Il salone dell’Associazione Regionale Pugliesi a Milano ha ospitato, lo scorso sabato 18 marzo, la presentazione del libro di Giuseppe Messina “Papaveri rossi, il soffio caldo del favonio”.
Numerose le personalità presenti all’evento, mescolate al folto pubblico che ha accolto calorosamente l’autore nella sua tappa milanese. Aperta dall’intervento del Presidente dell’associazione Gen. Camillo de Milato e condotta dall’avv. Agostino Picicco, la presentazione è stata coordinata dal responsabile della comunicazione dell’associazione Giuseppe Selvaggi.
Una presentazione che si è dipanata tra interventi, letture di brani dell’opera e domande all’autore spesso non solo attinenti all’opera.
Giuseppe Messina ha risposto ai numerosi quesiti posti dai pugliesi residenti a Milano sui vari argomenti trattati nel libro, sul suo modo di interpretare gli antichi ricordi che hanno dato vita all’opera e su alcuni racconti in essa contenuti che, sebbene autobiografici, hanno sicuramente una valenza sociale di straordinaria attualità.
Messina non si è sottratto neppure alle domande strettamente connesse alla situazione sociale e politica in cui versano alluni tratti del territorio pugliese, rispondendo coerentemente con il suo pensiero, ma esternando anche coraggiose prese di posizioni manifestamente condivise dal pubblico con spontanei scrosci di applausi che hanno inframmezzato i suoi interventi.
Lasciamo però la descrizione del lavoro di Giuseppe Messina alle belle parole del prof. Paolo Rausa, autore e regista teatrale, voce narrante dei brani letti in sala.
Giuseppe Torregrossa
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La cosa più bella. Alcuni un esercito di cavalieri, altri di fanti, altri di navi dicono esser la cosa più bella sulla nera terra, io invece quello che s’ama.
Saffo e la poesia, al centro dei suoi pensieri l’amore.
Lo stesso sentimento muove Giuseppe Messina a raccontare le peripezie della sua terra, l’omphalós, l’ombelico del mondo, Foggia con il suo territorio, il tavoliere delle Puglie, il Gargano con le spiagge, il mare cristallino e la foresta umbra. Anche per lui è l’amore che muove il mondo, un amore intriso di dolore per le distruzioni e i lutti della guerra di cui restano sembianze ad ammonire i campi rosseggianti degli esili papaveri rossi. Foggia diventa emblema dell’umanità che si arrabatta a guarire le ferite della guerra che ha lasciato ovunque lutti e distruzioni. Eppure lo spirito di sopravvivenza, di tenacia del popolo foggiano contadino per eccellenza riesce a risollevarsi pian piano, a ricostruire il tessuto urbano gravemente danneggiato, a volte senza rispettare la sacralità e l’antichità dei luoghi sacrificati sull’altare dello sviluppo.
Il favonio è il vento caldo dell’estate, di questo nostro sud riarso, caldo e umido, ti prende l’anima e la riconquisti la sera quando la brezza che viene dal mare ti soffia in un orecchio le storie dei marinai e pescatori.
Giuseppe Messina scrive un romanzo di formazione, i passaggi tra la fanciullezza e l’età più adulta quando compaiono i primi sentimenti d’amore che si rispecchiano negli occhi di Sofia, un amore perduto e chissà ritrovato nel ricordo dolce, e di Franca, più giovane di lui ma già capace di sconvolgere il suo mondo interiore.
Giuseppe Messina passa in rassegna la sua famiglia, le storie passate, la prigionia del padre, i suoi sforzi per inserirsi nella società smarrita, l’affetto per la madre, e poi tanti personaggi del suo paese, tanti angoli in cui si è dipanata una storia semplice ma intensa, come è intensa l’esistenza nel sud.
Gli studi classici, gli insegnanti, i compagni di avventura, accompagnano le giravolte della vita che si afferma con desiderio, con passione e con inveterato amore.
‘Papaveri rossi, il soffio caldo del favonio’, Casa Editrice Kimerik, Patti (Me) 2016, pp. 297, € 16,30