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59a Biennale di Venezia: l’installazione di Lorenzo Puglisi “Viaggio al termine della Notte” al Padiglione della Repubblica Araba Siriana nell’Isola di San Servolo.

16 Aprile 2022 by Redazione Farecultura -

L’artista, conosciuto per le sue figure essenziali bianco su nero, propone un’installazione site specific di grande impatto visivo ed emotivo: dentro una voliera metallica alta tre metri, una crocifissione su sfondo nero da cui emergono, come lampi di luce bianca, il volto, le mani e i piedi di Cristo. All’esterno e all’interno del padiglione l’artista esporrà altre creazioni, tra cui 7 tavole di zinco dipinte a fondo nero e 3 grandi olii su tela.

Lorenzo Puglisi alla 59a Biennale Arte di Venezia presenta l’installazione Viaggio al termine della Notte, una crocifissione su tavola di metallo di quasi 2 metri “imprigionata” in una gabbia di ferro, da cui emergono, dipinti di un bianco fulgido appena screziato di rosso, solo la testa, le mani e i piedi di Cristo, simbolo di forza vitale. Bagliori densi e frementi, colori materici e vibranti risalgono dal nulla e si liberano dall’oscurità per colpire sguardi e coscienze.

Annunciazione, 2021, oil on canvas, 200x150cm

È l’opera iconica, essenziale, e di grande impatto visivo ed emotivo, che l’artista esporrà dal 20 aprile al 27 novembre all’ingresso dell’Isola di San Servolo per il Padiglione della Repubblica Araba Siriana curato e diretto da Emad Kashout, con il patrocinio di Syrian Ministry of Culture e l’organizzazione di Telexservizi, in collaborazione con ArtCom.

L’installazione si colloca all’interno di un più ampio percorso espositivo in cui Puglisi presenterà altri lavori pensati appositamente per la Biennale, che creeranno un continuum artistico e concettuale dal giardino dell’isola fino all’interno del padiglione.

L’opera restituisce in modo unico e originale l’iconografia classica della crocifissione. È un dipinto a olio su metallo, dal cui fondo di colore nero emergono folgoranti pennellate di bianco che delineano solo la testa, le mani e i piedi del Cristo in croce. “La luce dall’interno della gabbia piano piano filtra dal buio e si fa strada: il simbolo della croce prigioniera nella gabbia e nel cuore dell’uomo è lì per portare una scintilla di fuoco e di speranza.

Il volto, le mani, i piedi ne sono lo strumento, rappresentano il movimento, la vita, il nostro desiderio di appartenere al mondo – spiega Puglisi -”.
Un lavoro molto intenso, materico, una nuova pittura che è essenzialità della forma, quasi astrazione e sostanza pura, che, come la scultura, opera per sintesi e sottrazione, lasciando solo qualche potente traccia, volti, mani e piedi, fatti di bianchi screziati di rosso o di blu.

Matteo e l’angelo, 2015, olio su tela, 200x150cm

Una pittura che rende unica e immediatamente riconoscibile nel panorama internazionale l’arte di Puglisi: i suoi dipinti su fondo nero sono stati esposti a Milano, Parigi, Napoli, Firenze, Londra, Berlino, Brema, Riga. Un Nero che non è assenza, bensì la forza stessa del colore, raggiunta attraverso continue stratificazioni: senza buio non ci può essere la luce.

Puglisi riprende una tradizione che nell’arte contemporanea si era completamente perduta prima di lui “guardo i grandi maestri del passato come Michelangelo, Leonardo, Goya, Picasso, Bacon, Rembrandt, Caravaggio”- spiega l’artista – filtrandola attraverso il suo sguardo, la trascende, inducendo nell’osservatore spunti di riflessione su temi cruciali ed attuali, a partire dalla croce come simbolo della condizione umana in un tempo sempre più povero di certezze e di valori, in una condizione sospesa tra il mondo orizzontale, terreno, e quello verticale, sconosciuto. “Il mio tentativo di pittura – dice Puglisi – si rivolge alla visione di qualcosa che è altro dal visibile empirico, ma col quale è inseparabilmente intrecciato e mescolato; la ricerca dell’essenziale della rappresentazione, come ambizione e fine, è legato alla ricerca di essenzialità nella vita e ne è conseguenza e speranza di conoscere. L’opera non è morta, l’opera è viva, e il suo splendore continua a illuminare gli uomini e il tempo”.

Oltre alla crocifissione, nel giardino del Padiglione Arabo Siriano Puglisi stupisce introducendo un’altra novità: dal prato emergeranno, come scintille di vita, 7 monoliti, tavole di zinco a sfondo nero di 1,35 x 1,15 metri su cui dipinge i suoi celebri volti e mani bianchi, la luce al termine della notte, un inedito e potente ciclo di opere pensate appositamente per la Biennale di Venezia.

Nell’orto degli Ulivi, 2018, olio su tavola, 130x100cm

Negli spazi interni del Padiglione, si potranno invece ammirare una serie di opere di 2 x 1,5 metri nello stile che hanno reso famoso l’artista, dipinte con tecnica ad olio su tela sull’ormai classico sfondo nero: Annunciazione, Nell’orto degli Ulivi, Matteo e l’Angelo, dei ritratti e una stupefacente Monna Lisa.

Il rapporto tra Puglisi e la Biennale apre a un gioco di affinità e antitesi tra l’aspetto visivo e concettuale, fatto di legami e contrasti, bianco e nero, spirito e materia: i due grandi occhi bianchi su sfondo nero, logo/icona della Biennale Arte 2022, rimandano ad un forte legame estetico con la pittura di Puglisi nel rapporto luce-sguardo e oscurità, un’antitesi barocca che ha sempre toccato profondamente l’artista.

Allo stesso tempo esiste un’opposizione, una divergenza di percorso con il tema dell’edizione “Il latte dei sogni”: “sento di essere interessato alla realtà – spiega l’artista – con la sua crudezza priva di preamboli a volte anche brutale e non al sogno surrealista del titolo del tema. Ciò che ci unisce, alla fine, è l’essere umano che, in ogni caso, rimane sempre al centro”.
Il titolo del Padiglione Arabo Siriano è Il popolo siriano: destino comune. “Un titolo in cui risiede il legame con la mia visione artistica, che è quella di cercare di conoscere ed interpretare la condizione umana – afferma Puglisi -. La Siria è una nazione e un luogo con le tracce più antiche di civiltà, un punto di partenza necessario per una esplorazione dell’essere umano. Una riflessione urgente in ogni epoca, ma soprattutto in questo nostro tempo, in cui da più di un secolo ci sono abbondanti risorse di vita per tutta la popolazione della Terra e dove invece continua a prevalere e dominare la violenza dell’uomo sull’uomo: homo homini lupus. Così come da più di dieci anni accade al popolo Siriano”.

Ritratto, 2019. Olio su tavola di pioppo, 190x130cm

La rappresentazione de L’ultima cena di Leonardo Da Vinci, esposta a Santa Maria delle Grazie a Milano nel 2019 con il titolo Il Grande Sacrificio e la Crocifissione, in mostra nel 2020 a Firenze accanto al crocifisso ligneo di Michelangelo, sono due potenti esempi della ricerca artistica di Puglisi. Il forte interesse per la natura umana e per il mistero dell’esistenza sono le basi tematiche della sua ricerca e lo stimolo ossessivo verso il tentativo di raffigurarla.
Il suo lavoro è frutto di un lungo percorso verso l’essenzialità della rappresentazione e denso di rimandi alla storia della pittura ad olio dal 1600 fino ad oggi. Il nero / buio – si ricordi Caravaggio – invoca la luce e accoglie il generarsi della forma, in cui Puglisi contempla l’arte del passato.
Nei suoi volti e corpi di identità sconosciute ed evanescenti, potenti apparizioni dal nulla, l’artista vede figure che trasudano stati d’animo, e affronta così la grande lezione che da Caravaggio a Picasso e Bacon manifesta attraverso la pittura la criticità dell’essere umano.
Un messaggio diretto, senza orpelli, che genera nell’osservatore un senso di enigmatica inquietudine, lasciandolo sospeso ad interrogarsi sul motivo della vita: “una grande domanda sul mistero del perché siamo qui”.

*Nella foto in evidenza: Crocifissione

Lorenzo Puglisi (Biella, 1971) è autore di una ricerca pittorica che si caratterizza per l’utilizzo diffuso del nero per creare uno sfondo di buio assoluto, dal quale si sprigionano fiotti di luce capaci di definire i volumi, i volti, le parti del corpo dei soggetti raffigurati. Negli ultimi anni la sua ricerca artistica si è focalizzata su grandi tele riferite a capolavori del passato e filtrate dalla sua iconografia. Il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre collettive e personali in spazi pubblici e privati in sedi italiane e internazionali. Nel 2019, in occasione della sua mostra personale Il Grande Sacrificio nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, ha esposto un dipinto ad olio su tavola lungo sei metri raffigurante la sua visione del Cenacolo Vinciano, per commemorare il 500esimo anniversario della morte di Leonardo Da Vinci; una monografia sul suo lavoro è stata pubblicata dall’editore tedesco Hatje Cantz (Berlino), con un saggio di Mark Gisbourne. Durante Frieze London 2019 ha esposto nella Cripta della Chiesa di King’s Cross St. Pancras a Londra e nello stesso anno il direttore degli Uffizi dott. Eike Schmidt gli ha commissionato un autoritratto per le collezioni delle Gallerie degli Uffizi. Nel 2020 ha inaugurato una mostra nella Basilica di Santo Spirito a Firenze con uno dei suoi dipinti, Crocifissione, davanti alla crocifissione lignea di Michelangelo.

Fonte: Ufficio stampa MABA Comunica

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