Le bestie siamo noi, umanità derelitta, alla ricerca del proprio fattore, un deus ex machina che non appare mai e si intuisce, si teme, non si conoscono i suoi disegni, se li ha.
Accadimenti, dal percorso iniziale della vita sulla terra, una tribù umana e ferina, che trae dal movimento il ritmo di una vita senza senso. Perciò il movimento continuo indica la ricerca dello scopo per emanciparsi dalle suggestioni paradisiache circoscritte.
Questo popolo di uomini e donne è alla ricerca della propria libertà, fisica e interiore. Il percorso è lungo e la prima scelta è di tornare ad essere se stessi, nella propria nudità, come vermi, come esseri trogloditi, come i primati, scimmie a cui apparteniamo e dai quali ci siamo ‘evoluti’.
Non servono abiti per coprire le nostre nudità. Serve riconciliazione con il nostro spirito, consapevolezza della fatica, della nostra condizione di solitudine, alla ricerca del nostro autore che di tanto in tanto, natura benigna o matrigna, lancia sollecitazioni sulla scena sotto forma di giochi, stracci, armi contundenti, confini da sigillare.
La reazione umana è composita, di solidarietà quando il pericolo indefinito minaccia la specie, di ostilità e di lotta intestina quando il potere si insinua e scompagina la compattezza conquistata poco prima in formazione a testuggine come per contrastare un pericolo indefinito eppure imminente.
Neppure un Prometeo che sciolga con il fuoco la durezza degli dei. Siamo come l’essere primigenio che raccontava, Aristofane, tagliato in due per la sua insolenza, vaga tutta la vita alla ricerca dell’altra parte di sé, alla conoscenza di se stesso che trova nell’altro/a in un percorso d’amore, accompagnato dalla melodia di una canzone che getta fra gli esseri spauriti una nota celestiale e invoglia alla danza e a gesti di tenerezza.
Gli antichi attribuivano la colpa della nostra condizione infelice agli dei. Priamo lo dice apertamente agli anziani che osservano il campo d’armi che si stende davanti alle porte Scee, indispettiti all’arrivo di Elena, la bellezza, la contesa. Così Zeus è indisposto ad ascoltare le preghiere di Atena a favore di Ulisse: ‘Gli uomini! Se la prendono con noi e alla minima difficoltà ci chiedono aiuto…’
Siamo ‘maschere nude’, consapevoli della nostra debolezza che si trasforma in potenza quando alla fine tutti noi, i 14 attori, esibiamo i nostri corpi, nudi, di fronte al mistero della vita. Una grande regia, una grande prova degli attori che hanno dovuto superare se stessi.