![](https://www.farecultura.net/wp-content/uploads/2022/04/8522-Vincenza-Spatola-Piera-Putzulu-e-Cristiana-Cella-750x420.jpg)
Presentato il 1° Aprile allo Spazio Cultura di San Giuliano Milanese a cura dell’Associazione Liberi Pensieri in collaborazione con il Liceo Primo Levi
“Per non dimenticare, pur in una situazione drammatica di guerra agita e combattuta in Ucraina, la condizione delle donne in Afghanistan, retrocesse sul piano sociale dalla presa del potere nell’agosto scorso da parte dei talebani”. Questa la premessa che introduce l’iniziativa culturale e allo stesso tempo umanitaria e solidale nei confronti delle donne afghane che vivono “sotto un cielo di stoffa”, il burca appunto.
![“Sotto un cielo di stoffa. Avvocate a Kabul”, viaggio nell’universo e nella resistenza femminile in Afghanistan, di Cristiana Cella. 1](https://www.farecultura.net/wp-content/uploads/2022/04/8522-Vincenza-Spatola-e-Piera-Putzulu.jpg)
Vincenza Spatola, professoressa d’arte al Liceo Primo Levi, ricorda la collaborazione con l’Associazione Liberi Pensieri nella conferenza organizzata qualche tempo fa con la partecipazione di una attivista di Kabul per i diritti umani e delle donne. Era venuta in Italia per esporre in quali condizioni si trovassero le donne afghane, alla mercé di una società maschilista che le esclude dai diritti, dal lavoro e le sottopone anche a vessazioni nell’ambito famigliare, ma soprattutto le priva dell’istruzione. Piera Putzulu di Liberi pensieri ha ripercorso l’impegno decennale dell’associazione a favore di un paese lontano, eppure vicino, con le adozioni a distanza e con l’invito a ragazzi e ragazze di staccarsi dal loro mondo e visitare il nostro paese, più tranquillo e così allargare la visuale sul mondo, respirare un’aria diversa. Qui, dove nel corso degli anni la situazione delle donne nella società è cambiata sensibilmente, anche se ancora non del tutto in maniera soddisfacente. Cristiana Cella, giornalista, scrittrice e sceneggiatrice, ha raccontato le sue vicissitudini che l’hanno portata in Afghanistan fin dagli anni ’80, al tempo della conquista del paese da parte dei russi e di come abbia partecipato alla lotta clandestina di liberazione sotto il burca, un indumento odioso, che ricopre tutto il corpo come in una prigione, che non consente di vedere neppure i propri piedi.
![“Sotto un cielo di stoffa. Avvocate a Kabul”, viaggio nell’universo e nella resistenza femminile in Afghanistan, di Cristiana Cella. 2](https://www.farecultura.net/wp-content/uploads/2022/04/8522-Sotto-un-cielo-di-stoffa.-Avvocate-a-Kabul.jpg)
Ma a volte questo travestimento ha consentito di nascondere l’identità e ha favorito lo scambio di messaggi e il trasferimento da un luogo all’altro, rimanendo incognite. “Qual è la condizione ora del paese?” si domanda ora l’autrice. Il suo rapporto si è mantenuto costante e anzi si è rinsaldato grazie all’opera continua e solidale del CISDA Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane). Il paese è ricaduto nell’abisso e nel buio più totale sul piano economico e su quello dei diritti. A farne le spese le donne, costrette in famiglia a giocare un ruolo del tutto subalterno, promesse e sposate anzitempo e senza neppure essere coinvolte nella scelta e soprattutto estromesse dal lavoro a cui avevano avuto accesso durante i vent’anni di presenza armata occidentale. Ma soprattutto dall’istruzione. Le scuole restano chiuse per le donne che vengono private della conoscenza e della possibilità di riscatto. Ma le donne non sono rimaste con le mani in mano, hanno organizzato numerose forme di protesta e soprattutto la loro difesa legale ad opera di giovani avvocate che cercano di tutelarle sul piano giuridico e in qualche modo a svincolarsi dal controllo totale dei maschi sulla loro vita. La situazione è veramente molto grave e drammatica, confessa Cristiana Cella. Allora cosa occorre fare, in cosa possiamo sperare? si chiede. Nella solidarietà internazionale è la sua risposta e nel sostenere progetti umanitari e culturali, allevando e facendo crescere una nuova classe dirigente democratica che dia speranze di salvazione a questo paese martoriato dalla guerra e dalle lotte fra i vari clan. Altrimenti il rischio, da evitare, sarà la balcanizzazione. Nonostante tutto, la speranza di migliorare sorregge questo lavoro dell’autrice che spera nelle nuove leve, queste avvocatesse giovani e belle che mettono a repentaglio la loro vita per far progredire la società afghana.
*Nella foto in evidenza: Vincenza Spatola, Piera Putzulu e Cristiana Cella