Danilo Da Rodda (voce recitante) e il cantautore Marco Massa saranno di nuovo protagonisti, nell’ambito della stagione “Teatro al buio” organizzata dall’Isttiuto dei Ciechi di Milano, che li ha già ospitati, in passato, con grande successo di pubblico, con gli spettacoli “Clandestino” e “Lettera per Quanti”.
Giovedì 13 giugno, nell’oscurità più completa nella quale saranno immersi insieme agli spettatori, Da Rodda e Massa porteranno in scena «L’arte della fuga»: scrita da Danilo Da Rodda e Marina Brualdi e interpretata dallo stesso Da Rodda, la pièce racconta del ring che è un palcoscenico, così come il palcoscenico è un ring: qui, un pugile, funambolo tra le sedici corde, inventa la sua storia, mescolando sogni, ricordi e rimpianti. Racconta la sua verità sul mondo, perché, se ogni uomo vive nella storia che si racconta e che racconta al mondo “non tutto è del tutto vero. Non tutto è del tutto falso”.
Il perfeto contraltare del racconto di Da Rodda è Marco Massa che, per questo lavoro, ha elaborato suggestivi ambienti sonori che si pongono come vera e propria ossatura musicale dello spetacolo, mescolando sonorità elettroacustiche, canzoni e loop con l’ausilio di macchine, computer, voce e tromba.
Danilo Da Rodda è insegnante, architetto e artista, è stato allievo di Luigi Veronesi e Tito Varisco. Dal 1988 ha firmato numerosi progetti architettonici e partecipato a esposizioni d’arte e di design a carattere nazionale e internazionale. La sua intensa attività artistica lo ha portato a sperimentare e cercare la compenetrazione di diversi linguaggi come la pitura, la scultura, la scenografa, il restauro, la video arte e il teatro. Ha collaborato alle diverse fasi del progetto “Correggio musica e colore” dove ha potuto esplorare i diversi rapporti tra musica e pittura. Da anni affianca l’attività artistica a quella di docente, occupandosi, in particolare, di sperimentazione progettuale con l’obiettivo di ampliare l’esperienza creativa dei ragazzi. Numerose sono state le sue partecipazioni a festival di teatro di strada. Nel 1978 ha scritto e interpretato «Utopia». In anni recenti ha dato vita ad un frutuoso filone di opere da realizzare completamente “al buio”, messe in scena presso l’Isittuto dei Ciechi di Milano, come «Clandestino» e «Lettera per Quanti».
Cantautore e polistrumentsta, Marco Massa è sempre più avviato ad una concezione musicale ampia, sconfinata e capace di trascendere generi e stilemi a favore di un sound unico, articolato, in grado di far convivere parole e suoni, canzoni e loop, voce ed elettronica per costruire un percorso di esperienza emozionale e, al tempo stesso, culturale. Il suo primo lavoro discografco è «Come unTuareg», al quale seguono «Nelle migliori famiglie», «Sono proprio un duro», «Io sono freak», «A volte arriva il jazz» e «Sono cose delicate». Album che hanno confermato e rafforzato la sua vena poetica, portandolo ad ottenere numerosi riconoscimenti di prestgio tra cui il “Premio Musicultura”, il “Premio Sergio Endrigo”, il “Premio Franco Enriquez” e il “Premio Taomoda Awards: Music & Social”. Oggi Massa esprime una sempre maggiore predilezione per la musica alternativa, di derivazione nordeuropea, sulle tracce di Jan Bang, Jon Hassell, Erik Honoré e David Silvyan. Diverse le collaborazioni con colleghi illustri del mondo del jazz e della canzone come il pianista e amico fraterno Renato Sellani, Francesco Baccini, Tiziana Ghiglioni, Tullio De Piscopo, Eugenio Finardi, Armando Corsi, Nicola Stilo, Massimo Moriconi e molti altri.
Fonte: Ufficio Stampa AH-UM – Andrea Conta