L’Elba è la terza isola italiana per dimensione, molto più piccola delle due sorelle maggiori, Sicilia e Sardegna, ma abbastanza grande da vedere la presenza di otto comuni.
Metafora in miniatura dell’Italia, l’isola è stata preda delle dominazioni più disparate nel corso della storia (per citarne alcune: fiorentini, pisani, francesi, spagnoli, turchi…), non raramente compresenti con una conseguente spartizione dell’isola. Questo ha fatto sì che i paesi dell’isola, anche se separati da un pugno di chilometri l’uno dall’altro, abbiano sviluppato e mantenuto fino ad oggi una forte identità caratteristica, che li rende molto diversi fra di loro.
Questa diversità si manifesta esteriormente in segni tangibili come la loro posizione e morfologia, l’architettura degli edifici, la cultura degli abitanti, la loro la parlata ma anche e soprattutto, per chi come me crede che i luoghi abbiano una loro anima, nella weltanshauung formatasi in primis attraverso le vicende umane che li hanno caratterizzati, in grado di trasmetterci sentimenti propri e caratteristici.
Potremmo dilungarci, e mi riprometto di farlo in futuro, su tutte le caratteristiche profonde di ognuno dei paesi elbani. Ma questa volta voglio analizzare una, la dicotomia, molto evidente per chi conosce un po’ l’Elba e ne è appassionato, fra Capoliveri e Porto Azzurro.
Intanto occorre premettere che tutti e due i paesi hanno cambiato nome.
La toponomastica fornisce sempre indicazioni fondamentali sull’essenza di un luogo.
Capoliveri, è il nome relativamente recente di Capo Libero (dal latino Caput Libervm), mentre Porto Azzurro è il nome recentissimo di quello che fino al 1947 era Longone (o Porto Longone).
Tutti e due i cambiamenti di nome hanno nascosto e stravolto l’identità originale dei due paesi.
Capo Libero trasmette in maniera chiara e veloce sia la posizione di Capoliveri, in cima a una collina, indipendente e circondata dal mare, sia lo spirito fortemente libero dei suoi abitanti, da sempre i più anarchici e indipendenti sul territorio isolano. Basti ricordare la resistenza ostinata che fu attuata contro i francesi alla fine del 18° Secolo.
Porto Longone, invece, ricorda la forma di Porto Azzurro, ovvero la sua morfologia. La sua posizione affacciata sul mare, ma anche la forma dell’abitato che si inoltra nell’entroterra in un asse lungo e stretto.
La sua identità non traspare dal nome, ma vale la pena di esplicitarla perché, malgrado i soli 3km di distanza da Capoliveri (i due paesi sono anche reciprocamente visibili), appare opposta a quello spirito di Libertà del quale sopra abbiamo parlato. Lo sviluppo di Porto Longone è stato infatti costruito sulla presenza di presidi militari (Forte Beneventano e Forte Focardo) e sulla relativa presenza di contingenti militari. Non ultima, la pesante influenza del Carcere, che domina la città, tutt’ora attivo. Per non parlare del misterioso culto della Madonna Nera, alla quale è dedicato il Santuario di Monserrato, che veglia sul paese dall’alto dei monti alle sue spalle.
Di fronte a un paese intriso di Libertà, ne abbiamo quindi uno che trasmette direttamente la sua privazione (prigionia) e la sua limitazione attraverso la forza (presidi militari).
La popolazione stessa ha ovviamente subito questi influssi. Capoliveri, vede ancora la presenza dei discendenti di quel popolo fiero, ai quali si sono uniti stranieri, artisti e girovaghi provenienti da tutto il mondo, rimasti incantanti dalla bellezza del luogo ma anche dal suo spirito che vi è intrinsecamente legato.
Porto Azzurro, vede la presenza di tanti discendenti e parenti di guardie carcerarie e carcerati che costituiscono gran parte della sua popolazione, contribuendo al suo spirito e alla sua cultura.
Anche il turismo si è sviluppato sulla falsariga di queste forti ed opposte identità. Di massa , popolare “mordi e fuggi” quello di Porto Azzurro. Più culturale, elitario e internazionale quello di Capoliveri (numerosi artisti hanno anche scelto di diventare residenti in pianta stabile).
Se passate dall’Elba, fate un giro a Porto Azzurro, ricordandovi il suo nome di Longone, passate davanti al carcere e poi, dopo averla osservata dal basso, prendete la strada per Capoliveri.
Una strada verso la Libertà, non a caso in salita, che ci parla di storia, ma che ci dovrebbe parlare anche di noi, prima – o dopo – di tutto, esseri umani, eternamente in viaggio fra Porto Longone e Caput Libervm.
Foto in evidenza: la bandiera con le tre Api disegnata da Napoleone, simbolo dell’Isola d’Elba
Simone Guzzardi
Nato a Milano nel 1982, ha compiuto studi nell’ambito della comunicazione e non ha più smesso di occuparsene.
In oltre dieci anni di esperienza presso alcune delle principali agenzie presenti in Italia, ha avuto modo di operare per importanti aziende italiane e internazionali attive in particolare nei settori finanziario, bancario, assicurativo, ITC, food&beverage e manifatturiero.
A febbraio 2017 ha fondato, insieme a The Van, l’agenzia di comunicazione istituzionale L45, della quale è anche Amministratore Delegato.
Docente in Master Post Universitari e redattore per magazine online.
È appassionato di musica e vespista irriducibile in ogni stagione.