L’artista intende raccontare per immagini illustrate non solo la storia delle piante che oggi si incontrano sull’isola, ma anche quella degli scavi, e delle sensazioni che pervadono gli archeologi.
Nasce dai diari e disegni di Lorenzo Nigro, che da vent’anni dirige la missione archeologica di Mozia, isola siciliana nello Stagnone di Marsala, l’idea della mostra che inaugurerà nel nuovo Spazio Arti Floreali di Roma il prossimo 18 novembre. “I Fiori di Mozia”, che raccoglie gli acquarelli archeologici di Nigro in un percorso curato da Lauretta Colonnelli, autrice anche del catalogo dedicato, intende raccontare per immagini illustrate non solo la storia delle piante che oggi si incontrano sull’isola, ma anche quella degli scavi, e delle sensazioni che pervadono gli archeologi durante il soggiorno sull’isola nei periodi di scavo, trascinando nell’incantamento di Mozia anche quelli che non l’hanno mai vista.
Una mostra che può considerarsi un complemento all’omonimo romanzo I genî di Mozia dello stesso autore uscito per la casa editrice Il Vomere nel 2020 nel quale la gioia della ricerca archeologica, lo splendore della piccola isola e gli insegnamenti dei grandi del passato fanno da sfondo ad un giallo straordinariamente avventuroso in cui il protagonista è l’autore stesso. La mostra, in programma fino al 19 dicembre, sarà aperta tutti i pomeriggi tranne il lunedi, domenica orario continuato.
L’inaugurazione avrà luogo giovedì 18 novembre alle ore 17:30, il finissage sabato 18 dicembre alle ore 16:30.
Lorenzo Nigro (Roma, 13 dicembre 1967) è un archeologo italiano. È professore ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico e di Archeologia Fenicio-Punica alla Sapienza di Roma; è anche scrittore e acquarellista italiano.
Scava in Giordania, Palestina e Sicilia occidentale. Sull’isola di Mozia, in provincia di Trapani, ha individuato diverse strutture arcaiche – come il Tempio del Kothon e il Sacello di Astarte – e una serie di altri importanti monumenti e reperti; dal 2004 dirige la Missione Archeologica della Sapienza Università di Roma che opera a Tell es-Sultan, l’antica Gerico, Tell Sheikh Abu Zarad (antica Tappuah), e Betlemme in Palestina e nella fortezza ammonita di Jamaan e nell’antica città di Khirbet al-Batrawy, da lui scoperta in Giordania.
In quest’ultimo sito archeologico nel 2010 ne ha scoperto il Palazzo Reale, con numerosi importanti reperti del III millennio a.C., tra i quali cinque asce di rame, una collana con 630 perle e diversi torni da vasaio. Ha diretto il progetto della Cooperazione Italiana “Oasi di Gerico” per la salvaguardia e valorizzazione di 13 siti archeologici nell’Oasi di Gerico e, negli ultimi tre anni ha scritto due romanzi archeologici per l’editore il Vomere: Gerico. La Rivoluzione della preistoria (Marsala- Roma 2019); I genî di Mozia (Marsala-Roma 2020), dedicati rispettivamente all’ètà neolitica nella più antica città del mondo e alla saga della Famiglia di Giuseppe Whitaker e al mistero del tesoro di Garibaldi.
Dal 2009 è membro del Consiglio Scientifico della Fondazione G. Whitaker, Palermo, per la quale ha curato l’edizione di diversi volumi.
Fonte: Ufficio stampa Elisabetta Castiglioni