 dicembre scorso al New Morning di Parigi, storico tempio del jazz della Ville Lumière, condiviso online da arte.tv e seguito da migliaia di persone.
Radici nigeriane e ritmi africani nel sangue, un suono legato alla tradizione ma proiettato con potenza nell’oggi: la lunghissima carriera Tony Allen ha contaminato i gusti musicali di tutto il mondo. Grazie a lui, l’afro-beat ha scalato vette internazionali ed è diventato uno dei generi africani più influenti sul sound occidentale e il linguaggio musicale che meglio rappresenta il concetto di musica afro americana contemporanea. Lo “stregone di Lagos” racchiude la vitalità e la forza primordiale di questi ritmi unendola alla voglia di sottometterli a nuove sperimentazioni con suoni moderni. Dopo l’incontro nel 1969 con Fela Kuti, con il quale incide più di 50 dischi, la sua carriera lo porterà ad intraprendere una ricerca ininterrotta tra le sonorità dell’Afrobeat originale ed emancipazioni multidirezionali, attuando anche infinite collaborazioni con artisti del calibro di Damon Albarn, Moritz von Oswald e Paul Simonon dei Clash. Nel suo ultimo disco “Film of Life” (2015) Allen riscrive la sceneggiatura della sua carriera ma continua a guardare avanti, miscelando la vitalità primordiale dei ritmi africani a jazz, dub e rock.
La Detroit Techno è invece il marchio di fabbrica di Jeff Mills, uno dei pilastri della scena clubbing internazionale nonchè finissimo sperimentatore e ideatore di progetti ibridi che spaziano dalla musica classica all’elettronica per arrivare al J-Pop. Un alieno in grado di coniugare progetti apparentemente agli antipodi, come ad esempio la “ricerca di spontaneità” elettronica in “Exhibitionist 2” con una performance con un’orchestra sinfonica per la BBC o la reincisione di una colonna sonora per il capolavoro cinematografico di Fritz Lang “Metropolis”, ma riuniti sotto un comune denominatore: l’impulso alla ricerca, il desiderio di novità. Ed è proprio questo istinto, unito a un indiscutibile talento, che lo ha spinto a uscire dal guscio americano e lo ha fatto diventare una star internazionale, permettendogli di esibirsi sui migliori palcoscenici del mondo, dal Museo della Musica di Parigi alla Royal Albert Hall di Londra.
Già all’apice delle loro rispettive carriere, questi due giganti della musica continuano a mettersi in gioco e mescolano nuovamente le loro carte in tavola, dando vita a una jam session jazz in salsa techno dai ritmi forsennati, dove gli stili inconfondibili dei due musicisti si scontrano, promettendo temperature di fusione altissime.
Foto in evidenza: Jeff Mills
Fonte: Ufficio Stampa GDG press