SPIN, l’Associazione nazionale di categoria delle piccole e medie realtà della produzione e dello spettacolo dal vivo prende una posizione forte rispetto ai risultati delle ultime misure per fronteggiare l’emergenza COVID-19 in merito al settore di cui fa parte.
L’Associazione in data 24 novembre 2020 ha inviato una lettera al Presidente Mattarella al fine di perfezionare il ricorso straordinario inmerito al Decreto Direttoriale Rep. N.1980 di Assegnazione Contributi destinati al Ristoro delle perdite subite in seguito all’emergenza epidemiologica da Covid-19, nel settore dei concerti di musica leggera.
Questo è chiaramente un atto simbolico per mettere in luce la mala pratica che sta toccando tutti i settori.
Se queste sono le misure con cui il Governo prevede di mantenere in vita il settore dello spettacolo dal vivo, le piccole e medie realtà sono destinate a scomparire.
Il momento storico che stiamo vivendo è senza dubbio unico e drammatico, è comprensibile che le figure istituzionali preposte a prendere decisioni difficili e a volte estreme, trovandosi davanti a quello che nella narrativa ed in filosofia viene chiamato “cigno nero”, si trovino in difficoltà, dovendo operare in scenari mai analizzati in passato. Ma mentre in altri rilancio, (è recentissimo il caso della Germania dove a Berlino i Club che propongono musica dal vivo sono stati riconosciuti ufficialmente come Istituzioni Culturali: potranno usufruire di tassazione agevolata, accesso facilitato a contributi statali e altre misure tese a aiutare quei luoghi cui viene ufficialmente riconosciuto un lavoro culturale, attraverso aggregazione, socialità e libertà di espressione), qui da noi si partoriscono misure di sostegno allo spettacolo dal vivo prive di criterio logico, confuse e che lasciano intendere come in realtà chi vi ha messo mano conosca poco se non affatto il settore.
Abbiamo analizzato gli aiuti e i ristori pensati per il settore culturale a cominciare, a titolo esemplificativo, dal Decreto Direttoriale Rep. 1980 di assegnazione contributi destinati al ristoro delle perdite subite in seguito all’emergenza epidemiologica da Covid-19, nel settore dei concerti di musica leggera.
Lo scopo era quello di sottolineare quanto ancora poco si conoscano le sfumature del settore della produzione culturale e dello spettacolo dal vivo e, quanto, sia superficiale la metodologia applicata che non tiene conto della produzione “originale” e indipendente, così come ignora in larga parte il ruolo di chi garantisce da sempre con grande fatica, anche prima dell’emergenza covid, la diffusione capillare di proposte culturali sui territori.
Le criticità rilevate sono molte e tutte riconducibili alla poca chiarezza sull’importanza di ogni piccolo componente della filiera: dal piccolo circolo al nuovo centro culturale, dal festival locale fino ad arrivare ai grandi concerti e alle imponenti opere teatrali “Percentuali e calcoli asettici, scollati dalla realtà, così come bandi e graduatorie che non tengono conto della filiera di comparto, otterranno solo il risultato opposto; fomentando una guerra intestina e fornendo alle grandi aziende, alle multinazionali ed ai prodotti cosiddetti “mainstream” la possibilità di ottenere il controllo della quasi totalità del mercato dello spettacolo dal vivo, e questo, in un Paese sano, rispettoso della Cultura, non è accettabile” dichiarazione della Presidentessa Valentina Gallo portavoce delle 50 realtà aderenti a Spin su tutto il territorio nazionale.
Dalla nostra analisi sembra emergere un disegno inconcepibile ed inaccettabile, con il tentativo di adattare criteri già discutibili in una situazione di normalità ad una attualità emergenziale che andrà ben oltre i prossimi sei mesi, per un settore già messo in ginocchio e a volte ridicolizzato (è di qualche giorno fa la proposta di utilizzare cinema e teatri come luoghi per fare i vaccini, perché ritenuti logisticamente “SICURI”, dimenticando che sono stati i primi a chiudere e saranno gli ultimi a riaprire). Questo, probabilmente, vorrà dire non tornare a regime prima della fine del 2021, se non oltre.
ANALISI CONTRIBUTO MIBACT punti salienti:
– Il 70% del totale dei contributi è stato ripartito tra 4 realtà (il dato sale al 78.5% includendo 6 realtà): quasi tutte multinazionali
– Non c’è cumulabilità degli aiuti erogati (senza distinzione di categoria) dalle agenzie delle entrate previste dai vari decreti e i sostegni erogati dal MIBACT. Inoltre per alcune realtà, presenti nelle graduatorie pubblicate, sembra non essere stato segnalato il contributo di 10.000€ ricevuto nei mesi scorsi come extra FUS, è possibile?
– Riguardo il contributo a fondo perduto erogato dall’Agenzia delle Entrate per il mese di luglio: se le grandi aziende (con fatturati superiori a 5 milioni) erano già escluse da tali aiuti, perché segnalare una non cumulabilità o scalare tale aiuti quando ovviamente riguardavano piccole e medie realtà? Non sembra ulteriormente discriminatorio?
– Controllo degli errori o mancanze: date dalla grande confusione che spesso c’è riguardo ai bandi e nell’accessibilità alle informazioni in merito a questi ultimi. Come procederanno i controlli previsti dall’articolo 8?
– Notiamo una sproporzione della ripartizione in maniera percentuale sulla base di fatturati troppo diversi. Come si è arrivati alla scelta della percentuale del contributo di mancato incasso? (attualmente si applica un indice comune del 3.15%)
– Crediamo manchi un’analisi della filiera produttiva e la domanda è: Chi ha realmente in carico i costi per i quali si beneficia dei ristori?
– Come è possibile che esistano misure ad HOC per le grandi aziende e non ci siano misure per le piccole e medie realtà?
Fonte: Ufficio stampa Sfera Cubica