Il rapporto tra padre e figli, un rapporto ancestrale che sa di mito è A Number di Caryl Churchill, nella traduzione italiana di Monica Capuani, regia Luca Mazzone, interpretato da Giuseppe Pestillo e Massimo Rigo, andrà in scena al Teatro Libero, che lo produce, venerdì 8 e sabato 9 febbraio alle 21.15.
Considerata tra le più grandi autrici contemporanee, la britannica Caryl Churchill nel testo di A Number affronta il tema dell’eugenetica mantenendo il carattere più rappresentativo della sua produzione: una narrazione frammentaria e a tratti surrealistica.
Cosa succede se un padre, dopo la tragica morte della compagna, madre di suo figlio, si ritrova da solo con il proprio ragazzo? Cosa succede se questo padre è giovane e con problemi esistenziali tanto grandi da tenerlo lontano dalla propria compagna e dal proprio figlio? Cosa succede se questo padre, nella società contemporanea, dove la perfezione e l’adeguatezza sono diventati i nuovi dogmi da onorare, vuole avere una nuova possibilità per essere un “bravo” padre?
Churchill si interroga sul tema della replicabilità, sul fatto che l’uomo, oggi, con l’avanzamento vertiginoso del progresso scientifico, può sostituirsi a Dio, e creare tutti a sua immagine e somiglianza, tutti i suoi figli così come li vuole, fatti con lo stesso materiale grezzo di base, perfetti, carini. Uno spettacolo che riflette sul valore della vita umana nella sua unicità, nella irripetibilità di ciascun uomo. Un’indagine che oltrepassa limiti temporali e spaziali, ecco cosa è A Number: il rapporto tra padre e figlio nella sua dimensione più precipua del mito, quello fatto di legami ancestrali, non detti ontologici che sottendono, nella relazione stessa, l’elemento dell’unicità e della natura, in una contrapposizione al nutrimento e al contesto, qui alla scienza.
Natura e Scienza divengono, dunque, poli di una nuova contrapposizione che vede Salter, un padre, e Bernard, un figlio, giocare una danza tra la vita e la morte, tra l’amore e l’odio, tra la natura, appunto, e la scienza. Il figlio diventa testimone di un fallimento, quello del padre, cui si vuole porre rimedio dando un’altra chance, un’altra mano in un gioco dove si ricomincia, perché si può replicare, forse all’infinito.
Fonte: Ufficio Stampa Teatro Libero Palermo