L’artista si esplicita attraverso molte forme linguistiche, alcune delle quali rappresentate a Roma in occasione del suo esordio individuale a Villa Medici, instaurando un sottile dialogo tra contemporaneità e patrimonio.
Prendendo spunto da un repertorio iconografico e iconologico universale, rappresentato da immagini e gesti semplici, appartenenti alla quotidianità, Mircea Cantor riflette sulle componenti storiche e culturali che plasmano la realtà e sulle varie sfumature semantiche che l’articolano. Tale procedimento di osservazione trae spesso origine dall’esperienza individuale dell’artista, avvenuta al principio in Romania e poi in Francia, e si esplicita attraverso molte forme linguistiche alcune delle quali rappresentate a Roma in occasione del suo esordio individuale a Villa Medici. Si tratta di diversi lavori, alcuni dei quali concepiti per l’occasione, e distribuiti in vari ambienti sparsi nei giardini dell’Accademia, instaurando un sottile dialogo tra contemporaneità e patrimonio.
Varcata la Loggia principale della Villa, sovrastata dalla monumentale Flag (2017), il percorso di visita si apre alla Loggia Balthus ove, tracciata col fumo di una candela (mezzo tecnico effimero e transitorio tanto quanto il significato stesso del testo che esplicita), affiora sul soffitto la scritta Ciel variable (2007-21) appartenente all’omonima serie avviata dall’artista nel 2007 incentrata sul tema della fragilità della condizione umana. La stessa Loggia introduce all’Atelier di Balthus che ospita la proiezione di un nuovo filmato girato a Roma per l’occasione della mostra, testimonianza del legame che da molti anni unisce l’artista alla città. Altri video – I decided not to save the world (2011), Regalo (2014) e Am I really free (2020), dall’impianto fortemente autobiografico – sono distribuiti tra diversi spazi dei giardini rinascimentali della Villa.
Di fronte alla Loggia Balthus, si erge una struttura geometrica e praticabile lungo la quale si snoda Chaplet (2021), costituita da 120 metri di pellicola cinematografica marcata dalle impronte digitali dell’artista. Alla maniera di un rosario, le impronte si sgranano senza soluzione di continuità sulla striscia di celluloide a formare una sorta di schedatura dell’autore e, di conseguenza, di riflessione sul concetto di identità e libertà individuale. Empire of all poetical encounters (2017-21), costituito da un pallet dipinto (struttura piatta sui cui vengono posate merci) sta al centro dello Studiolo di Ferdinando, entrando in dialogo con gli affreschi sovrastanti, mentre il rilievo in gesso Homo homini lupus (2021) occupa la Gipsoteca assimilandosi ai calchi della colonna Traiana abitualmente custoditi in questo spazio.
Mircea Cantor è nato a Oradea (Romania) nel 1977. Vive e lavora a Parigi. Numerosi solo show gli sono stati dedicati, in particolare nei seguenti luoghi: Fondazione Giuliani, Roma (2017); Centre Pompidou, Atelier Brâncuși, Paris (2016); Fondation Francès, Senlis (2016); Musée Picasso, Paris (2015, performance); National Museum of Contemporary Art, Bucharest (2013); Centre Pompidou, Paris (2013); Museum of Moving Image, New York (2013); Macro, Roma (2013); Musée Rodin, Paris (2010); Kunsthaus, Zürich (2009); Camden Arts Centre, London (2009); MŰcsarnok|Kunsthalle, Budapest (2008); Museum of Art, Philadelphia (2006); Gulbenkian Fondation, Lisbon (2005).
Tra le mostre collettive di Mircea Cantor, possiamo menzionare: The Place to be, Maxxi, Roma (2017); Choices, Palais de Tokyo, Paris (2016); Zero Tolerance, MoMA PS1, New York (2015); Une histoire, Centre Pompidou, Paris (2014); La voce delle immagini, Palazzo Grassi-François Pinault Foundation, Venezia (2012); I decided not to save the world, Tate Modern, London (2011); Les promesses du passé, Centre Pompidou, Paris (2010); I believe in miracles, Collection Lambert, Avignon (2010); Les Archipels reinventés, Centre Pompidou, Paris (2009); Bienal de São Paulo (2008); Airs de Paris, Centre Pompidou, Paris (2007); Notre histoire, Palais de Tokyo, Paris (2006); Berlin Biennal (2006); Tirana Biennale (2003).
Pier Paolo Pancotto è curatore de La Fondazione, a Roma, e del programma espositivo Art Club a Villa Medici (2016 – ancora in corso). Ha curato, tra gli altri, il ciclo di mostre Fortezzuola, Museo Pietro Canonica, Roma, 2016-18; e progetti espositivi al Palais de Tokyo, Parigi; Mairie du 4e arrondissement, Parigi; Estorick collection of Modern Italian Art, Londra; Galleria nazionale d’arte, Tirana; Lateral Art Space, Cluj; Galleria nazionale d’arte moderna, Roma; Museo H. C. Andersen, Roma; Museo Carlo Bilotti, Roma; Nomas Foundation, Roma; Casa Scatturin, Venezia. Svolge attività didattica presso l’Università LUISS, Roma. Tra le sue pubblicazioni: Artiste a Roma nella prima metà del ‘900 (2006); Arte contemporanea: dal minimalismo alle ultime tendenze (2010); Arte contemporanea. Il nuovo millennio (2013).
Fonte: Ufficio stampa per l’Italia Elisabetta Castiglioni