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La gru è un uccello dalla forte valenza simbolica in Asia orientale e, per la sua bellezza e le sue movenze aggraziate, è considerato un generico emblema di buon augurio.
![La stagione delle gru. Rotazione nella galleria giapponese del MAO di Torino. 1](https://www.farecultura.net/wp-content/uploads/2022/06/8722-Jd32.jpg)
Per la sua capacità di compiere lunghe migrazioni, che creano l’illusione di un perpetuo ritorno da luoghi lontani, in Cina le gru sono anche state associate agli immortali taoisti, per i quali, secondo l’iconografia tradizionale, costituiscono spesso il mezzo di trasporto prediletto. Queste messaggere delle divinità sono quindi, prima di tutto, una metafora di longevità.
In occasione di una delle periodiche rotazioni a scopo conservativo che interessano la galleria giapponese, viene esposta la raffinata coppia di paraventi “Gru (tsuru)” del XVII secolo: quindici gru di varie specie sono raffigurate in un ambiente palustre, avvolto in una nebbia dorata. Il baluginio e la luminosità dei paraventi, che quasi rischiarano la sala, sono dovute al prezioso sfondo in foglia d’oro (kinpaku), riportato al suo antico splendore grazie a un restauro finanziato nel 2011 dall’Associazione Amici della Fondazione Torino Musei.
Lo stile naturalistico è caratterizzato dalla pienezza dei colori, da un’attenta ricerca di pose differenziate ed eleganti e dall’armonia dell’insieme.
Nella stessa sala sarà collocata un’altra coppia di paraventi a sei ante risalenti al XVII secolo che raffigura una ricca composizione di crisantemi in fiore. Il soggetto è di origine cinese, richiama la stagione autunnale ed è simbolo della vita appartata del letterato lontano dagli incarichi ufficiali. In Giappone conobbe un grandissimo successo, tanto da essere adottato anche come stemma dalla famiglia imperiale: una corolla di crisantemo dorata a 16 petali, che evoca lo splendore del sole.
![La stagione delle gru. Rotazione nella galleria giapponese del MAO di Torino. 2](https://www.farecultura.net/wp-content/uploads/2022/06/8722-Ja12.jpg)
La rotazione conservativa prosegue al secondo piano della galleria giapponese con l’esposizione di otto kakemono, i delicati dipinti su rotolo verticale, e una selezione di lacche, tra cui emerge una scatola per la cerimonia del tè (chabako) con fondo rosso e fini tralci vegetali decorati con foglie e fiori in rilievo in ceramiche di vari colori, metalli dorati e madreperla. Lo stile evocato è chiamato “Haritsu”, dal nome del poliedrico artista Ogawa Haritsu (1663-1747), apprezzato decoratore di lacche polimateriche, pittore e poeta di haiku.
*Foto in evidenza: Gru (tsuru) – parte sinistra. Paravento dipinto a sei ante. Otto gru lungo un corso d’acqua (XVII sec. Dinastie: Edo – Tokugawa). Inchiostro, tempera e ‘gofun’ su foglia d’oro; supporto di carta. Montatura su struttura in legno laccato con borchie metalliche, bordo di seta damascata.
Fonte: Ufficio stampa Fondazione Torino Musei