Fitte trame di suoni, parole e stati d’animo, un sapiente e ricercato equilibrio traelettronica di stampo nordico e cantautorato intimista dal sapore più morbido e mediterraneo.
E’ uscito il 20 aprile in digitale e dalll’11 maggio sarà nei negozi di dischi per INRI/ METATRON “The Comfort Zone”, il primo disco di Makai. Dopo il primo EP “Hands” e un tour che lo ha portato nei club di tutta Italia fino al Sziget Festival, il primo full length di Makai continua a disegnare la mappa di un mondo da esplorare, a tessere atmosfere e paesaggi sonori differenti.
Un album che fa delle contraddizioni e contaminazioni il suo tratto distintivo, che crea una dialettica tra momenti contrari in una sintesi di geometrie techno e strumentali onirici, di spensieratezza e malinconia.
La comfort zone è uno stato psicologico dove si resta in contatto con persone, cose e ambienti familiari, preservandosi da ansie e paure.
Makai, al secolo Dario Tatoli, parte da questo concetto per muoversi in senso opposto, rifiutandolo: “Detesto il concetto di comfort zone e detesto l’idea di non rischiare, di non spingersi oltre, di non provare. Volevo scappare, giocare con i suoni e sentirmi profondamente libero di interpretare dei brani in maniera differente”.
Makai ha quindi abbracciato sonorità diverse dal suo solito immaginario, è diventato il sound designer di se stesso, elaborando armonie tra elementi apparentemente contrastanti e contrapposti.
Nascono così nove brani, nove quadri visivi in musica tutti cantati in inglese. Canzoni semplici ma dai testi toccanti e intensi, dai tessuti musicali ironici, sognanti e ipnotici allo stesso tempo.
Makai volteggia su nuvole di suono, passando dal loop ossessivo e avvolgente di kalimba di “Lazy Days”, soffiato inno alla pigrizia e all’armonia della semplicità, al canto sottile corredato da percussioni decise e chitarre sommerse di Hands, dove si celebra l’inizio di un viaggio dalla destinazione sconosciuta.
“The Comfort Zone” è al contempo leggero e profondo, sia musicalmente che testualmente: frutto di questo raffinato e delicato bilanciamento sono i campionamenti e il cromatismo quasi fotografico di Fire fall, l’autoritratto in forma di note di You, la malìa sonora di Clara. Si passa con eleganza dal vortice ossessivo e notturno di Night Shift alle risonanze techno ed elettroniche di ispirazione teutonica di Missed per atterrare, fluttuante, onirico e profondo su Later.
Chiude il viaggio la title track, The Comfort Zone: registrata in una vecchia demo nella sua mansarda e la sua chitarra classica, è semplice, privata, sporca, si fa emblema di quella zona di sicurezza da cui Makai fugge durante tutto il resto dell’album.
MAKAI è il moniker dietro cui si nasconde Dario Tatoli, producer, sound designer e polistrumentista pugliese, già nei Flowers or Razorwire (keats collective USA/ Bizarre love triangles ITA). MAKAI è un processo in divenire iniziato nel 2010 e in costante evoluzione. Un vortice di dicotomie irrisolte e irrisolvibili, alla ricerca di una perfezione che è un sogno dentro le palette dei suoni e nella stretta griglia della forma canzone. Un labor limae continuo volto a vestire le canzoni di abiti nuovi, fatto di tagli e revisioni, riscritture e sovraincisioni, che si concretizza nel 2016 nell’EP HANDS. Alla pubblicazione è seguito un tour che lo ha portato su numerosi palchi italiani fino a quello dello Sziget Festival di Budapest.
Fonte: GDG press