![](https://www.farecultura.net/wp-content/uploads/2020/07/6420-Manuel-Ãlvarez-Bravo-Vigili-del-fuoco-2-1.jpg)
La divisa di lavoro nelle oltre 600 immagini di 44 grandi fotografi internazionali, nella mostra visitabile gratuitamente fino a settembre.
Oltre 600 scatti di grandi fotografi internazionali mostrano le molteplici tipologie di abbigliamento indossate dai lavoratori in contesti storici, sociali e professionali differenti.
Il progetto espositivo comprende una mostra collettiva sulle divise da lavoro nelle immagini di 44 fotografi e una esposizione monografica di Walead Beshty, che raccoglie centinaia di ritratti di addetti ai lavori del mondo dell’arte incontrati dall’artista per i quali l’abbigliamento professionale è segno distintivo, una sorta di tacito codice dell’anti-uniforme.
![Bologna: il MAST ha riaperto la doppia mostra fotografica "UNIFORM INTO THE WORK/OUT OF THE WORK". 1](https://www.farecultura.net/wp-content/uploads/2020/07/6420-Bratkov-Sergey.jpg)
In mostra è possibile scoprire i contenuti extra di alcuni artisti di UNIFORM su tablet a disposizione lungo il percorso. La programmazione degli eventi e le attività di workshop sono temporaneamente sospese.
La Fondazione MAST ha messo a punto misure specifiche per il contenimento del virus COVID-19 con l’obiettivo di preservare la salute dei visitatori, del personale e garantire un’esperienza di visita piacevole e rilassante.
L’accesso alle aree espositive è contingentato e solo su prenotazione per gruppi di massimo 6 persone accompagnate da un mediatore culturale in una visita secondo percorsi stabiliti.
Per prenotare scrivere a: gallery@fondazionemast.org oppure telefonare al numero 345 9317653.
Per approfondire tutte le informazioni utili a pianificare la visita:https://www.mast.org/visita-in-sicurezza.
La mostra rimane aperta da martedì a domenica dalle ore 10 alle ore 19., con ingresso gratuito solo su prenotazione.
Maggiori approfondimenti sulla mostra interrotta a causa del Coronavirus, e adesso di nuovo fruibile, nel nostro articolo del 27 gennaio 2020 (n. 58 di Farecultura).
Fonte: Ufficio stampa Lucia Crespi