Le studentesse afgane rifugiate a Roma protagoniste di un evento prodotto da Quartieri dell’Arte di Forian Metateatro
Scaturito da un laboratorio con l’attrice Anna Paola Vellaccio, lo spettacolo della Scuola di Herat in Esilio, fondata e coordinata da Morteza Khaleghi, è stato presentato come primo studio al festival Monte Sacro di Mattinata in Puglia. Il 20 settembre a Celleno (VT) sarà in scena il secondo studio, con la partecipazione di molte artiste e studentesse afghane sfuggite al regime talebano, ora in Italia per proseguire gli studi universitari e realizzare quei progetti e sogni che in parte restano sepolti in Afghanistan e in parte sono arrivati fin qui, pronti a germogliare e fiorire.
Nate dopo la caduta del primo regime talebano e cresciute con una, seppur debole, forma democratica – che stava ricostruendo, o costruendo ex novo, un sistema di diritti e leggi a tutela e sostegno delle donne – le giovani afghane si sono trovate, nel giro di una notte, a dover seppellire i loro sogni, i loro progetti, la loro arte, la possibilità di studiare, di lavorare, o semplicemente di uscire di casa. Sulla loro vita è calato un velo nero, materializzato dalla rinnovata imposizione del burqa. La loro testimonianza, la loro protesta, prende qui una forma artistica, svelando il profondo animo poetico afghano e l’immensa ricchezza che ne scaturisce.
«Questo è un dono per tutti noi. – dichiara Anna Paola Vellaccio – Oggi sembra che la comunità internazionale abbia accettato che il destino delle donne e degli uomini afghani sia di dover sottostare al brutale regime talebano che calpesta impunito tutti i diritti umani. Il “Ministero del Vizio e della Virtù”, negli ultimi ventiquattro mesi, ha cancellato un pezzetto alla volta le afghane dal tessuto civile e sociale della nazione. Escluse dall’istruzione post-elementare e dalla gran parte dei lavori, le donne sono ormai “imprigionate” in uno spazio domestico nel quale, comunque, non hanno diritti. “Il Paese peggiore per nascere donna”. Da troppi decenni l’Afghanistan è legato a questa definizione euripidea. Herat, detta anche “la città dei poeti”, è tra le città del Paese con il più alto tasso di femminicidi e suicidi.»
Il Festival Quartieri dell’Arte è promotore di questo progetto e co-produttore insieme al Florian Metateatro di Pescara.
Drammaturgia di Mara Matta e Anna Paola Vellaccio, con contributi da autori vari afghani contemporanei e la partecipazione delle studentesse afghane arrivate a Roma grazie al corridoio universitario creato da “La Sapienza” Università di Roma e sostenuto dai volontari del corso di laurea in “Global Humanities”, coordinato dalla Prof.ssa Mara Matta.
*Nella foto in evidenza: La Scuola di Herat. Disegno by Elahe Rahgozar (giovane artista afghana)
Fonte: Ufficio stampa Marzia Spanu