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“Enough is enough”. Veramente?

7 Giugno 2017 by Roberto Bernardini -

 

Così si è espressa, mostrando i muscoli e digrignando le ganasce, Teresa May il premier britannico dopo il secondo attentato dell’IS in Gran Bretagna nel giro di meno di due settimane. Uno dei tre colpevoli è un italo-marocchino.
Ma come sempre succede, i Capi di Stato o di Governo quando sono obbligati dalle circostanze a metterci la faccia ed a rivolgersi direttamente alla Nazione sono ripetitivi, stantii nel commentare l’accaduto e nel proporre azioni risolutive, si dichiarano sempre più determinati della volta precedente e presentano nuove misure che poi mai riescono a mettere in pratica. “Il troppo è troppo”, solo ora? Ma come, si chiede il cittadino, tutte le precedenti analoghe dichiarazioni, più o meno equivalenti, erano tessere di un puzzle che solo oggi si è compiuto? Servivano diversi attentati per poter dire che la misura era finalmente colma? Tutti i precedenti con decine di morti e feriti non bastavano? Stavano forse aspettando con ansia e attenzione che l’orlo del bicchiere della sopportazione dei cittadini in tema di terrorismo fosse superato?
C’è veramente da rimanere stupefatti ad ascoltare simili esternazioni. Tutta la tolleranza dimostrata, non solo in Gran Bretagna nei confronti dell’estremismo, viene al pettine, le sottovalutazioni praticate da Servizi e Polizia di concerto con la politica hanno portato a questa situazione. Potenziali terroristi individuati, fermati ed a volte anche arrestati per gravi indizi, vengono poi rilasciati e tenuti fuori da ogni controllo di prossimità delle forze dell’ordine solo perché le accuse non erano ritenute sufficienti dai giudici per un procedimento giudiziario di condanna a pene detentive. Benissimo, viva la democrazia. Trattamento da cittadini onesti, “…scusi ci siamo sbagliati….”, anche per soggetti palesemente sospetti, chiaramente implicati per frequentazioni e movimenti all’estero in reti riconducibili al terrorismo internazionale di matrice islamica. Possibile che pur nel rispetto delle leggi democratiche del Paese, ci mancherebbe, visti i tempi che viviamo, non ci siano altre possibilità. I tre di Londra erano tutti conosciuti, l’italiano addirittura era stato fermato a Bologna e poi rilasciato per andarsene a Istambul da dove voleva andare in Siria. Si sapeva, cosa poteva andare a fare in Siria di questi tempi? E quando è ritornato in Europa nessuno l’ha visto prima che arrivasse in Inghilterra, è forse arrivato sulle ali di un gabbiano fino a Londra per organizzare l’attentato? Solo ai turisti controllano anche le unghie dei piedi negli aeroporti?
Quelle della May sono apparse ancora una volta dichiarazioni solo elettorali visto che nell’Isola britannica domenica si vota ed i Labour hanno ripreso quota a scapito dei Tory della Premier.
Affermazioni inefficaci e non credibili che vengono sempre ripetute secondo una strategia comunicativa che si è dimostrata perdente, che non convince più nessuno e che i leader non hanno ancora saputo sostituire con qualcosa di più efficace.

“Non cambieremo le nostre abitudini” Ma dai! Le abbiamo abbondantemente già cambiate, eccome. Chi viaggiava in aereo alla fine del secolo scorso ricorda la serenità con la quale entravi in aeroporto e trovavi posto sul tuo aereo senza nessuna ispezione corporale preventiva. Quando portavi un salame dalla Sardegna, anche se era proibito per malattie suine, se ne accorgevano solo se in giro agli Arrivi c’era un finanziere sardo dall’olfatto sopraffino.

Torino: il panico immotivato per un inesistente attentato terroristico in Piazza San Carlo è causa di oltre 1500 feriti

Siamo stati sconfitti, almeno in questo. E lo vediamo anche da quello che è successo a Torino durante la partita della Juventus con il Real Madrid giocata a Cardiff. E’bastato un urlo per creare un panico diffuso, dovuto certamente al clima di terrore personale e collettivo nel quale il terrorismo ci ha gettato. Tutti hanno i nervi tesi, tutti hanno paura. Basta un urlo – nel caso specifico quello di un perfetto incosciente, verrà accertato – per creare un movimento scomposto di folla che provoca 1500 feriti di cui alcuni gravi.
Un giornale nazionale ha titolato “…siccome a noi non lo fanno, l’attentato terroristico ce lo siamo fatto da soli..”. Cinico ma vero!. Immaginate se si fosse trattato di un vero attentato, sarebbe stata una carneficina. Sparare o gettare esplosivo su una folla costretta in una piazza senza utili vie di deflusso rapido sarebbe stato facile, anzi facilissimo. Qualcuno aveva pensato a questo, prima di autorizzare una simile manifestazione in Piazza San Carlo?
Ma forse non ci accorgiamo che abbiamo anche dato al terrorismo utili indicazioni per una nuova forma di attacco, efficace come dimostrato, nelle grandi manifestazioni che costringono grandi folle in spazi relativamente ristretti. E’ sufficiente un urlo, un botto, frasi sconnesse urlate basta che suscitino paura ed il gioco è fatto. Paradossalmente non servono più armi ne coltelli. Basta una voce tonante che lancia un allarme. Effetto sicuro, provato già a Torino.
Hanno vinto? Almeno in parte si. Ed allora da qui dobbiamo rapidamente ripartire con delle misure diverse, più attagliate alle circostanze ed al difficile momento storico che stiamo nostro malgrado vivendo. Servono leggi speciali? Alla politica individuarlo e deciderlo. Certo che con le regole dell’accoglienza indiscriminata, della tolleranza estesa a tutti i comportamenti non siamo certo arrivati in un buon porto.
Siamo stati capaci di stringerci in un multiculturalismo che rifiuta le nostre radici culturali e spirituali a favore di quelle degli altri, di accettare una propaganda fondamentalista islamica in nome dello stesso multiculturalismo ma anche per soddisfare nostri non sempre trasparenti interessi economici e finanziari. Una propaganda fuori da ogni nostro controllo che è stata capace, tramite social e associazioni islamiche ospitate in tante autodefinite moschee, di trasformare giovani figli di immigrati, e quindi a pieno titolo cittadini europei, in spietati terroristi portatori di morte.
Ed allora da qui dobbiamo ripartire per ricostruire quel mondo di abitudini e di valori che ci piaceva tanto e che abbiamo consentito ad altri di sgretolare. Con regole adeguate.

 

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