Il MAO di Torino, dal 27 novembre 2021 al 1 maggio 2022, in occasione dei TOASEAN Culture Days 2021,ospita la mostra fotografica di Eva Rapoport Credere con il corpo nel Sud-est asiatico – promossa dal Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino e dal T.wai Torino World Affairs Institute.
La mostra racconta, attraverso una serie di 20 immagini, cinque casi di interazioni fisiche con mondi invisibili: la Jathilan, una danza-trance giavanese in cui gli artisti vengono posseduti da spiriti ancestrali che consentono loro di manifestare una sorprendente invulnerabilità fisica, la Puja Pantai, cerimonia annuale tenuta dai Mah Meri, un popolo indigeno della Malesia peninsulare, per placare gli spiriti del mare, il Thaipusam, un festival della comunità Hindu Tamil in Malesia, il Festival Vegetariano di Phuket durante il quale i medium vengono posseduti dagli spiriti e trafiggono i loro volti con vari oggetti, e il Sak Yant Wai Kru, una cerimonia annuale che si tiene nella Thailandia centrale, durante la quale i portatori di tatuaggi sacri si riuniscono per ricaricare il loro potere.
La prospettiva di trasformare la religione in un ricordo del passato, tracciata dall’Illuminismo europeo e sostenuta per buona parte del XX secolo, non si è realizzata. Il Sud-est asiatico ce ne offre molte vivide manifestazioni: nei paesi dell’Asia orientale varie forme di credenze popolari e dottrinali, marginali o riconosciute dallo Stato, svolgono infatti un ruolo importante nella politica, nella cultura e nella vita quotidiana. E se la secolarizzazione non si è dimostrata una tendenza duratura, anche la parola scritta, che pure ha giocato un ruolo centrale nella trasmissione del sapere, viene ora messa da parte dalle nuove tecnologie, che hanno riportato in primo piano forme di comunicazione prettamente visive.
In questo contesto, dove l’oggetto delle credenze religiose e delle varie forme di misticismo è una forza invisibile, le forme di interazione con queste forze sono invece estremamente tangibili e si rivelano attraverso i corpi dei medium.
Lo stato di possessione o trance consente ai medium di spingere sempre più lontano i confini di ciò che un corpo può sopportare: i piercing rituali e l’automutilazione lasciano tracce profonde sui corpi dei fedeli, e al contempo segnano (anche perseguitano) i ricordi di chi assiste a questi fenomeni. I devoti portano i segni della propria fede non solo nel loro cuore, ma anche sui loro corpi: teste rasate, tatuaggi sacri, cicatrici dei piercing rituali.
Eva Rapoport, autrice degli scatti, è ricercatrice e fotografa, interessata alla cultura giavanese, alla possessione spiritica e alla documentazione di spettacoli, processioni e celebrazioni tradizionali.
Nata a Mosca ai tempi dell’Unione Sovietica, Rapoport ha vissuto a lungo nel Sud-est asiatico, ricercando credenze e pratiche di possessione spiritica nell’odierna Giava e seguendo vari rituali e feste in tutta la regione con la sua macchina fotografica. Eva Rapoport ha esposto i suoi lavori a Berlino, Bangkok e Chiang Mai.
Fonte: Ufficio stampa Fondazione Musei Torino