La notizia del rinvenimento del corpo di Noemi, sedicenne di Specchia nell’entroterra salentino a ridosso di S. Maria di Leuca ‘de finibus terrae’, mi ha raggiunto sul trenino delle Sud-Est che mi portava dal mio paese natale, non distante da quello, verso il capoluogo salentino per il rientro al nord. Strapieno di ragazzi e giovanissimi usciti da scuola, che rientravano ai loro paesi. Della stessa età di Noemi o quasi. Hanno accolto con sgomento la notizia come una disgrazia capitata a un loro coetanea per mano del suo ‘fidanzatino’ a colpi di pietra, come si usava nel mondo antico, nella notte dei tempi, alle azioni delittuose dei primi uomini riportate dalla Bibbia.
Come i fatti terribili narrati nelle Metamorfosi di Ovidio sui quali gli dei stendono un pietoso velo, trasformando i personaggi coinvolti in uccelli per poter finalmente innalzarsi in volo. Per amore, per troppo amore che finisce in odio.
La violenza è dentro di noi e interroga tutta la società, in particolare quella salentina. Una terra, il Salento, che ha conosciuto la notorietà turistica, ma anche la devastazione ambientale. La tradizione resiste nelle sonorità, nella pizzica, ma ormai di quel canto, di quelle nenie si è perso il significato, il sapore di sale. E’ rimasto il languore. Conosco Specchia e Alessano, terre di contadini pugnaci che lavorano una terra ‘ mara e nicchiarica, come dice il poeta, di santi come don Tonino Bello, di culti popolari diffusi, della taranta di S. Paolo, di giovani che si annoiano, di speranze maturate nelle aule universitarie di tutta Italia che allontano dal ritorno al paese natio.
Di questo fatto resta la ferocia, l’ennesima pretesa da parte degli uomini – ora trasferita ai giovanissimi! – di poter disporre del corpo della donna fino a togliere la vita alla compagna pur di non consentirle di decidere se rimanere con un violento o di lasciarlo per riorganizzare la propria vita.
Gli uomini, noi uomini, siamo chiamati in causa pesantemente quando con i nostri comportamenti prepariamo la strada all’irreparabile. Tornare al rispetto dell’altro è necessario e indispensabile e al rispetto della legalità, che non si fa da sé. Quando riduciamo ad un bambinata lo stupro pensato, organizzato e messo in atto da ragazzi amici della vittima, quando impediamo ad una donna di essere libera, quando soffochiamo il diritto a vivere allora dobbiamo correre ai ripari e ri/costruire una nuova società che faccia del rispetto e dei diritti i nuovi pilastri della nostra vita, della nostra terra.