“La sollecitazione percettiva martellante e continua ci ha abituato alla convivenza con più schermi, con sovrapposte informazioni, frammentate e generate da diverse fonti, all’oscillazione continua tra elementi di realtà e virtualità. Si manifesta un’esigenza di uscire dallo schermo per forzare i suoi limiti, distribuirsi nello spazio, integrarsi con una teatralità ambientale e performativa”. (A. Balzola, P. Rosa, L’arte fuori di sé)
La città come non l’avete mai vista: giochi di luce che interagiscono con il pubblico, palazzi abbandonati che rivivono con nuovi colori, proiezioni che catapultano lo spettatore in dimensioni diverse spingendolo a guardare quello che lo circonda con occhi nuovi.
E’ Pomezia Light festival, la manifestazione di light art, organizzata da Opificio in collaborazione con il comune di Pomezia, che torna per la sua seconda edizione dal 21 al 23 settembre.
Un festival fortemente legato al suo territorio che punta sulla necessità di riappropriarsi della relazione con lo spazio cittadino.
23 artisti di cui 7 internazionali, 13 interventi artistici, 1 chilometro e mezzo di percorso per oltre 1000 metri quadrati di luce, una sezione dedicata agli artisti under 35 finanziata dal bando Siae SILLUMINA, più di 50 universitari e liceali al lavoro: tre giorni in cui Pomezia sarà invasa da opere artistiche multimediali, digitali, luminose, selezionate tra una rosa di artisti che hanno risposto alla Call for Artist indetta lo scorso novembre.
Tema di questa edizione è la Smart City, ovvero la città intelligente e ideale che già gli intellettuali e architetti del Rinascimento immaginavano, ipotizzando un luogo in cui l’armonia e la bellezza dell’architettura si sposassero con la lungimiranza del governo politico e la vita associata della comunità civica, fondendo insieme estetica, funzionalità e ideali. Pomezia Light Festival aspira a tutto questo esplorando l’argomento attraverso l’arte e la cultura.
Le opere del festival ridisegneranno le strade della città, neutralizzando ogni distanza tra artista e fruitore, entrambi attori protagonisti sul terreno comune dello spazio urbano.
L’obiettivo è produrre arte sul territorio, per il territorio, con la cittadinanza, arrivando a generare un intervento di rigenerazione urbana, ovvero azioni di recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio preesistente. L’effimero che diventa permanente.
“Il Light Festival torna ad illuminare Pomezia – dichiara il Sindaco Adriano Zuccalà – Dopo il successo dello scorso anno rilanciamo con artisti italiani e internazionali che trasformeranno la Città in un moderno museo a cielo aperto, con opere, performance, installazioni digitali e luminose. Coniugare cultura, arte, turismo e nuove tecnologie è una sfida che Pomezia può vincere: è per questo che siamo orgogliosi di organizzare e ospitare un festival delle luci dal sapore europeo. Un evento che vogliamo diventi un appuntamento annuale per il nostro territorio e che crediamo possa coinvolgere sempre di più cittadini, turisti, attività commerciali e strutture ricettive”.
Oltre 20mila presenze, 4 masterclass, 30 artisti con 14 operazioni artistiche diffuse sul territorio. Questi i numeri della scorsa edizione del festival che quest’anno ha voglia di crescere ancora anche attraverso la conquista di un pubblico internazionale.
Pomezia – è la convinzione degli organizzatori – lo consente: è una città moderna ma con una storia importante; è uno snodo viario fondamentale per gli spostamenti nella Regione; è il polo industriale più importante del Lazio, settimo comune come popolazione; è una sede universitaria e ha strutture urbanistiche che si prestano efficacemente alla realizzazione di interventi estetici luminosi.
Pomezia Light Festival si articola in tre sezioni: AroundTheCity, dedicata a interventi sulla città quali digital performance, live media performance, video teatro, video installazioni, installazioni luminose, light art, light design, digital art; EyesUpTower, tesa a raccogliere esclusivamente proposte di video mapping o live mapping sulla Torre Civica, fiore all’occhiello di Pomezia; e FunAtBeach, sezione dedicata alle live performance, con un occhio di riguardo per AV performance, live cinema, VJing.
Il pubblico sarà messo alla prova con “PKK” (Proiezione Kon Kinect), realizzata dall’Associazione HackLab Terni. Grazie all’utilizzo di un doppio sensore a raggi infrarossi, gli spettatori possono partecipare attivamente alla realizzazione di un’opera attraverso i soli movimenti del corpo. Altro progetto interattivo è “I+I=III” del collettivo Crono (Federico Cecchi e Andrea Daly): un “termometro” che registrando la frequenza delle presenze degli spettatori modifica le luci in base ai partecipanti generando un’esplosione di colori.
Per vedere con occhi diversi una città, ecco il tour virtuale della “Scatola del vento” realizzato dal duo FANNIDADA (Fanni Iseppon e Davide Giaccone): un viaggio a tappe in cui le immagini si modificano grazie a una bicicletta autoalimentata con batterie e pannelli solari.
Luoghi della città come non li avete mai visti grazie a “SPACE DISLOCATION” di Nerd Team, duo estone composto da Jari Matsi e Judith Parts. Insieme ridanno vita a edifici scolastici inanimati e spogli, riempiendo di colore e luce il grigio delle pareti e il vuoto delle finestre, aggiudicandosi il titolo di “Frankenstein del Pomezia Light Festival”. Vita diversa anche per la Torre civica della città, trasformata dall’abilità di Vj Alis, alias Alice Felloni: suoni sperimentali e colori futuristici si fondono in un viaggio attraverso il tempo, la mente e la prospettiva di “Prospectiva Mentis”.
Per riflettere sulla percezione del tempo e la continua ricerca di equilibrio, ecco “SHISHI ODOSHI” di MEDIAMASH STUDIO (Luca Mauceri e Jacopo Rachlik); mentre “#intervalli@plf.mov” di Francesco Elelino e Rakele Tombini esplora attraverso videoproiezioni il mondo del linguaggio televisivo. “NEUTRO” di Simone Sims Longo affronta il concetto di non appartenenza. Attraverso geometrie che si evolvono nel tempo e nello spazio, l’artista traduce questa la classica riflessione shakespeariana (“Essere o non essere”?) in immagini e suoni utilizzando diverse tecniche video.
Già ospite della prima edizione, Tommaso Rinaldi aka High Files presenta “FLANEUR”, ovvero un uomo alla ricerca delle bellezze della sua città. Con uno sguardo al futuro, come un eroe decadente dei romanzi del D’Annunzio, Rinaldi si lancia all’incessante ricerca del bello, di strutture e spazi che suscitino emozioni positive.
Un festival che vive di notte ma che non rinuncia alle ore diurne, dedicando ampio spazio a incontri, workshop e masterclass suddivisi in modo da coprire tutte le fasce d’età, con il coinvolgimento di esperti, studiosi e artisti. Fulcro delle attività lo smart village, la struttura che ospita gli incontri e allo stesso tempo una piazza in cui scambiare conoscenze ed esperienze.
Tra i primi ospiti confermati: Stefano Lentini, affermato musicista impegnato in colonne sonore per cinema e televisione, l’unico compositore italiano insieme ad Ennio Morricone ad essere rappresentato negli Usa da “The Gorfaine/Schwartz Agency”; Anna Maria Monteverdi, una delle più grandi esperte di digital performance e video teatro in Italia; Carlo Infante, changemaker, docente freelance di Performing Media, progettista culturale, fondatore di Urban Experience e scenarista per la resilienza futura; Daniela De Angelis, docente presso il Liceo Artistico Roma 2, svolge attività di ricerca e studio nel settore dell’arte contemporanea, ambito nel quale ha pubblicato scritti e cataloghi, in particolare sul Novecento; Roberto Renna docente presso l’Istituto di Stato per la cinematografia e la televisione, ha lavorato in Rai occupandosi di repertorio di spettacolo leggero ed è stato è stato redattore della rivista Poliscritture. Ha fondato con altri Opificio.
Gli organizzatori: chi c’è dietro Pomezia Light Festival
Opificio nasce in una scuola. Forse non in una scuola qualunque ma una scuola, l’Istituto di Stato per la cinematografia e la televisione Roberto Rossellini. Tutto è iniziato con un laboratorio sulla creatività dal nome Officina, ancora attivo. La convinzione è stata fin da subito quella di produrre comunicazione al di fuori dei circuiti consueti e con risultati che, già allora, potevano misurarsi col mondo delle professioni. Opificio è un collettivo che esplora linguaggi, tecniche, teorie, pratiche produttive, con l’avidità di chi vuole conoscere e capire ma con la barra fissa su un punto: non scostarsi mai da un’etica che è condizione indispensabile per la creazione dell’opera d’arte contemporanea. Perché ciò sia possibile due sono le vie: lo studio (Opificio arriva da una scuola) e il lavoro (si va verso il mondo). L’obiettivo è l’indipendenza, artistica, filosofica ed economica.
Foto in evidenza: Thosognataunanotteintera – Fabrizio Cicero (Foto di Vincenzo Farenza)
Fonte: GDG press