
Come cambia la percezione del tempo e della comunicazione per i cardinali elettori e per il popolo
Il conclave che ha eletto papa Leone XIV ci ha riportato lo scenario di un rito antico e unico.
Le elezioni papali non hanno scadenze determinate e il fatto che – essendo legate alla morte del papa, e questo ne fa motivo di tristezza – si svolgano dopo diverso tempo fa sì che se ne dimentichino le regole antiche (ancorché riviste) che in questa circostanza i vaticanisti puntualmente ci ricordano.
Quello che resta indimenticabile è il fascino del conclave: la fumata nera o bianca, la sua attesa, l’emozione dinanzi all’apertura della vetrata della loggia per l’annuncio al mondo.

Il legame di questi cerimoniali con il senso del tempo e della comunicazione è evidente.
Ai tempi della comunicazione digitale, della tecnologia avveniristica, delle notizie in tempo reale…per conoscere il nome di chi sia stato eletto a capo di un miliardo e quattrocento milioni di cattolici e che costituisce un riferimento spirituale e morale per l’intera umanità, occorre aspettare una fumata, l’apertura di una vetrata e un annuncio vocale.
Ancora più straordinario pensare ai cardinali (questa volta 133) e alle decine di addetti ai vari servizi per il funzionamento del conclave, che sono chiusi fisicamente in quegli ambienti (non sanno ancora per quanti giorni), tenuti al segreto su quanto accade in Cappella Sistina sotto gli occhi del Cristo giudice e privati di contatti con l’esterno. Per i conclavi di qualche decennio fa poteva essere più semplice fare a meno del telefono e della lettura del giornale, ma ora come si fa senza i social e Whatsapp, considerando che è una prassi quella di comunicare in tempo reale ad amici e collaboratori l’esito di una decisione di un ente collegiale ancora prima che vengano espletate le formalità burocratiche e che se ne dia comunicazione ufficiale.
In conclave come si fa a stare per un numero di giorni che non si conosce senza sapere cosa accade nel mondo e nella Chiesa, senza postare sui social foto o pensieri (fino a qualche ora prima dell’apertura del conclave, o meglio, della chiusura delle porte anche i cardinali hanno postato pensieri, riflessioni, foto private – uno mentre lavava la camicia – o in eventi pubblici), senza informarsi sulle situazioni di familiari e amici, senza tenere contatti con le proprie diocesi o i propri uffici, senza poter inviare un Whatsapp al confratello distante una fila di banchi al quale chiedere “Chi voti?”.

Per qualche giorno i cardinali mettono in conto che la tecnologia, della quale anche loro fanno un uso quotidiano, va abolita per ritornare ad un uso del tempo fatto solo di contatti personali, di momenti di riflessione e di preghiera in ascolto dello Spirito, non condizionati dal dedicare tempo ai social e riceverne distrazione. C’è un compito da portare a termine e va fatto nel rispetto degli antichi riti.
Loro senza comunicazione digitale, noi con gli occhi al comignolo montato sulla Cappella Sistina, allietato dalla presenza dei gabbiani divenuti protagonisti di quello scenario senza tempo.
Con la fumata nera aumenta l’attesa per la fine dei lavori, con la fumata bianca …. torna il senso del tempo. Con l’annuncio da parte del cardinale protodiacono di un nome che mediamente non si prevedeva e l’uscita sulla loggia del Santo Padre – non si sa ancora quanti minuti dopo la fumata bianca – il tempo riprende la sua missione (cominciando già a dettare la rigida agenda papale), termina la tristezza per il Papa defunto, ritorna la gioia di riprendere un cammino comune sotto la nuova guida (che poi è l’antica guida di Pietro) e … la vita torna ai ritmi e ai riti consueti. Riprendendo a postare sui social foto, video, considerazioni e previsioni sul nuovo Papa eletto.