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Niente ferie, tutti a Parigi per il summit sui flussi migratori

31 Agosto 2017 by Roberto Bernardini -

Il Presidente francese Macron li ha convocati e a Parigi si sono incontrati. Chi sono? Sono quelli che oggi finalmente contano in Europa, sono i capi di stato e di governo di Germania, Italia e Spagna, ed ovviamente Francia, i membri del neo costituito direttorio che sta per confermarsi in sostituzione dell’UE. Il tutto con buona pace della Mogherini che poco contava ed oggi ancor meno conta dopo l’esperienza della fallimentare gestione dei flussi migratori.
Francia, Germania e Italia con l’aggiunta della Spagna si stanno sempre più consolidando come Paesi di riferimento nell’Europa a 28 che non funziona. L’Unione Europea (UE) non può produrre ne leggi ne direttive ne imporre la propria politica estera, perché non esiste una politica estera unitaria dell’Europa. Le Nazioni in questo sono sovrane ed allora giustamente, e diciamo finalmente, queste Nazioni hanno preso in mano la situazione disastrosa dell’immigrazione, per porre qualche rimedio. Preso atto che l’Italia e la Grecia non potevano più fare da sole e in presenza di troppi di veti opposti dai partner dell’est di recente associazione ad una gestione unitaria del fenomeno, si è deciso di procedere.
L’Italia si è presentata al summit, per una volta, in posizione di forza con “prede nel carniere”. Roma ultimamente si è data molto da fare ed ha ottenuto notevoli risultati in Libia. E, guarda caso, questo è avvenuto appena il governo ha abbandonato il concetto di accoglienza indiscriminata, che stava portando alla destabilizzazione sociale del nostro Paese. Il ministro Minniti lo ha evidenziato nei suoi ultimi interventi ed il premier Gentiloni lo ha avallato. Finalmente se ne sono accorti che nel Paese stava crescendo una deriva populista capace di fomentare anche disordini!. Certo continueremo ad essere solidali con chi avrà diritto all’asilo sulla base delle leggi internazionali e della solidarietà che è uno dei cardini fondanti dell’Unione Europea, ma ci siamo decisi ad andare a gestire il problema là dove nasce. Per questo motivo al summit sono stati invitati anche i capi di Stato di alcuni Paesi interessati alle migrazioni come luoghi di transito. Erano quindi presenti anche i governanti del Ciad, del Niger e del Mali attraverso i quali scorrono i flussi, ma dai quali non arrivano profughi. Con loro si è giunti ad un accordo e da oggi daranno un significativo contributo al controllo dei flussi dei migranti ovviamente in cambio di contropartite significative. Ma diversamente non poteva essere.
Quali sono le decisioni prese. La prima importante è che Germania, Spagna, Francia e Italia, non l’Europa, miglioreranno la cooperazione economica con le comunità locali in Africa, quelle per dirla in breve che si trovano lungo le rotte migratorie e che possono intervenire perché sovrane nel proprio territorio. Lo scopo è quello di sostituire i proventi loro forniti dai trafficanti per facilitare i flussi, con proventi legali che vengono dai paesi europei per limitarli. E’ un gioco spregiudicato ma assolutamente normale per chi conosce le logiche che regolano le transazioni a quelle latitudini. In questi giorni la stampa inglese accusa l’Italia di aver pagato per questo. E se anche fosse? In questa guerra, perché tale è, contano solo i risultati. Ma poi da che pulpito, gli Inglesi!
Il secondo punto dell’accordo riguarda il controllo delle frontiere meridionali in Libia. L’Europa dei quattro dovrà fornire mezzi e organizzazione per consentire appunto alla Libia di controllare i propri confini. E qui sarà molto importante l’accordo firmato di recente a Roma 2017 con le tribù del sud della Libia che prevede l’istituzione nei loro territori di centri di identificazione. Questo permetterà di identificare i migranti già in Africa, di individuare le persone che avranno probabilmente poi il diritto di asilo ed in base alla richiesta ricollocarle in Europa direttamente nel Paese ambito. Risultato importante perché così facendo avremo spostato i punti di verifica molto a sud rispetto agli hot spot presenti in Italia.
Il punto che rimane controverso è quello della trattato di Dublino, quello famoso del “primo paese di approdo”, alla cui revisione sono contrari quasi tutti paesi europei meno Italia e Grecia, ovviamente. Su questo si dovrà lavorare dopo aver stabilizzato i flussi.
Ma il miglior risultato che dopo questo vertice l’Europa del direttorio ha incassato è quello di avere dimostrato ai trafficanti che il commercio di esseri umani non sarà più pagante.
Basato sull’appoggio e sulla connivenza di milizie, tribù e potentati locali, ovviamente pagati, nel momento in cui perderà questo sostegno perché l’Europa sarà intervenuta con risorse legali sostitutive, il traffico cesserà.
Si è dimostrato che esistono soluzioni e questi importanti Paesi europei ora sono in prima linea per realizzarle. Le municipalità e i comuni che sono stati ricevuti da Minniti a Roma hanno chiesto scuole e ospedali, reti elettriche, idriche, centri sportivi per i giovani, telecamere per la sorveglianza dei quartieri, ristrutturazione dei commissariati, ecc. ecc. Hanno presentato una lista della spesa significativa. È vero. Ma è una richiesta alla quale ci conviene dare soddisfazione perché è stato ampiamente dimostrato che con queste regalie, con questi contributi possiamo veramente ridurre il problema dei profughi fermando il loro flusso fin dalle origini e rendendolo sempre più difficile e meno remunerativo per i trafficanti lungo il percorso.
Affrontare tutto al punto di approdo in Italia come è successo per anni è stata una vera disgrazia per noi e per tutta l’Europa. Onestamente se ci fossimo mossi prima in questo senso, se ci fosse stato qualche anno addietro un minimo di accordo a livello UE o di Stati volonterosi come sta succedendo adesso, non avremmo vissuto nel Mediterraneo le tremende estati del 2015 e del 2016. Non è mai troppo tardi comunque.

Archiviato in:Anno III - n.29 / Agosto 2017, Politica GeoPolitica Economia Sviluppo sostenibile Lavoro Contrassegnato con: Prima Pagina

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