Una produzione Teatro Nazionale di Genova, Tieffe Teatro Milano, Viola Produzioni, in scena fino al 12 marzo 2023
Un Cechov da prima volta. Dopo essersi fatto apprezzare mettendo in scena i propri testi teatrali – dall’esilarante commedia Peperoni difficili al più recente Giusto – il regista Rosario Lisma si confronta per la prima volta con un classico, scegliendo un autore amatissimo come Anton Cechov e il suo Il giardino dei ciliegi, in scena dal 28 febbraio al 12 marzo al Teatro Gustavo Modena.
Un progetto nato dall’incontro con Milvia Marigliano – anche lei alla prima esperienza con Cechov. L’attrice, applaudita dal pubblico genovese come protagonista di Alda. Diario di una diversa, è qui sul palco insieme allo stesso Rosario Lisma, Giovanni Franzoni, Eleonora Giovanardi, Tano Mongelli e Dalila Reas (solo in voce Roberto Herlitzka). Lo spettacolo, in questi giorni a Milano in prima nazionale, è prodotto da Teatro Nazionale di Genova, Tieffe Teatro e Viola Produzioni.
In questa Commedia in quattro atti – così Cechov volle sottotitolare la sua ultima opera, scritta quando era già gravemente malato – il drammaturgo russo esprime ancora più lucidamente la sua riflessione sulla goffa incapacità di vivere degli esseri umani, afflitti da uno strabismo esistenziale che impedisce loro di guardare con chiarezza dentro la propria anima. L’adattamento di Rosario Lisma, declinato su un’ambientazione contemporanea, mette in luce la contrapposizione tra razionalità e sentimenti.
Ljuba e suo fratello Gael non riescono a prendere l’unica decisione che permetterebbe di evitare la rovina economica, ovvero vendere la tenuta in cui sono cresciuti, simbolo di una felicità appassita. Deboli e infantili, come evidenziato dai pochi elementi scenici che richiamano la stanza dei giochi, volutamente sproporzionati rispetto agli attori, i due fratelli non riescono a staccarsi dal passato.
Gli fa da contraltare Lopachin, l’ex servitore divenuto abile uomo d’affari, pragmatico e vincente, ma “inabile ai sentimenti”. Un barlume di speranza arriverà alla fine dai giovani della famiglia, gli unici capaci di immaginare una nuova vita.
«Difendere il giardino dall’abbattimento è difendere la propria identità, i ricordi, tutto ciò che di immateriale ma necessario anima la vita umana. Una inazione che è scandalosa follia suicida, di fronte alla soluzione drastica, ma efficace, offerta da Lopachin» commenta Rosario Lisma. «Da una parte, quindi, i paladini dello spirito, dall’altra quello della materia, i falliti, che conoscono le ragioni del cuore, e il campione della ragione, ma analfabeta dell’anima. Quello che vorremmo chiedere agli spettatori, e che credo volesse chiedere l’autore, è voi da che parte state?»
*Foto in evidenza: Il giardino dei ciliegi – scena (©Laila Pozzo)
Fonte: Ufficio stampa Teatro Nazionale di Genova