Per il pedagogista e filosofo perugino Aldo Capitini “essere sempre poeti” rappresenta l’obiettivo più ambizioso al quale gli uomini possano tendere.
E’ appunto questo uno degli obiettivi raggiunti da Giuseppe Selvaggi, bancario di professione, studioso di tradizioni popolari e animatore dell’associazionismo pugliese in Lombardia, alle prese con un nuovo impegno letterario rappresentato dal volume “Tempo pittore. Emozioni, spazio, infinito” (Ed Insieme). In questo testo, costituito da poesie intervallate da commenti in prosa, l’autore riprende i temi a lui cari, già affrontati nel volume “Milano e il mare dentro” e in altri vari scritti occasionali.
Selvaggi rielabora, questa volta in forma poetica, le cogitazioni del vagabondare serale legate ai temi delle stagioni, della terra natia (sull’onda altalenante dei ricordi e dei ritorni, tra memoria e attualità), della quotidianità milanese, del silenzio, il tutto venato dalle argute considerazioni che gli sono proprie e che colpiscono il lettore per la scanzonata autoironia e l’immediatezza che le caratterizza.
E’ il suo modo di rendersi comunicatore di stati d’animo e di osservazioni di vita, tramite un uso sapiente della parola caratterizzata da intensità evocativa e da paradossi (come quello della eternità breve).
Selvaggi gioca a strutturare i suoi versi e le sue riflessioni partendo da immagini dell’attualità e della memoria dell’infanzia che si susseguono con il ritmo delle stagioni e dei rituali tipici del Natale, del Carnevale, della Pasqua, dell’estate ora “strana”, del sentirsi “frastiero” al suo paese, sugli sfondi del mare, degli ulivi, dei viaggi, della nebbia che, in Duomo, salva solo la luminosità della Madonnina ovattando la sua base.
Tali descrizioni hanno un valore aggiunto costituito, come dice il titolo, dal “tempo pittore”, cioè quel trascorrere degli anni (di seicentesca memoria) che, scurendo i dipinti, dà la dimensione del passaggio del tempo sull’opera, smorza le tinte forti e – con una patina di mistero – conduce a una visione riflessiva e a una lettura esistenziale di realtà fatte di persone care, di paesaggi dell’anima e di ricordi, impreziosendo l’opera.
E’ un modo, come dice lo stesso autore, di rianimare il passato attraverso la poesia, è un’arte che, tramite le parole, evoca vissuti irripetibili e non cancellabili, desideri di attimi, riflessioni su una originale condizione dell’anima.
Il sottotitolo del volume, poi, è poeticamente esplicativo, richiamando emozioni vissute, spazio costituito da luoghi e tempi, infinito che è il desiderio al quale anela l’autore.
Se è vero che la poesia si presenta come una dimensione della mente, nel caso di Selvaggi non si tratta di qualcosa di ermetico lasciato all’interpretazione del lettore, ma il suo pensiero sull’esistenza viene chiaramente articolato, attraverso quel linguaggio segreto proprio della poesia.
E attraverso la parola Selvaggi contribuisce a colorare il mondo e a rendere l’incontro con gli amici un’arte, di cui – in fondo – queste liriche, mi piace pensare, sono espressione.
Lunedì 22 maggio alle ore 18,00, il libro verrà presentato nel prestigioso Salone degli Affreschi della Società Umanitaria a Milano. Con l’autore ne parleranno Amos Nannini, Presidente Società Umanitaria, Giorgio Papa, Amministratore delegato banca Popolare di Bari, Stefano Dambruoso, questore della Camera dei Deputati, Camillo de Milato, Presidente Asilo Mariuccia, Angelo Maria Perrino, Direttore di Affariitaliani, Giovanna Mavellia, Segretario generale Confcommercio Lombardia, moderati dal giornalista e scrittore Agostino Picicco.