La poetica dell’oggetto è il tema dominante della stagione espositiva organizzata dal Comune di Monte Vidon Corrado in collaborazione con il Centro Studi Osvaldo Licini, che culminerà con la mostra “L’altra realtà: le nature morte di Osvaldo Licini” prevista dal 20 luglio al 3 novembre presso la casa museo.
La prima mostra sul tema è “Tanto rumore tra i sogni” di Grazia Cicchinè ospitata nelle sale del Centro Studi Osvaldo Licini dal 30 giugno al 28 luglio. I suoi assemblage sono residui di pensieri, di emozioni, sono rimandi, citazioni amorevolmente e faticosamente tradotti in reliquiari pagani di un passato personale che sublimato nella ritualità della creazione artistica acquisisce un valore universale.
Sono realizzati con materiali vari, cartapesta, pezzi di seta, di pizzo, resina, ritagli di carta stampata, rete metallica, spago composti cucendo, ritagliando, annodando, ricamando, con lo spirito proprio dell’arte popolare che fonde devozione, superstizione, fantasia, ingegno per sopperire alla scarsità di strumenti. L’indissolubile osmosi tra arte e vita, la riflessione sull’essenza e insieme sulla condizione esistenziale femminile, la percezione della misura del tempo, la sacralità dell’arte: queste sono le tematiche di fondo della ricerca che l’artista conduce da lungo tempo sul piano filosofico ed estetico. È un’arte colta e raffinata quella di Grazia Cicchinè, che si alimenta di un fecondo substrato di conoscenze, caratterizzata da cura e da altissima téchne sul piano esecutivo e da un’euritmia sul piano estetico, con una complessità di significato che attiene alla sfera emotiva, analogica e a quella riflessiva, analitica.
A un livello più profondo, ancestrale, c’è l’archetipo della tessitura, il lavoro manuale femminile per eccellenza, presente in tutte le culture, pregno di valenze simboliche legate alla creazione, alla vita, all’armonia. Nonostante il mito riconosca ad Arianna il merito di aver fornito a Teseo il filo della logica per uscire dal caos del labirinto, per secoli si è ritenuto che le donne non fossero in grado di avere un’autonomia di pensiero ed attitudini intellettuali. Come nel tempo dell’attesa di Penelope, gli assemblage di Grazia sono cristallizzati in una dimensione sospesa, eternati nella sacralità della creazione artistica. Questa sospensione scaturisce da uno sguardo disilluso sulla contemporaneità dominata da superficialità e ovvietà, da una mercificazione imperante, dalla chiusura verso la diversità, a cui queste opere si oppongono testimoniando un atteggiamento femminile nei confronti dell’altro, apertura al dialogo, allo scambio, all’accoglienza. La materia attraverso la ritualità creativa si fa poesia, diventa canto di sirene, storia di principesse, volo di farfalle: sono opere che ci portano lontano, ci trascinano nel sogno di chi le ha create intrise come sono di quell’aura che secondo Benjamin distingue l’arte da qualsiasi altra produzione umana.
Fonte: Centro Studi Osvaldo Licini