Terza giornata, domani 4 settembre, della XI edizione del Festival Giornalisti del Mediterraneo di Otranto, nella quale si parlerà di fake news anche con la testimonianza di Maria Badalamenti, pronipote di “don Tano”, autrice del libro “Sono nata Badalamenti” scritto per smentire le pesanti illazioni circolate on line sul padre, vittima delle vendette trasversali mafiose. Gli altri temi in programma: la professione del giornalista, par condicio e media e il tema del soccorso in mare con la testimonianza del Sovrano Ordine di Malta che vedrà la partecipazione di Gabriele Checchia, ambasciatore dell’Ordine di Malta presso le Nazioni Unite a Roma. Sempre domani sera l’inaugurazione della mostra (Largo Porta Alfonsina) sulla storia millenaria dell’Ordine di Malta, antica istituzione cattolica impegnata in ambito umanitario e diplomatico in tutte le principali aree del pianeta teatro di guerre, disastri naturali, violenze.
Pronipote di Gaetano, capo della cosca mafiosa di Cinisi morto nel 2004 in un carcere americano, Maria Badalamenti ha deciso di raccontare la verità per smentire le illazioni sulla sua famiglia. “Sono nata Badalamenti”: si chiama così il libro con il quale Maria, nata a Palermo con un cognome pesante, affronta il pregiudizio e il disprezzo che quel cognome ancora oggi evoca, con tutto il carico di affari, sangue, violenza. Mafia. Il padre Silvio, nipote del boss “don Tano”, unico esponente della famiglia non affiliato a “Cosa nostra”, viene ucciso mentre sta andando a piedi a lavorare, nel 1983, da un commando mafioso: quando i corleonesi vincono la guerra di mafia e Badalamenti diventa un nemico da abbattere. Tano si rifugia in Sudamerica e poi negli Stati Uniti, dove mette in piedi la “Pizza Connection”. Gli uomini di Riina fanno terra bruciata attorno al loro storico nemico. Maria ha nove anni, la sua vita cambia per sempre. Ma ha dovuto aspettare di diventare adulta, di prendere consapevolezza anche del suo temperamento che definisce “libero”, di vivere sulla propria pelle e quella della sua famiglia cosa significa portare quel cognome ancora oggi a Palermo. Ha dovuto aspettare di diventare madre per trovare la forza per abbracciare un percorso coraggioso ma necessario “per dare pace alla memoria di mio padre”, dice Maria, “e perché mia figlia non debba vergognarsi del mio cognome. Si può essere Badalamenti in maniera onesta”. Come aveva dimostrato suo padre Silvio, appunto, che aveva scelto la via dell’onestà, dello studio e del lavoro che, tuttavia, non lo hanno messo al riparo dalle vendette trasversali mafiose.
“Ci ho messo tutta la vita”, racconta ancora Maria, “a liberarmi dal pregiudizio che ancora oggi esiste a Palermo, dove ho comunque scelto di rimanere a vivere, per rispetto della scelta che all’epoca fece mio padre di non andar via. Quando sono iniziate a circolare sul web illazioni pesanti su mio padre, spacciate a mo’ di notizie ma senza che fossero minimamente documentate, con mia madre e mia sorella abbiamo navigato nel dolore, abbiamo cominciato una battaglia legale per fare pulizia di articoli e titoli falsi. Nel massimo della disperazione, nasce l’idea del libro come strumento per fare chiarezza. L’ho scritto di getto in appena due mesi, ma ci ho impiegato cinque anni prima di riuscire a pubblicarlo, ho dovuto combattere tantissimo prima di trovare un piccolo editore coraggioso. Sono fortunata perché lungo la mia strada ho trovato tante persone che mi sono state e mi sono vicine. Anche perché chi fa antimafia vera, è condannato a restare da solo”.
Tra queste persone anche Paolo Di Giannantonio, giornalista Rai del Tg1, che modererà l’incontro di domani e che ha incontrato diverse volte Maria Badalamenti, che definisce “un personaggio straordinario, una donna di grande coraggio”. “Un coraggio che va sentito, rispettato e rilanciato”, prosegue Di Giannantonio. “Abbiamo la fortuna di avere una persona che sceglie di non stare in silenzio e che caparbiamente ripete la verità. E quindi diventa un personaggio quasi unico, anche per la forza e l’importanza di quello che scrive: oltre all’aspetto personale, racconta di don Tano, della guerra di mafia che c’è stata in Sicilia e, per stare al tema delle fake news, della vicenda di cui è stata vittima con la sorella e la madre. Il padre è stato ucciso per il suo cognome, per la cosiddetta vendetta trasversale. Tutto questo ci ricorda che la mafia esiste, ma ribadisce anche il no coraggioso alla mafia”.
Badalamenti e Di Giannatonio discuteranno di disinformazione e fake news con Gianni Svaldi, presidente di DocPress, e Francesco Bruni, avvocato ed ex senatore, che sottolinea “la necessità di introdurre strumenti di difesa significativi per combattere non un singolo problema, ma un fenomeno dilagante. Fake news e disinformazione, notizie addomesticate che servono interessi di parte costituiscono un problema che ha diversi impatti: la tutela dei diritti del consumatore, il libero orientamento del cittadino-elettore, l’utente che si interfaccia con la pubblica amministrazione. Un fenomeno che non è facile arginare, già solo per l’aspetto tecnologico. Ecco perché servono strumenti di difesa significativi”.
Fonte: CS Rosaria Bianco – Associazione Culturale “Terra del Mediterraneo”